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House of the Dragon 2×04 – La scala gerarchica del caos

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Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler su House of the Dragon 2×04.

Una nube avvolge il cielo, oscurando il sole e ogni altra cosa. Una nube che si perde dentro le nuvole, tra il rosso del sangue e il calore accecante del fuoco. La nube è infernale, disumana. Evoca scenari disumani, tragedie annunciate e orribili conflitti senza memoria. Il caos s’è impossessato definitivamente di House of the Dragon nella puntata 2×04, senza più lasciare la speranza di tornare indietro. L’incubo non è più una prospettiva né l’angusto angolo in cui lo spirito si riavvolge tra le ombre della notte: la Danza dei Draghi è ormai cominciata, alla luce del giorno. Da qui in poi non sarà altro che distruzione. L’annichilimento eterno dell’anima e della carne, dello spirito e dei ricordi. Un eterno presente senza prospettive. La cronaca di un disastro generata dal caso, e da uomini incapaci di assecondare il destino nella corretta direzione.

House of the Dragon 2×04, uno di quegli episodi che scrivono a gran voce la storia di questa straordinaria saga, lascerà un segno profondo nelle dinamiche della serie. Tra l’azione e l’introspezione, le pedine accuratamente posizionate negli episodi precedenti sono finalmente esplose, lasciando dietro di sé un cumulo di cenere e un futuro impossibile. Un episodio meraviglioso che ha evocato ancora una volta alcuni tra i temi portanti della seconda stagione di House of the Dragon, già analizzati nelle settimane precedenti. E che ne inserisce altri, procedendo ancora una volta su un doppio binario in cui i parallelismi tra le due fazioni coinvolte sono sempre più espliciti e diretti.

Riassumiamo brevemente i temi chiave di House of the Dragon 2×04, prima di procedere.

  • Il potere e il rispetto (Aegon e Rhaenyra Targaryen).
  • La guerra e la fuga dai fantasmi (Daemon ed Aegon Targaryen).
  • La cancellazione della storia (Aegon Targaryen e Alicent Hightower)
  • La storia e il destino (la daga passa dalle mani di Aegon a quelle di Aemond, mentre Rhaenyra rivela la profezia di Aegon il Conquistatore all’erede Jacaerys).
  • Il sacrificio di Rhaenys Targaryen.

House of the Dragon 2×04 – La corona di plastica

Ne abbiamo parlato fin dal titolo della recensione di House of the Dragon 2×04 (disponibile su Sky e Now): il caos s’è ormai impossessato d’ogni cosa, scala gerarchica inclusa. Attraverso una spudorata doppia chiave d’esposizione che ha associato ancora una volta le dinamiche dei Verdi a quelle dei Neri, abbiamo visto Aegon e Rhaenyra ritrovarsi in una posizione simile: essere dei Re, messi in discussione. L’assolutismo del ruolo svanisce, nel corso di una guerra. Non sul piano formale, ma in tutto ciò che conta davvero quando l’esercizio della leadership non è più una sola questione di cariche.

Negli equilibri fragili delle due fazioni, dominate dall’esigenza di fare la mossa giusta nel tempo più breve possibile, Aegon e Rhaenyra sono screditati (non per la prima volta) dai rispettivi concili.

  • Rhaenyra subisce le spinte patriarcali di alleati che si servono di lei e sollecitano un interventismo maggiore, finendo così per rivivere l’amaro percorso già vissuto da Rhaenys (ci torneremo). Le garanzie poste da Corlys e il ritorno di Rhaenyra, pur accolto con una certa diffidenza – anche dal figlio Jacaerys, fin qui allineato alla madre – portano a un’azione necessaria, seppure miope: si paga a carissimo prezzo la scelta infelice di isolare l’azione di Rhaenys. La perdita della donna indebolirà notevolmente la centralità di Rhaenyra, e sarà qui che il suo carisma dovrà venire fuori una volta per tutte.
  • Il re è nudo, ora come non mai. Messo all’angolo dall’irriverenza di suo fratello e dall’inconsistenza del suo operato, ormai ridotto alla mera rappresentanza e all’esigenza di agire meno possibile: l’inazione è la sola forma d’azione fruttifera, per uno come lui. Aegon si rende conto di aver indossato finora una corona di plastica e di non essere in alcun modo accettato come regnante effettivo. Non è lui a decidere le strategie di guerra, né ha l’autorevolezza per imporsi all’attenzione dei suoi stessi sudditi. Il potere, come diceva Varys, è un’ombra sul muro, ma Aegon è suo malgrado invisibile e non proietta altro al di fuori della manifesta incompetenza. Non possiede la forza né la saggezza: solo la fisiologica immaturità di un ragazzino costretto a crescere troppo in fretta per affrontare una missione alla quale non era pronto. La sciocca decisione di intervenire in prima persona, oltretutto in pieno stato confusionale, segna la fine sostanziale del suo tragico regno: sognava Harrenhal, trovando la maledizione dentro il suo stesso cuore.

La battaglia degli spettri: la guerra è una fuga dai fantasmi

A proposito di maledizioni vere o presunte, un altro parallelismo portante di House of the Dragon 2×04 si disvela, ancora una volta, nelle figure di Daemon ed Aemond. Uniti da un vincolo di sangue che li porterà a incrociare fatalmente i propri destini, i due personaggi, condannati dalla secondogenitura, si connettono visceralmente nell’ennesima visione di Daemon: trovatosi a sognare se stesso nelle vesti dell’odiato nipote, combatte i tumulti del proprio animo con le fragilità di un uomo che non conosce altra forza al fuori della brutalità. Lo stesso vale per Aemond: dopo averlo visto affrontare un percorso introspettivo dalle complesse chiavi d’analisi, si rivela alla luce del sole e trova nella guerra l’unica possibilità di farsi accettare dal mondo.

Un mondo da distruggere, in una spirale autodistruttiva.

Un mondo che lo respinge fin dalla nascita, senza accettare la consistenza di un secondogenito dal potenziale superiore rispetto al fratello. Un fratello che ripudia, fino al tentativo di ucciderlo. Soffoca i propri istinti solo all’ultimo momento, dopo aver provocato danni ingenti.

Pronto a tutto pur di ottenere quello che vuole, Aemond è passato all’azione. Ha messo in evidenza l’inadeguatezza dell’odiato fratello con uno sprezzante utilizzo del valyriano che ne palesa la preparazione, senza esser per questo frutto della sola vanità: la lingua, figlia di un retaggio antico che si collega al destino stesso dei Targaryen, tornerà anche nel momento in cui vedrà il fratello volare follemente verso la guerra. Il valyriano non è solo espressione della sua adeguatezza ai ruoli più ambiziosi: è espressione dell’anima stessa del personaggio, troppo ingombrante per essere solo un numero due.

Altrettanto si può dire a proposito di Daemon, preda di Harrenhal e delle stregonerie di una donna che si serve di oscure forze ataviche per conquistare un posto nel mondo: i concetti di Eros e Thanatos che lo congiungono a Rhaenyra e lo separano mortalmente dalla stessa (già evidenziati nella recensione 2×02 di House of the Dragon), rivivono nell’ennesimo incubo. Concluso con l’uccisione metaforica dell’unica donna che abbia mai saputo accettarlo per quello che è, si risveglierà con le mani sporche di sangue: la realtà sembra incombere, oltrepassando i confini della premonizione.

Non gli resta che la guerra, per smettere di pensare: la battaglia più importante, combattuta dentro di sé, è ormai persa.

House of the Dragon 2×04 – L’orrore non ha memoria

house of the dragon 2x04

“Quanti conflitti si risolverebbero se si rispondesse a una sola, semplice domanda: ‘Ma perché stiamo combattendo? Stiamo combattendo una guerra davvero nostra?”‘ . Così aprivamo la recensione di una settimana fa, incentrata sulla funzione stanca della memoria all’interno dei grandi conflitti. Una funzione svuotata d’ogni significato, se il presente acceca la mente e cede agli impulsi irrazionali senza più offrire una cornice umana. Le motivazioni storiche si azzerano, nell’occhio del ciclone: resta solo il calore del fuoco e il sapore aspro del sangue. Le risposte non contano più, anche per i pochi che si pongono le giuste domande. Come fa Alicent, ostaggio di una guerra innescata da un suo errore. Un errore di cui è ora consapevole: l’incombenza degli eventi, tuttavia, la incatena alla necessità di andare avanti in una direzione ostinatamente contraria.

Il valore della memoria non ha più davvero un peso, se non per Rhaenyra che ha deciso di combattere in nome di essa. E si riafferma, in particolare, nello scambio tra Alicent e Larys: le voci della storia risuonano come un eco lontano, spogliati del proprio corpo.

Come dicevamo nella recensione in questione, “la memoria non trova più spazio tra le pieghe della Danza dei Draghi, sorretta da movimenti impetuosi che dai sussurri e le minacce si stanno trasferendo all’azione”.

Il suo destino si incrocia con quello di Rhaenyra, in House of the Dragon 2×04 e nel corso dell’intera serie: mentre soffoca una gravidanza disonorevole (come era già stata costretta a fare quella che un tempo era la sua migliore amica, peraltro con lo stesso uomo), cerca tra le pagine della storia una risposta ai suoi tormenti. Una risposta, tuttavia, figlia di una necessità personale che non potrà essere in alcun modo ragione di stato: il senso della sua morale le impone di scavare a fondo, ma il senso del dovere la porta a chiudere i libri di fronte all’esigenza invalicabile di andare avanti tra le vie del percorso tracciato.

Pur trovando in sé alcuni germi della figura paterna, l’unica solida ancora a cui Aegon avrebbe dovuto aggrapparsi fino in fondo, Alicent sa essere riferimento per tutti meno che per se stessa: la donna è ormai distrutta in mille parti, ma gli Hightower sopravvivono a corte grazie al suo operato.

Il re che non fu promesso

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Lo smarrimento della funzione della memoria si ritrova ancora in vari passaggi di House of the Dragon 2×04, anche nel momento in cui si passa all’azione. L’ultimo segmento della puntata, teatro spettacolare della Battaglia di Riposo del Corvo, è accompagnata da un’importante rivelazione: Rhaenyra, unica custode vivente della profezia del Principe che fu promesso, trasmette le sue conoscenze all’erede diretto, Jacaerys, introducendo così la battaglia attraverso un brutale contraltare tra la reale ragione d’esistere dei Targaryen, destinati a unire il mondo contro la minaccia degli Estranei, e la sanguinolenta guerra civile a cui stiamo assistendo.

Non è un caso, affatto. Così come non è un caso che si riveda, in un momento fondamentale, la famigerata daga di cui abbiamo parlato tante volte in articoli dedicati. La daga, la stessa che finirà poi tra le mani di Arya Stark e le permetterà di uccidere il Re della Notte, viene infatti presa da Aemond, reduce dall’attentato alla vita del fratello Aegon, per indicare lo stesso dopo esser stato interrotto da Cole un attimo prima che potesse ucciderlo. La daga diviene così strumento di guerra, ma della guerra sbagliata. Aemond, una delle incarnazioni primarie della Danza dei Draghi, assume così un significato antistorico: del destino non c’è più traccia, così come non ci sarà più traccia per secoli. La storia aveva eletto il piccolo Aegon donandogli uno strumento prezioso, e il passaggio della daga simboleggia così un potenziale passaggio del testimone tra i due.

Il principe che fu promesso si è smarrito tra le piaghe della guerra, perdendo la funzione donatale dal destino.

House of the Dragon 2×04 – La regina che fu

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Gli ultimi minuti di House of the Dragon 2×04 sono dedicati all’addio a un personaggio che segnerà a fondo la narrazione anche dopo la sua dipartita. La scomparsa di Rhaenys Targaryen, la Regina che non fu, rappresenta l’ultimo disperato tentativo di mettere fine alla guerra prima che possa mostrare le sue terribili conseguenze nella loro totalità. Dopo essersi schierata in prima fila per salvaguardare un avamposto fondamentale, prende una decisione che dice tanto a proposito del suo personaggio: al pari di Rhaenyra, protagonista nella scorsa puntata di un’azione folle che si poneva l’obiettivo di arrivare a un’armistizio – consapevolmente – impossibile, Rhaenys fa altrettanto.

Aveva già compiuto la sua missione ma è andata incontro al suo destino, pur avendo scarse possibilità con Aemond: cercava di mettere fine alla guerra con un azzardo, come aveva fatto la sua regina.

Sapeva di non avere possibilità, ma sapeva di doverci provare. Senza pensare di voler vincere la guerra, una battaglia drammatica in cui i più corposi degli eserciti non sono altro che sterili diversivi, stava cercando un modo per concluderla. Non torna indietro, allora, per trovare una possibile salvezza personale: si lancia, invece, in una missione che aveva pochissime possibilità di riuscita col solo fine di eliminare il nemico più pericoloso (Aemond), vendicare definitivamente la morte di Lucerys e infliggere ai Verdi un colpo quasi fatale.

Al contrario di Daemon, legato al suo bieco orgoglio al punto da voler essere scambiato per un re, Rhaenys sacrifica se stessa e si comporta da vera regina, pur non volendo essere definita come tale. La sua missione, audace e pressoché suicida, la porta a lasciare un mondo che non ha mai meritato fino in fondo la sua statura. In un universo narrativo in cui il potere finisce tra le mani delle figure più inadeguate, Rhaenys diventa la prima vittima illustre di un conflitto feroce che non lascerà speranza manco ai pochi sopravvissuti. Questa, purtroppo, non sarà una guerra lampo: andrà avanti finché il mondo non sarà ridotto in cenere, e dei Targaryen non rimarrà altro che un riflesso sfocato. Il riflesso di Rhaenys, e di una storia che andrà sempre nella direzione sbagliata.

Antonio Casu