Che siate schierati dalla parte dei Verdi o dalla parte dei Neri in House of The Dragon, amatissimo spin-off/prequel di Game of Thrones (disponibile su Now), poco importa. Siamo infatti sicuri che, in entrambi i casi, faticherete ad amare, se non addirittura sopportare, il personaggio di Sir Criston Cole, guardia reale dalla cappa candida, ma tutt’altro che candido interiormente. Un uomo la cui carriera continua a procedere spedita di puntata dopo puntata, ma che, al contempo, dimostra di essere “leggermente” ipocrita rispetto a quelle che sono le sue scelte di vita. Per provare a capire meglio i meccanismi che regolano i suoi ragionamenti, andiamo allora a riepilogare quella che è la storia del personaggio, soprattutto in relazione al suo rapporto con Rhaenyra Targaryen e con Alicent Hightower.
Attenzione: il seguente articolo conterrà spoiler relativi ad House of The Dragon e alla controparte cartacea Fuoco e Sangue fino alla 2×04 – per lasciarvi un po’ di margine -Siete avvisati!
Eccolo lì, fiero e aitante. Criston Cole (interpretato da Fabien Frankel) si distingue sin da subito per le sue abilità da ottimo guerriero e per un grande senso dell’onore. Queste virtù lo portano a diventare Guardia Reale, su scelta di una giovane Rhaenyra, colpita e attratta dalle sue gesta al torneo dell’Erede in onore della nascita dello sfortunato figlio maschio del saggio Re Viserys, soprattutto per il duello contro suo zio Daemon. Impossibile non ravvisare tra i due una sorta di scintilla: Rhaenyra non esita a flirtare con lui, pur essendo conscia del giuramento di castità proferita dalla guardia. Un’intesa destinata a crescere quando Cole diviene protettore personale della futura regina e si ritrova in più occasioni a farle da confidente.
Nonostante i propri voti, appare infatti sin da subito chiaro come la devozione di Sir Criston nei confronti della propria protetta vada al di là del semplice legame che unisce un cavaliere alla propria dama.
Un desiderio che pareva destinato a non concretizzarsi mai in House of The Dragon, ma che trova invece realizzazione quando, quasi per gioco, dopo essere stata respinta da Daemon, che pure l’aveva invogliata al piacere, Rhaenyra cerca conforto e svago, proprio tra le braccia del proprio protettore. Basta un invito di troppo, e il giuramento di Cole crolla come un castello di carte. Cole macchia metaforicamente la propria cappa, rinunciando a tutto quello per cui aveva lottato, e sembra impazzire d’amore per la sua principessa. A riprova che tira più un filo di capelli di principessa Targaryen che un filo della cappa da Kingsguard. Una notte di passione che coincide con l’inizio di una vera e propria ossessione. Ecco che infatti il giovane arriva a giurare amore eterno alla fanciulla e a pianificare un futuro insieme a lei.
“Ti sto chiedendo di venire con me, lontano da tutto questo. Lontano dalle umiliazioni e dal fardello del tuo retaggio. Lasciamoceli alle spalle e vediamo il mondo insieme. Non avremo più un nome, e saremo liberi di andare dove vogliamo di amare come vogliamo a Essos. Tu potresti sposare me: un matrimonio per amore, non per la corona.”
1×05, House of The Dragon
Peccato che Criston abbia “leggermente” frainteso la situazione… L’espressione con la quale Rhaenyra guarda Cole sul ponte della nave in cui si trovano al momento del loro colloquio, non lascia adito a dubbi. Nonostante l’infatuazione, la ragazza non è disposta a rinunciare a nulla. Né alla sua vita, né alla sua famiglia e nemmeno alle sue pretese al trono. Sicuramente non per seguire Cole in capo al mondo e vivere alla bene e meglio a Essos, tra arance e cannella. Assurdo, che la futura regina di Westeros non sia disposta a sacrificare tutto per compiacere la guardia con cui ha avuto l’avventura di una notte! Vero? Criston. d’altra parte, dichiara di non essere disposto a fare da concubino alla futura Regina. Il risultato? Lui la prende assolutamente bene, accetta la scelta della ragazza e continua il suo lavoro cercando di riabilitarsi.
Certo, come no.
Cole pare infatti incredulo rispetto al rifiuto subito e si lega al dito l’affronto, trovando umiliante che gli sia stato offerto il ruolo di “cicisbeo” regale, una sorta di Daario Naharis ante litteram. Come il più tossico tra gli ex, il giovane inizia a covare un sentimento di gelosia, mischiata a puro disprezzo e profondo odio nei confronti della Futura regina, tanto da perdere di giudizio e da compiere una serie di scelte infelici.
L’uccisione di Joffrey Lonmouth, l’amante di Laenor Velaryon, a seguito di un semplice alterco è solo uno dei punti che segnano la definitiva caduta di Cole, che fa del rancore e del sentimento di vendetta contro Rhaenyra la propria unica ragione di vita. Da principessa da salvare a malvagia approfittatrice, donna peccaminosa e laida. Il cavaliere non solo perde ogni forma di rispetto nei confronti della ragazza, ma la considera il male più assoluto. Una reazione piuttosto estrema se si rapporta al torto che ritiene di aver subito. D’altra parte, in questo modo, l’uomo trasferisce su di lei non solo il risentimento e l’umiliazione di essere stato respinto, ma anche tutto il senso di colpa e la vergogna che dovrebbe provare per se stesso a causa della violazione del giuramento.
Fuoco e Sangue da questo punto di vista non offre una versione univoca: spiega solamente come si narrasse che prima di divenire nemici mortali, i due potessero aver avuto una storia sentimentale finita male che aveva portato Cole a covare un risentimento profondo nei confronti della Regina Nera.
Un odio che cresce di giorno in giorno e che si acuisce di fronte a ogni successo raggiunto dalla donna che un tempo amava.
Lo stesso odio narratoci dalla serie e che l’uomo fatica a mal celare. Un disprezzo a cui può iniziare finalmente a dare sfogo solo a seguito della morte di Viserys, schierandosi così apertamente dalla parte di Aegon II e dei Verdi. Non scordiamoci che nella fatidica notte della morte del Re, Criston Cole si macchia di un brutale omicidio ai danni di Lyman Beesbury, Maestro del Conio del Concilio Ristretto, che aveva tentato di opporsi al Colpo di Stato dei Verdi.
Con il passaggio di Rhaenyra come nemica dello Stato, ecco che Cole può sfogare anni di frustrazione repressa. Anche solo citare il nome della donna, sembra obbligare l’uomo a proferire una serie indicibile di insulti, che vanno dalla semplice “usurpatrice” ad appellativi solitamente diretti a donne di facili costumi. Ma è proprio a questo punto che Cole si prende di diritto la corona del più ipocrita dei Sette Regni e di House of The Dragon.
Concedendosi di instaurare una relazione con la Regina Vedova Alicent (a cui non si accenna nel libro), non solo infrange ancora una volta il proprio giuramento (e ben più di una volta). Egli arriva anche a ricoprire quel ruolo di concubino regale che aveva tanto rigettato, stavolta senza porsi troppi problemi in merito.
Uno valvola di sfogo per la Regina Verde che viene da lei stessa percepita come un errore.
Cole sa di essere in errore e che il suo cedere alla passione è arrivato a causare indirettamente la morte del futuro erede al trono. Tuttavia, egli scansa il proprio senso di colpa e le macchie sul suo mantello bianco scaricando la colpa sui suoi sottoposti, come accade per esempio nello sfogo che l’uomo ha nei confronti di Ser Arryk. Insomma, un frustrato che dà agli altri le proprie colpe. Il capo che nessuno vorrebbe mai avere, ma che, nonostante una serie di fallimenti, riesce comunque a trovare modi con cui farsi promuovere di grado e ottenere sempre più influenza, fino a diventare addirittura la Mano del Re.
Ricordiamo come c’è riuscito? Spedendo il povero Arryk in una missione suicida, solo e senza appoggi, in cui il disgraziato non solo fallisce nell’uccidere la Regina, ma è costretto ad affrontare in un duello all’ultimo sangue l’amatissimo fratello gemello.
In fin dei conti, sembra che il cuore spezzato di Criston Cole sia diventato un’arma molto più affilata della sua spada. Chi avrebbe mai pensato che un rifiuto amoroso potesse scatenare una tale sete di vendetta? Se solo avesse trovato un buon terapista invece di allearsi con i Verdi, forse Westeros avrebbe evitato un bel po’ di guai.