Sempre di più in questi giorni si sta parlando della seconda stagione di House of the Dragon, in uscita nel 2024. L’opera è niente di meno che il fortunatissimo spin-off e prequel della celeberrima Game of Thrones, prodotta da HBO e andata in onda dal 2011 al 2019 con le sue otto stagioni. L’annuncio della produzione di una serie televisiva ambientata nello stesso universo, ma ben 190 anni prima rispetto agli eventi dell’opera madre, venne comunicato nel settembre 2019, ma solo nel 2022 i dieci episodi che compongono la prima stagione hanno visto la luce, a seguito del loro rilascio su HBO e HBO Max. Le due serie sono un adattamento televisivo di due opere letterarie, figlie dello scrittore statunitense George R. R. Martin: Game of Thrones è tratta dalla saga delle Cronache del ghiaccio e del fuoco (composta da cinque romanzi, al momento), mentre House of the Dragon da Fuoco e sangue, un libro auto-conclusivo e che fa da sunto storico per un determinato periodo storico dell’universo di Martin. Sia dal punto di vista letterario, che televisivo, i seguenti prodotti hanno ricevuto un’accoglienza estremamente calorosa da parte non solo degli spettatori e fruitori, ma anche della critica; basti pensare a tutte le candidature e i premi vinti da Game of Thrones nel corso delle più prestigiose premiazioni dell’ambito seriale (Emmy Awards, Golden Globe, Screen Actors Guild Awards, People’s Choice Awards e molti altri).
Eppure nessuno si sarebbe aspettato lo stesso medesimo trattamento per House of the Dragon, che immediatamente si è trovata a vivere una situazione simile e inaspettata, anche se ancor in stato germinale.
Se Game of Thrones ha sapientemente narrato il fastoso valzer di alleanze mosso dagli esponenti delle principali casate aristocratiche dei Sette Regni, al fine di aggiudicarsi ogni potere regio e l’ambito trono di spade, House of the Dragon sta facendo qualcosa di abbastanza diverso. Nella serie madre abbiamo rivenuto una visione generale e aerea delle varie realtà presenti nel territorio di Essos e Westeros, mentre adesso ci troviamo a dover arbitrare un duello fatale tra fazioni: gli Hightower e i Targaryen; la serie è proprio incentrata su quest’ultimi e sulla cosiddetta Danza dei Draghi. L’opera è niente di meno che uno sguardo femminile a quella che è la presa di potere, difatti sono due i personaggi principali che smuovono le dinamiche assieme alle loro effervescenti indoli e gli affetti più vicini: Alicent Hightower (Olivia Cooke) e Rhaenyra Targaryen (Emma d’Arcy).
La serie ha debuttato su HBO Max ed HBO il 21 agosto 2023, raggiungendo i 10 milioni di telespettatori e il primato dell’audience più vasta per il debutto di una serie televisiva nella storia dell’emittente via cavo. Dopodiché, a cadenza settimanale sono stati rilasciati i restanti nove episodi, dove l’attenzione e la fama sono solo che aumentate esponenzialmente. In un mondo seriale che si compone principalmente di serie valutate per la quantità di stagioni, piuttosto che la qualità, il successo di House of the Dragon ci colpisce, perché forse davvero sta tornando a esser presa in considerazione l’effettiva validità di una serie televisiva, che di per sé è un’opera d’arte e, pertanto, deve rispettare degli appositi requisiti: la coerenza narrativa, meglio ancora se articolata e strutturata su più livelli temporali, a cui devono aggiungersi una chiara linearità scenografica e la generale credibilità della crew, non solo a livello interpretativo, ma anche tecnico.
Il successo di House of the Dragon ci sorprende e ci compiace anche per la posizione non semplice che deteneva e che ancora detiene, ovvero quella di essere la succeditrice di Game of Thrones, uno dei capolavori più apprezzati del mondo seriale negli ultimi dieci anni, tanto che il finale di serie è stato seguito in diretta da quasi 14 milioni di telespettatori, solo nel territorio americano. Un clamore, però, che è stato seguito da lamentele, rivolte e petizioni, vista la frettolosità applicata alla storyline principale e lo snaturamento di diversi personaggi, tra cui quello più amato, sostenuto e apprezzato: Daenerys della casa Targaryen, “Nata dalla tempesta“, la prima del suo nome, regina degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini, signora dei Sette Regni, protettrice del Regno, principessa di Roccia del Drago, khaleesi del Grande Mare d’Erba, “la Non-bruciata“, “Madre dei Draghi“, regina di Meereen, “Distruttrice di catene“; interpretata alla perfezione da una maestosa Emilia Clarke. Il finale di questo personaggio ha rattristito i fan più fedeli all’opera e non, portandoli a distaccarsene.
Quindi, partendo da questo difficile presupposto, non era proprio così scontata la popolarità di una serie televisiva basata proprio sulla casata del personaggio più amato della serie madre, ma anche quello a cui sono stati recati ben più torti, portati al culmine nel finale complice della sua stessa morte. La creazione di un prequel sui Targaryen poteva essere un’arma a doppio taglio per la HBO, un investimento rischioso e che portava sulle spalle il dovere di recuperare quanto era stato fatto dagli sceneggiatori di Game of Thrones, David Benioff e D. B. Weiss. Miracolosamente la prima stagione ci è riuscita, dimostrandosi una degna erede e un’opera più che fedele al manoscritto originale, salvo per qualche sporadico cambiamento utile ai fini di una narrazione televisiva più consona e naturale. In House of the Dragon ritroviamo il complicato aggrovigliarsi dei rapporti interpersonali di coloro che aspirano al trono di spade (e al suo intrinseco potere), una fotografia mozzafiato, delle ambientazioni spettacolarmente coerenti e una colonna sonora rinnovata, pertanto fresca, ma ancor malinconica, legata all’opera originale.
Adesso House of the Dragon ha l’hype addosso che hanno solo i grandi, come quello avuto da Game of Thrones e tante altre serie cardine del mondo seriale.
I pronostici sono più che buoni e speranzosi per quest’opera, che potrebbe diventare nel giro di qualche anno un vero e proprio capolavoro confermato, sperando che non cada vittima degli stessi errori visti e pagati dalla settima e ottava stagione della sua predecessora.
Questo, tuttavia, ce lo potrà dire solo il tempo. Al momento rimaniamo in attesa della nuova stagione, che prevede un calo di episodi (da dieci a otto) e la conferma di gran parte del cast presente nella precedente: Matt Smith (Daemon Targaryen), Olivia Cooke (Alicent Hightower), Emma D’Arcy (Rhaenyra Targaryen), Eve Best (Rhaenys Targaryen), Steve Toussaint (Corlys Velaryon), Fabien Frankel (Ser Criston Cole), Ewan Mitchell (Aemond Targaryen), Tom Glynn-Carney (Aegon II Targaryen), Phia Saban (Helaena Targaryen), Sonoya Mizuno (Mysaria), Rhys Ifans (Otto Hightower), Harry Collett (Jacaerys Velaryon), Bethany Antonia (Baela Targaryen), Phoebe Campbell (Rhaena Targaryen) e Matthew Needham (Larys Strong). Mentre è oramai confermata la fine dei ruoli delle giovani Milly Alcock (Rhaenyra adolescente) ed Emily Carey (Alicent adolescente), in quanto non ci saranno più dei flashback riguardo alla narrazione passata. Invece, il numero di draghi sul piccolo schermo aumenterà: ai dieci già introdotti nel corso della prima stagione, se ne aggiungeranno altri cinque, stando alle parole dello showrunner Ryan J. Condal.