Prima di House of the Dragon, già Game of Thrones ci aveva abituati a confrontarci con personaggi moralmente ambigui. Lontani dalla semplice e brutale ferocia di un Joffrey Baratheon o un Ramsay Bolton, provvisti dell’acume di Ditocorto, intelligenti, ma anche dotati di una certa vulnerabilità (qui trovate la classifica dei 5 personaggi più infidi di HotD). Ma nessuno ci aveva preparati a un personaggio come Aemond Targaryen. Il secondogenito di Viserys e Alicent Hightower è forse uno dei protagonisti più complessi dello spin-off portato sul piccolo schermo da Ryan Condal e George R.R. Martin. Protagonista delle ultime vicende, sappiamo bene che Aemond non è certo una figura amata da molti, nemmeno nella sua stessa famiglia.
Ma, vista la sua peculiare natura, la sua storia e l’incredibile performance del suo interprete, il ventisettenne Ewan Mitchell, ci sembrava giusto provare a chiarire perché Aemond risulta così magnetico, pur nella sua oscurità. Vogliamo definire questo articolo una sorta di Apologia di un principe oscuro, nel quale proveremo a raccontarvi la complessità, le ambizioni e l’abisso che si cela dietro il secondogenito di Casa Targaryen.
Aemond Targaryen – La maledizione dei secondi figli
Il primo dato importante per provare a comprendere Aemond Targaryen è il suo ruolo all’interno della complicata famiglia di cavalca draghi in cui vive. Secondogenito maschio di Re Viserys e della Regina Alicent, Aemond è un secondo figlio e come tale nessuno da lui, nell’universo di George R.R Martin, si aspetta nulla. Non erediterà titoli, terre, non ha nulla da tramandare ai suoi figli e, destino peggiore di tutti, non ha neppure un drago. La sua condizione di secondogenito, unita all’assenza di ciò che è considerato l’emblema del potere di Casa Targaryen tormentano Aemond fin dalla più tenera età. Nella prima stagione di House of the Dragon, Aemond è un bambino taciturno, studioso e desideroso di provare il suo valore. Agli altri, più che a sé stesso.
Nonostante il suo impegno nello studio del Valiriano, della filosofia e delle più fini arti che un principe dovrebbe avere, Aemond non è mai abbastanza. Né per un padre distratto, che non ha mai avuto amore se non per la figlia primogenita, Rhaenyra Targaryen, nata dal primo matrimonio. Né per sua madre, più interessata a sminuire il potere di Rhaenyra a corte e a tenere sotto controllo il figlio Aegon, di natura depravata e libertina. Nessuno bada a Aemond: è silenzioso, tranquillo, obbediente.
Il principe viene così ignorato dai suoi genitori e bullizzato dal fratello maggiore e dai nipoti Jace e Luke Velaryon per non avere un drago. E l’episodio del Terrore Rosa è solo una prova di quanto i bambini, anche in House of the Dragon, possano essere crudeli. Aemond cova risentimento e rabbia dentro di sé. Ma, contrariamente a Daemon Targaryen – qui trovate le migliori 5 interpretazioni di Matt Smith – un altro secondo figlio a cui somiglia molto, non può sfogare la sua frustrazione combattendo i pirati nelle Stepstones e facendo bagordi in giro per Approdo del Re. Perché è un bambino di 10 anni e ha una convinzione ben precisa: se reclamerà un drago, nessuno oserà più prendersi gioco di lui.
L’occasione si presenta in maniera inaspettata a Driftmark, al funerale di Laena Velaryon, moglie di Daemon Targaryen. Il drago di Laena è Vhagar, il più grande drago vivente, l’ultima prova della grandezza dell’Antica Valyria. Una creatura antica quanto i Targaryen stessi, lasciata sola, senza un cavaliere. Creatura che sembra chiamare Aemond a sé, tanto che il bambino decide che sarà lui a domarla e a farne il suo drago. In maniera del tutto inaspettata, il secondo figlio riesce nell’impresa, spinto da un misto di coraggio, speranza e disperazione. Così, in quella fatidica notte, Aemond conquista il suo più grande tesoro e la conquista ha un sapore così dolce che lo inebria e lo fa sentire invincibile.
Ne è una prova la lite con i suoi nipoti e le cugine Baela e Rhaena, le figlie di Laena, che speravano di reclamare Vhagar. Quando si confronta con loro, Aemond è spavaldo e lascia che la sua furia si abbatta sui nipoti bastardi. Ora che ha il più grande drago del mondo al suo fianco, Aemond non ha più paura e ha tutta l’intenzione di farla pagare a chi è preso gioco di lui, quando era inerme. Reclamando Vhagar, Aemond acquista potere, ma lascia per sempre indietro l’ultimo briciolo di innocenza che aveva dentro di sé. E quando Lucerys lo ferisce, cavandogli l’occhio, apre dentro di lui una nuova ferita. Anche con il più grande drago del mondo al suo fianco, Aemond è ancora inerme come un qualunque bambino.
In House of the Dragon l’odio è il miglior maestro per crescere
Aemond One-Eye iniziano a sussurrare nella corte, di nascosto, perché il figlio del Re non senta. Aemond il Guercio, il figlio mutilato, il secondo figlio ancora più inutile di prima. Pur avendo ottenuto il controllo sul drago più grande del mondo, Aemond non è ancora abbastanza agli occhi degli altri. E ora che ha un occhio in meno deve imparare tutto di nuovo. Oltre agli studi e alla pratica con la spada, il principe deve imparare a vivere con la sua condizione, alimentando dentro di sé l’odio per Lucerys, ma anche per suo padre, perché anche in quella notte non ha voluto difenderlo.
Covando l’odio con cura, come i draghi fanni con le loro uova, Aemond studia, si allena e cresce. Nell’odio e con l’odio. Diventa il più temuto spadaccino del regno, sviluppa la sua mente con letture e discussioni politiche, etiche e filosofiche. Padroneggia l’Alto Valiriano in maniera impeccabile. Ha tutta la preparazione che servirebbe a un Re… ma lui re non lo sarà mai. E mentre cresce, crescono dentro di lui la rabbia, l’odio e il disprezzo. Per suo fratello, per Lucerys, per chiunque non abbia fatto altro nella sua vita se non sminuirlo e bullizzarlo. E in parte anche verso sua madre, che cerca di compiacere e da cui non riceve mai l’affetto sperato.
Il principe oscuro di Casa Targaryen
I sussurri a corte lo descrivono come un mostro, a causa della mancanza del suo occhio. Perciò, Aemond li accontenta, si ammanta anche nell’abbigliamento di oscurità e indossa una benda per celare la sua più grande vulnerabilità.
Quando incontriamo la sua versione adulta – meravigliosamente interpretata da Ewan Mitchell – Aemond è un giovane ambizioso, intelligente, abile, spinto da un senso di vendetta che quando non frenato sfocia in una furia devastatrice. Come anche Daemon Targaryen, sente di meritare molto di più di suo fratello, ubriacone e vanesio. Ma è Aegon a essere incoronato re alla morte del loro padre e Aemond assiste all’incoronazione sapendo che è lui l’unico a garantire il potere ai Verdi, perché ha il controllo del drago più potente del mondo.
Ma quel potere non è davvero così semplice da controllare e qui si compie la tragedia. A Capo Tempesta, Aemond fronteggia Lucerys e per un attimo alla sua fredda compostezza si sostituisce la furia omicida. Non è più il figlio perfetto, ma sempre secondo, di Casa Targaryen: è di nuovo il bambino di 10 anni che si difendeva e aveva cercato di colpire Jace con una pietra. Così, mentre infuria la tempesta, Aemond abbandona ogni pretesa di controllo e inizia con Vhagar un inseguimento che ha come conseguenza la tragica morte di Lucerys. E, sebbene non fosse quella l’intenzione (almeno, non in entrambe le opere), Aemond si macchia del peccato più grande. L’omicidio di un consanguineo. In quel momento diventa il principe oscuro di Casa Targaryen.
Incapace di riconoscere e controllare il potere di Vhagar, Aemond per la prima volta comprende che non è più un bambino e che le sue azioni hanno conseguenze. La morte di Lucerys non è il risultato di un gioco sadico, ma della sconsideratezza di un ragazzo, diventato uomo nel peggiore dei modi. La tragicità del personaggio risiede in quell’episodio: Aemond non voleva uccidere Lucerys, ma non ha saputo controllare Vhagar e il risultato è stato la morte di un innocente.
Anche Ewan Mitchell ha confermato che l’intento di Aemond non era quello di uccidere il nipote e che il suo personaggio poteva avere due scelte. Tornare ad Approdo del Re e ammettere l’errore o accogliere il nuovo marchio di assassinio di consanguinei e farlo diventare un’altra arma a sua disposizione. Poiché in House of the Dragon la vulnerabilità si paga, Aemond sceglie la seconda strada.
In House of the Dragon la vulnerabilità si paga a caro prezzo
La seconda stagione di House of the Dragon si apre a poche settimane dalla morte di Lucerys e il primo episodio (qui vi spieghiamo il finale e le differenze della scena nel libro e nella serie tv) ci mostra in che modo i Neri e i Verdi stanno gestendo la guerra imminente. Quando per vendicare la morte di Luke, Daemon manda Sangue e Formaggio a uccidere Aemond, i due scagnozzi finiscono invece con l’uccidere Jahaerys, figlio primogenito di Aegon ed Heleana. Una morte altrettanto innocente, ma che dà l’occasione ai Verdi di accusare Rhaenyra di infanticidio.
La morte del piccolo principe getta nella disperazione Aegon ed Heleana, che da quel momento non sarà più la stessa. Ma è un peso che grava anche sulle spalle di Aemond. Perché era lui il vero obiettivo dei due assassini. In maniera del tutto inaspettata, Aemond sceglie di vivere questa consapevolezza in una delle case di piacere della Via della Seta, tra le braccia di Madame Silvy, la donna che, quando lui aveva appena 13 anni, si era occupata di introdurlo ai piaceri carnali su richiesta di Aegon.
Rappresentare Aemond in questo modo è stato un vero shock per il pubblico. Lo spietato principe, l’assassinio di consanguinei che cerca conforto tra le braccia di una donna che lo aveva iniziato al piacere contro la sua volontà. Scegliere di mostrare Aemond così vulnerabile e umano ha permesso di guardare oltre la corazza che si era costruito. Oltre le ambizioni, il potere e la morte, Aemond restava comunque un bambino solo e bisognoso di conforto.
Ma il santuario che crede di aver trovato, lì tra le braccia di Madame Silvy, palese surrogato materno, viene insozzato da Aegon. Aegon scopre il segreto di Aemond e torna a ridere di lui, insultandolo e deridendolo di fronte ad alcuni membri della sua guardia personale. Mentre le risate del fratello gli risuonao ancora nelle orecchie, Aemond ricorda a sé stesso che la vulnerabilità si paga a caro prezzo e senza neppure rivestirsi lascia la sua alcova per tornare a vestire i panni del principe oscuro.
In un’intervista, Ewan Mitchell ha sottolineato che voleva che quel momento scioccasse gli spettatori. Vedere Aemond in quella che era una condizione di vulnerabilità, spogliato letteralmente di tutto, ma esserne al contempo intimoriti. Perché nella noncuranza con cui il principe lascia il postribolo, c’è una pericolosa freddezza e la consapevolezza che con un bullo come Aegon bisogna combattere fuoco con il fuoco.
La vendetta del principe e l’interpretazione di Ewan Mitchell
E arrivamo all’ultimo atto: con il quarto episodio (qui trovate la nostra recensione), Aemond palesa nuovamente la sua ambizione. Durante il concilio ristretto, mette al suo posto Aegon, impartendogli una lezione di come si governa un regno in Valiriano fluente e dimostra di essere uno stratega migliore di lui.
Quando poi Aegon mette a rischio il suo piano e quello di Criston Cole, Aemond decide di non intervenire con Vahagar, ma di attendere prima gli sviluppi della battaglia a Riposo del Crovo. Il suo arrivo diventa determinante per la vittoria dei Verdi, ma apre una breccia nella successione. Ferendo Aegon, che Aemond ritiene inadatto a governare, il principe rischia di causare un vuoto di potere che dovrà essere colmato. E chi meglio di lui per sedere come Principe Reggente sul Trono di Spade?
Sempre Mitchell ha dichiarato che non è per semplice ambizione che Aemond ha fatto ciò che ha fatto e che è difficile comprendere cosa pensa. L’attore ha cercato di rendere tridimensionale il suo personaggio perché non voleva che Aemond fosse “uno dei soliti sociopatici che siamo abituati a vedere“. E ha così fornito preziosi consigli sui dettagli dei gesti del personaggio, fornendo una motivazione alle sue azioni laddove non fossero chiare al pubblico.
Grazie alla performance di Ewan Mitchell, Aemond Targaryen è diventato più di un villain, più di una vittima del suo passato e delle sue azioni.
Ha dato davvero significato alla definizione di moralmente ambiguo, ha mostrato che anche nell’ombra più oscura esistono scampoli di luce, ma che talvolta non sono sufficienti a illuminare l’anima.
Aemond Targaryen è un secondo figlio, è uno sterminatore di consenguinei, è il cavaliere del drago più grande al mondo, è un figlio devoto a sua madre, ma anche un bambino bullizzato e spaventato. Ambizioso, intelligente, colto, ma mai abbastanza. Il vero principe oscuro di Casa Targaryen.