Quando lo scorso 22 agosto HBO ha iniziato a distribuire il primo episodio di House of the Dragon, chi avrebbe mai immaginato che la serie spin-off di Game of Thrones avrebbe avuto così tanto successo nonostante il flop delle ultime due stagioni dell’originale? Non tutti avrebbero scommesso sulla riuscita del prequel sui Targaryen, eppure il pubblico si è dovuto ricredere e ha dovuto fare a George R. R. Martin i complimenti che meritava per questo progetto. Rhaenyra Targaryen e Alicent Hightower non si sono sempre scontrate ma, da un certo punto in poi, le loro vite hanno preso direzioni diverse e le due protagoniste si sono fronteggiate, difendendo ognuna la propria posizione politica a corte e in tutti i Sette Regni. L’una è la legittima erede al trono secondo il volere di re Viserys I (interpretato da Paddy Considine), l’altra è diventata la sua regina e ha messo al mondo con lui altri tre figli, difendendone in ogni circostanza il diritto a sedere sul trono di spade.
Ma se House of the Dragon avesse giocato su un andamento da sitcom piuttosto che sul classico formato drammatico che ha caratterizzato anche Game of Thrones? E se i personaggi principali della serie fossero stati costretti in una sola stanza, con la videocamera puntata dal trono di spade verso la sala del trono, proprio come i protagonisti di Camera Café nell’area relax della loro azienda? Alla fine, l’Italia ha ancora bisogno di Camera Café. In questo caso, però, ci sarebbe stato solo un modo per risolvere la faida tra Rhaenyra e Alicent. Per riappacificare gli animi e impedire che le due donne più potenti dei Sette Regni si distruggessero a vicenda, l’unica soluzione sarebbe stata il gioco più difficile di tutti. E no, non stiamo parlando del gioco del trono, dove si vive o si muore, ma del “Gioco del Puzzi“, dove non ci sono regole né può esserci pietà. Non esistono vincitori ma solo eredi al trono umiliati dall’onta della sconfitta.
Se una puntata di Camera Café fosse stata girata con il cast di House of the Dragon, è più o meno così che l’avremmo immaginata.
Alicent (Emily Carey e Olivia Cooke), competitiva come Paolo Bitta e incredibilmente agguerrita sul fatto di assicurarsi il trono per suo figlio, avrebbe deciso di vendicarsi della sua vecchia amica di infanzia attraverso questo gioco stupidissimo. Avrebbe preso l’iniziativa, sguinzagliando tutti i suoi leccapiedi (alcuni in modo quasi letterale, forse), per tappezzare le stanze di Rhaenyra (Milly Alcock e Emma D’Arcy) e la sala del trono di “puzzi”, consapevole del fatto che il giorno dopo la figlia del re avrebbe dovuto recarsi in udienza da Viserys proprio lì, per discutere di faccende riguardanti la successione. Avrebbe convinto suo figlio Aegon (Tom Glynn-Carney), malleabile e fifone come Silvano di Camera Café, a fare lo stesso con Daemon (Matt Smith), che però ha la stessa pazienza e la stessa forza bruta di Andrea.
Cucita sulle lenzuola, sugli arazzi, sulle vesti fatte appena ricamare apposta per lei dalle sarte di corte. Quella parola sarebbe diventata una condanna per la giovane Targaryen e per la sua famiglia. Alicent avrebbe atteso in silenzio una risposta dalla sua avversaria, gongolandosi nell’infantilità e nell’originalità del suo scherzo. Ma Rhaenyra, dopo essere rimasta piuttosto infastidita dai primi due “puzzi” trovati sulle tende della sala del trono, avrebbe provato a distruggere la sua avversaria, utilizzando il suo drago Syrax per incendiare una pila di sterco accatastata a formare la scritta “puzzi”, visibile solo dalle stanze di Alicent. E soltanto dopo l’ennesima parola trovata cucita sulle sue sottane, avrebbe deciso di ricorrere alle maniere forti, come Luca Nervi, e avrebbe pensato: “Devo rompere i maroni al re. Solo così capirà che ha sposato una donna di cui è meglio non fidarsi.” Quindi, prima di lasciare che la furia di Daemon si rivolgesse contro Aegon, avrebbe chiesto udienza a Viserys davanti al trono di spade per il giorno successivo.
Il re, dopo aver ricevuto la lamentela e aver convocato sua figlia e la sua regina, avrebbe esordito con la stizza tipica del direttore De Marinis:
“Ehi, voi due, scusate! Mi sono giunte delle voci che non mi piacciono per niente. Pare che qualcuno abbia ripristinato un certo giochetto idiota. Un giochetto che consiste nel far leggere ad un altro una certa parolina. Vi risulta?“
E Alicent avrebbe subito reclamato, con finta voce innocente:
“A me no. Io faccio solo giochi intelligenti.“
“Ma dai, lo sanno tutti ormai che ti sei divertita alle nostre spalle. Padre, se c’è qualcuno da punire per la sua insubordinazione quella è lei.” Esclamerebbe Rhaenyra furiosa, uscendo dalla sala del trono e sbattendo le porte. Alicent avrebbe alzato le spalle, giurando al re di non avere assolutamente niente a che fare con l’accaduto.
Viserys, dopo aver licenziato sua moglie, avrebbe fatto chiamare suo figlio Aemond (Ewan Mitchell) per interrogarlo. Lui, desideroso come Ilaria in Camera Café, di farsi vedere dalla direzione (in questo caso dal re suo padre) e sempre in competizione con Aegon come Ilaria con Gaia, avrebbe confessato di non aver nulla a che fare con questo gioco stupido, sicuramente architettato da sua madre e suo fratello. Lui, superiore a tutto ciò, non avrebbe perso tempo in sciocchezze simili quando avrebbe potuto invece cavalcare Vhagar giorno e notte. Dunque, Viserys avrebbe fatto chiamare il suo più fidato consigliere, il Primo Cavaliere Otto Hightower, il sostenuto e cospiratore Geller, e gli avrebbe ordinato di convocare una riunione per il giorno seguente con la corte al completo, per comunicare a tutti la sua decisione definitiva in merito alla questione successione.
Inviti spediti e voce riferita, tutti si sarebbero ritrovati il giorno successivo in attesa del re, nella sala del trono. Alicent nel suo bell’abito verde sgargiante e Rhaenyra in un’aderente veste nera a maniche corte. Verdi da un lato, neri dall’altro.
Secondo le disposizioni di Viserys, ciascun invitato avrebbe dovuto ricevere all’ingresso una pergamena e, solo quando lui fosse entrato e si fosse accomodato sul trono di spade, allora avrebbero avuto il permesso di aprire il foglio e leggere, finalmente, il nome del designato nuovo sovrano dei Sette Regni.
La tensione sarebbe stata palpabile, il silenzio avrebbe tagliato la stanza come una lama, l’ansia avrebbe divorato le due donne. Troppo agitate per comprendere qualunque cosa.
A un cenno del re, tutti avrebbero srotolato le pergamene all’unisono e insieme, a caratteri belli grandi con inchiostro nero, avrebbero letto su ogni foglio la parola
“PUZZI“.