Uscita a cadenza settimanale tra il 21 agosto e il 23 ottobre 2022, ha registrato degli ascolti record per l’emittente televisiva HBO, scatenando l’istantaneo rinnovo: il primo spin-off di Game of Thrones, House of the Dragon, è attualmente tra le serie televisive più attese e amate. Ambientata 172 anni prima della nascita di Daenerys Targaryen (Emilia Clarke), narra le vicende della seguente casata dinastia, nel suo momento di massima tensione e declino, a seguito di una lunga pace, instaurata dal sovrano Viserys I Targaryen (Paddy Considine). Il prodotto è una trasposizione televisiva del romanzo Blood and Fire dell’autore statunitense George R. R. Martin, edito dalla Bantam Books e pubblicato il 20 novembre 2018, negli Stati Uniti.
Come per la serie madre, quindi, le vicende narrative si attengono a un’opera definita e circoscritta, anzi nel seguente caso l’intento riesce ancor meglio, essendo un unico libro auto-conclusivo e non una saga in continuo sviluppo: difatti, i lettori delle Cronache del ghiaccio e del fuoco, ancora attendono la pubblicazione dei tasselli mancanti, per la conclusione della storia letteraria. Sempre gli stessi, invece, sanno dove House of the Dragon andrà a parare e cosa molto probabilmente ci verrà mostrato nella stagione successiva, la quale uscita è prevista per il 2024 (dato l’inizio della produzione nell’aprile di quest’anno e le riprese estive da poco avvenute a Cáceres, in Spagna).
Il pubblico si divide in tre parti: i lettori coscienti, i non lettori ignari e coloro che non hanno letto l’opera, ma che già sanno cos’andrà ad accadere; se non nella seconda, al massimo nella terza o quarta stagione (essendo il progetto intenzionato ad arrivare fino a quel punto). Quello a cui mi riferisco è un evento cardine della Danza e andrà ad avere delle amare conseguenze nei confronti di alcuni personaggi principali, a noi già noti. Però, prima di narrare cos’avverrà, è necessario ricapitolare il finale della prima stagione, in modo da poter ricollegare gli eventi secondo un filo logico e razionale.
L’iconica bipartizione dei personaggi principali, oltre che del fandom, è quella tra i verdi e i neri, che subirà uno scisma irrimediabile a seguito della morte del pacifico sovrano. Questa polarità è dovuta dal fatto che i verdi esigono una linea dinastica che comprenda la legittimità dei figli di Viserys I (in primis, il primogenito maschio Aegon II Targaryen), mentre i neri una successione al trono che preveda la primogenita Rhaenyra Targaryen (Emma D’Arcy) come degna erede; d’altronde il padre stesso non aveva desiderato altro, annunciandola ufficialmente ai sudditi all’età di quindici anni. Le complicate vicende politiche, degne e solite di questo sanguinoso universo, porteranno i verdi a far proclamare Aegon II Targaryen (Tom Glynn-Carney) come sovrano, ad Approdo del Re; il tutto alle spalle di un’ignara Rhaenyra, che si trova geograficamente da tutt’altra parte, a Roccia del Drago. Da questo momento, i primi movimenti che porteranno alla vera e propria Danza, cominciano ad azionarsi.
L’obbiettivo da ambe le parti è quello di aggraziarsi la fedeltà e il contributo militare di più signori locali e potenziali alleati possibili. Rhaenyra, esaminando ogni vassallo, ordinerà ai propri figli maschi di dirigersi verso due direzioni opposte: il figlio più giovane, Lucerys Velaryon (Elliot Grihault), sarà spedito a Storm’s End, al cospetto del Lord Borros Baratheon (Roger Evans). Al suo arrivo, incontrerà lo zio Aemond Targaryen (Ewan Mitchell), figlio di Alicent Hightower (Olivia Cooke) e Viserys I, che l’ha preceduto sul tempo: i due prima di finire per scontrarsi all’interno del palazzo, verranno invitati a calmarsi dal sovrano. Lo scontro vero e proprio avverrà fuori dalle mura del castello, entrambi in groppa ai propri draghi: il giovane Arrax per Lucerys e l’anziana Vhagar per Aemond. In un crescendo di tensione, nel culmine della scena, quest’ultima andrà a divorare sia il piccolo drago, che il secondogenito di Rhaenyra; un evento della quale verrà informata dallo zio, nonché consorte, Daemon Targaryen (Matt Smith). Nell’ultima inquadratura della prima stagione, la madre addolorata si piega a metà di spalle, per poi voltarsi verso la cinepresa e mostrare il suo sguardo colmo di collera: ogni pragmatico piano viene annullato e la guerra civile è pronta a cominciare, per mietere le sue molteplici vittime.
Queste sono le basi dalle quali partirà la seconda stagione di House of the Dragon. Se la prima stagione è stata un preludio, una narrazione apposita incentrata sulle dinamiche che porteranno allo scoppio del conflitto, nella seconda stagione ci troveremo di fronte alla guerra, di nome e di fatto: la Danza dei Draghi, così chiamata per il vasto numero di draghi che parteciperanno alle battaglie. Subito all’inizio, ci verranno mostrate le amare conseguenze dell’assassinio di Luke, attraverso una spietata vendetta ai danni dei verdi: forse l’evento più drammatico e crudo che si possa immaginare, di pari passo al tragico parto capitato alla regina consorte Aemma Arryn (Sian Brooke), prima moglie di Viserys I, nel primo episodio della prima stagione (The Heirs of the Dragon). In fin dei conti, un figlio dev’essere vendicato: occhio per occhio, dente per dente. Daemon assumerà due briganti dei bassifondi, conosciuti attraverso gli pseudonimi di Blood e Cheese, il quale compito sarà quello di intrufolarsi nella Fortezza Rossa, legare Alicent Hightower e tentare un agguato alla regina consorte, la sognatrice Helaena Targaryen (Phia Saban), figlia di Alicent e Viserys I: per rafforzare la legittimità della dinastia regale, è stata data in sposa al fratello maggiore, il sovrano Aegon II. Attraverso la loro unione, tre figli sono stati dati alla luce: il primogenito Jaehaerys, la secondogenita Jaehaera e l’ultimo genito Maelor; loro sono l’obiettivo dei neri, o almeno uno di loro soltanto.
I due uomini sequestreranno i quattro e costringeranno la madre a scegliere quale tra i due figli maschi dovrà morire. Sconvolta e angosciata, Helaena, deciderà di far giustiziare il più piccolo, in quanto a soli due anni, non avrebbe capito quello che gli sarebbe successo. A seguito della sua decisione, i sicari decapiteranno il figlio più grande, rivendicando la morte di Lucerys. Un figlio doveva essere vendicato, così verrà fatto, nel più brutale dei modi, dinanzi agli occhi della donna che l’ha messo al mondo. Devastata, la regina consorte cadrà in uno stato di perenne agitazione, colpevolezza e depressione, a tal punto da non riuscire più a guardare negli occhi Maelor, essendo che lei stessa aveva deciso che lui sarebbe stato il designato alla sentenza di morte, anziché Jaehaerys. Il tormento recatole dai suoi sensi di colpa, la porteranno prima a recludersi e dopo diverso tempo a uccidersi, gettandosi dalla finestra della propria camera da letto; la stessa decisione che in seguito, prenderà anche la sua unica figlia, Jaehaera. Un’ultima goccia in un mare di sofferenza, afflitta non ai veri colpevoli, i meritevoli, bensì agli innocenti: le umili pedine di contorno nell’immenso gioco dinastico del trono e che tutto avrebbero voluto, tranne il trattamento ricevuto dai più avidi e malintenzionati.
Come se non bastasse questo supplizio, che quasi sicuramente verrà sviluppato all’inizio della stagione, verso la fine di essa potremmo assistere alla morte di un altro personaggio, stavolta più presente nella narrazione e amato dal grande pubblico: la regina che non fu mai, Rhaenys Targaryen (Eve Best). Moglie di Corlys Velaryon (Steve Toussaint), è anche madre di Laena Velaryon (Nanna Blondell) e Laenor Velaryon (John Macmillan), oltre che nonna di Baela Targaryen (Bethany Antonia) e Rhaena Targaryen (Phoebe Campbell). Nella storyline a lei ritagliata nella prima stagione, non abbiamo che potuto apprezzare la sua lealtà, tenacia e determinazione nei confronti dei suoi ideali, oltre che al forte legame tra lei e il suo drago, Melys. Assieme a quest’ultima condividerà il destino in una delle prime battaglie della Danza, trovando l’onorevole morte a seguito di un duello via aerea: Aegon II e Aemond, cavalcando rispettivamente Sunfyre e Vaghar, attaccheranno le due, destinate a perdere e pagare con la propria vita, nonostante per un attimo riescano a tenerli testa. Una fine amara e che provocherà non poco sgomento nei fan, non appena la scena verrà si concretizzerà sullo schermo.
C’è da precisare, che gli eventi citati sono canonici nell’opera letteraria e potrebbero essere sviluppati in questa stagione, se gli sceneggiatori decideranno di seguire linearmente la narrazione: cosa che finora hanno fatto, fatta eccezione della timeline differente. Quello di certo è che nel cast della seconda stagione di House of the Dragon ritroveremo: Matt Smith (Daemon Targaryen), Olivia Cooke (Alicent Hightower), Emma D’Arcy (Rhaenyra Targaryen), Eve Best (Rhaenys Targaryen), Steve Toussaint (Corlys Velaryon), Fabien Frankel (Ser Criston Cole), Ewan Mitchell (Aemond Targaryen), Tom Glynn-Carney (Aegon II Targaryen), Phia Saban (Helaena Targaryen), Sonoya Mizuno (Mysaria), Rhys Ifans (Otto Hightower), Harry Collett (Jacaerys Velaryon), Bethany Antonia (Baela Targaryen), Phoebe Campbell (Rhaena Targaryen) e Matthew Needham (Larys Strong). Mentre è oramai confermata la fine dei ruoli delle giovani Milly Alcock (Rhaenyra adolescente) ed Emily Carey (Alicent adolescente), in quanto non ci saranno più dei flashback riguardo alla narrazione passata. Tuttavia, il numero di draghi sul piccolo schermo aumenterà: ai dieci già introdotti nel corso della prima stagione, se ne aggiungeranno altri cinque, stando alle parole dello showrunner Ryan J. Condal. In proporzione inversa, gli episodi non faranno altrettanto: se nella prima stagione ne sono stati prodotti dieci, in quella successiva saranno solamente otto a esser sviluppati. Ciò, però, non ci dovrebbe dispiacere più di tanto, in quanto l’unico obiettivo da porsi è quello di riuscire a mantenere alta la qualità dello show, senza peccare degli stessi errori che hanno portato al fallimento della settima e ottava stagione di Game of Thrones.