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Perché House of Cards non ha funzionato in Italia

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House of Cards è una grande Serie Tv: chi ha visto le quattro stagioni finora andate in onda si è ben presto reso conto della qualità del prodotto. I motivi sono ben presto spiegati: una importante e coinvolgente trama, un cast formidabile e un tema, quello della corruzione dell’intrigo in politica, caldo in tutti i Paesi dell’Occidente. Eppure, in Europa e in particolare in Italia questa serie non ha il successo che ha negli USA o che ci si aspetta che abbia in base alle premesse: con un attore famoso come Kevin Spacey protagonista, come è possibile che House of Cards non sia diventata un cult come, per esempio, Breaking Bad o Game of Thrones? Cerchiamo di spiegare i motivi di questo strano fenomeno.

house of cards

Per capire le ragioni alla base di quello che potremmo definire un insuccesso, considerate le premesse con cui nasce, bisogna entrare nel merito dell’opera. House of Cards parla e incentra la prima parte delle stagioni sul sistema politico americano e la seconda parte sul sistema elettorale; in pratica, spesso e volentieri la trama entra, attraverso il brillante lavoro di Kevin Spacey/Frank Underwood, nei tecnicismi della politica americana (funzionamento del Congresso, organi che propongono le leggi e organi che devono approvarle, poteri del Presidente): nonostante il protagonista a più riprese tenti di spiegare le sue diaboliche idee per usare la legge (ma non troppo) a suo vantaggio, dal punto di vista dello spettatore italiano molte cose che vengono date per scontate non lo sono affatto. Diventa, dunque, per qualcuno difficile seguire e capire cosa effettivamente stia succedendo nel merito; il discorso si complica ulteriormente in riferimento alla campagna elettorale: il funzionamento delle primarie, aspetto praticamente obbligatorio in America e distante invece dalla concezione italiana (ed emersa comunque solo negli ultimi anni nel nostro Paese), e il ruolo delle “Open Conventions” solo gli elementi di maggiore difficoltà di comprensione.

Su questo punto, dunque, il problema maggiore è quello della comprensione delle dinamiche tecnico-politiche di House of Cards.

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Sempre legato alle differenze con gli Stati Uniti, importante è, soprattutto durante la campagna elettorale, come viene mostrato e descritto il ruolo delle città/paesi del “country-side” in contrasto e dicotomia con le grandi città. Quello che intendo è che il ruolo delle città di campagna, e in generale della cosiddetta “campagna americana” è fondamentale per la vittoria nelle elezioni, visto che rappresenta una grande fetta (probabilmente persino maggioritaria) della popolazione: ed è per questo che i politici americani tengono molto a far sentire partecipi anche gli abitanti di questi paesi (come avviene, appunto, nella serie). In Italia questa dicotomia esiste, ma non ha una tale rilevanza: il nostro Paese è composto principalmente da tante grandi città; in sostanza, la percezione del vivere in campagna ed essere considerati “decisivi” quanto coloro che vivono in città esiste fino ad un certo punto, e per questo il problema a proposito di tale questione è la mancanza di identificazione con ciò che si vede nella serie.

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Infine ultimo, ma non per importanza, è l’aspetto relativo alla tematica: la politica. Non è un segreto che in Italia da molti anni ormai si vive un rapporto con la politica (e soprattutto con coloro che ci rappresentano) talmente impregnato di odio, che il disinteresse è la risposta più cauta che un popolo possa dare. Truffe, corruzione, infiltrazioni mafiose sono da anni parte integrante della vita di molti esponenti di partiti politici, e inevitabilmente parte della popolazione è stanca. Questo per dire che una serie italiana sulla politica avrebbe poco successo nel nostro Paese: figuriamoci la serie sulla politica di un Paese così lontano e diverso dal nostro.

House of Cards

House of Cards, per chi ne avesse la voglia e la concentrazione, va visto: in fondo, conoscere e capire le dinamiche di un mondo diverso dal nostro non può che farci bene.