Attenzione. Evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sul finale della seconda stagione di House of the Dragon. E anche sul finale di Game of Thrones.
Ci stiamo facendo questa domanda fin dalla primissima puntata, non senza sorprenderci per quello che avevamo appena visto. Allora erano solo suggestioni, e per molti versi lo sono ancora. Ce la stiamo facendo da ormai due anni, ma dopo l’ultima evoluzione è diventata persino più pressante: House of the Dragon si è davvero messa in testa di riscrivere il finale di Game of Thrones?
Lo premettiamo, per correttezza: non abbiamo una risposta certa.
Le suggestioni sono ancora tali, ma si sono rafforzate nel tempo con indizi ed elementi che suggeriscono (più o meno esplicitamente) la volontà di offrire una prospettiva diversa su uno dei finali più controversi di tutti i tempi. Era così quando eravamo venuti a conoscenza della funzione della profezia di Aegon il Conquistatore all’interno della trama di House of the Dragon. Ed è così oggi, dopo aver visto quello che abbiamo visto nell’ultima visione di Daemon ad Harrenhal. Offrire una risposta convinta rientrerebbe nel campo delle speculazioni: le prove non ci sono, e anche quando sembrano esserci sono soggette a una miriade di interpretazioni.
La questione, in ogni caso, rimane. Dove andranno a parare gli autori di House of the Dragon, al di là della narrazione già nota della Danza dei Draghi? Abbiamo solo una sicurezza: a prescindere dalle fisiologiche modifiche che hanno subito (e continueranno a subire) le trame televisive rispetto alle trame dei libri di Martin, i punti fermi sono immutabili. Daenerys continuerà a fare la fine che ha fatto, Arya avrà ancora ucciso il Night King, Bran sarà sempre il legittimo detentore del Trono di Spade dopo la strage di Daenerys ad Approdo del Re e così via. Sì, ma perché?
Ecco, il punto è tutto qui: quello che succede in una trama del genere sarà sempre meno importante del perché succeda, e qui le evoluzioni ci possono essere eccome. I suggerimenti di House of the Dragon, combinati col lavoro che si potrebbe fare in futuro coi prossimi prequel di Game of Thrones, potrebbero cambiare totalmente la prospettiva su tante delle cose che abbiamo visto cinque anni fa.
Facciamo, allora, un punto della situazione.
Ryan Condal non vuole cambiare il finale di Game of Thrones, forse
Noi, dal canto nostro, abbiamo sempre monitorato la situazione con grande attenzione. L’abbiamo fatto all’interno delle recensioni settimanali e con costanti approfondimenti sugli indizi emersi, anche di recente. Non ci siamo mai sbilanciati oltremisura, ma dopo aver visto quello che abbiamo visto nell’ultima puntata l’abbiamo fatto maggiormente. La visione di Daemon, in cui si individua un chiaro suggerimento a proposito dell’associazione della figura di Daenerys con quella del Principe che fu promesso. Con questo non vogliamo affermare che sia necessariamente così (anche perché si creerebbero non pochi problemi di continuity), ma il suggerimento è esplicito. E la prospettiva soggettiva di Daemon potrebbe non essere sufficiente per smentire la teoria che impazza da qualche giorno a questa parte.
A che pro, non si sa. Ma dobbiamo tenerla in considerazione, pur essendo molto cauti a riguardo.
Abbiamo analizzato a fondo la questione all’interno della recensione. Ma c’è un altro elemento da riportare: Ryan Condal, showrunner di House of the Dragon, ha smentito l’ipotesi. L’ha fatto nel corso di una conferenza stampa di alcuni giorni fa, con parole molto chiare: “Non stiamo cercando di fare alcun tipo di interpretazione specifica di una profezia che deve ancora essere rivelata dal suo autore. Quello è il mondo di George R.R. Martin. Ed è lo spazio di George per raccontare quella storia. Noi siamo più interessati a giocare con il dramma del personaggio. Noi sappiamo chi stiamo guardando, ma Daemon non ne ha idea. Per quel che ne sa quella potrebbe essere una sua figlia con Rhaenyra, talmente forte da avere tre draghi. Non lo sa, ma intuisce che è una cosa che gli è stata mostrata per una ragione specifica”.
Insomma, secondo Condal la visione è importante in funzione di Daemon e dei personaggi a lui connessi, senza scomodare uno degli elementi più importanti dell’intera saga.
Vogliamo crederci? Ci torneremo tra poco, ma i dati sono dati: House of the Dragon ha stuzzicato gli spettatori fin dal primissimo episodio, a proposito della famigerata profezia. L’ha fatto con la questione della daga e della successione tra Viserys e Rhaenyra con la successiva interferenza di Alicent, prima di tornare più volte sull’argomento anche nel corso della seconda stagione. Gli Estranei, d’altronde, sono stati evocati in un momento chiave della seconda stagione di House of the Dragon: nei minuti d’apertura. Perché, tutto ciò? Ha davvero un fine collegato esclusivamente al prequel e non alla serie madre? Tutto ciò serve “solo” per dare uno scopo ulteriore ai Targaryen e offrire un ruolo “salvifico” alla casata, in particolare alla fazione nera? Oppure Condal vuole tenere le carte coperte, in modo da non rovinare un grande colpo di scena in serbo?
Non escludiamo niente, per il momento. Anche perché si era già generato un piccolo corto circuito comunicativo nelle scorse settimane. Geeta Vasant Patel, regista del terzo episodio, aveva affermato che le uova di drago viste nell’episodio fossero le stesse poi schiuse da Daenerys, ma lo stesso Condal smentì la notizia. Non vuol dire niente, ma se in futuro dovessimo ritrovarci ancora in una situazione del genere, i dubbi potrebbero aumentare.
Il lavoro sui prossimi prequel, tra House of the Dragon e A Knight of the Seven Kingdoms
In ogni caso, dovremo attendere almeno due anni prima di avere qualche risposta ulteriore in tal senso. O forse no. House of the Dragon, infatti, non è l’unico prequel di Game of Thrones che potrebbe offrire del suggestioni. Nel 2025, per esempio, andrà in onda la prima stagione di A Knight of the Seven Kingdoms, serie che ripercorrerà le vicende di Dunk ed Egg. Anche in questo caso, non mancheranno i Targaryen coinvolti. E, soprattutto, sarà coinvolto un personaggio chiave della saga di Game of Thrones, l’unico già comparso nella serie madre che potremmo ritrovare nei prequel: Brynden Rivers. Il futuro Corvo con Tre Occhi, predecessore di Bran Stark, è presente nella visione di Daemon e lo ritroveremo qui, un secolo dopo i fatti raccontati in House of the Dragon.
Lo troveremo in una fase molto diversa della sua vita, ma vista la sorte a cui è destinato dovremo tenerlo d’occhio con la massima attenzione.
L’altro prequel che potremmo vedere prima o poi in onda dovrebbe riguardare il protagonista assoluto della profezia: Aegon il Conquistatore. Il progetto, legato alla narrazione delle sue imprese, è un’opzione forte per la continuazione della saga. Se davvero dovesse vedere la luce, potrebbe darci tante risposte importantissime. Al momento sono solo ipotesi, ma una certezza c’è: dopo il naufragio del progetto sequel incentrato su Jon Snow, le uniche possibilità di revisionare il finale di Game of Thrones potrebbero arrivare dai prequel. Il futuro, però, potrebbe riservarci ulteriori sorprese. E a quel punto, tutto diventerebbe possibile. In quest’ottica, House of the Dragon potrebbe aver posto i primi tasselli di un mosaico molto più ampio, da sviluppare nel tempo attraverso le varie produzioni annunciate e annunciabili.
Finché non verrà risolta la questione di Arya, sarà difficile avere un quadro d’insieme davvero completo
Fino ad allora, non ci saranno certezze. I dubbi, le teorie, le speculazioni e le suggestioni avranno sempre la meglio su tutto il resto, fornendo uno scenario frammentato e poco chiaro. Poco chiaro ora, mentre in Game of Thrones si era deciso di accantonare le profezie in nome di una narrazione più lineare. Piaccia o non piaccia, la realtà è questa. E ogni possibile ampliamento degli orizzonti dovrà sempre tenere in considerazione l’unico vero fattore di rottura di tutto ciò: è stata Arya Stark a uccidere il Night King. Non Daenerys o Jon. Daenerys e Jon presentavano indubbiamente diversi requisiti a favore dell’associazione con la figura del Principe che fu Promesso: con Arya, al contrario, ci si dovrebbe arrampicare parecchio sugli specchi per individuarne – timidamente – alcuni.
Se si parla del finale di Game of Thrones, andando oltre la deriva finale di Daenerys e la risoluzione del gioco del trono a favore di Bran, è la giovane Stark l’anello di congiunzione e disgiunzione d’ogni cosa.
Che senso ha, allora, parlare della profezia di Aegon e del ruolo salvifico dei Targaryen (con relativa revisione dell’atto conclusivo della saga), se poi Arya è e rimane una Stark che di Targaryen non dovrebbe avere davvero niente? Nessuno, al momento. Ci sono solo due possibilità, entrambe piuttosto macchinose e poco convincenti: cambiare l’albero genealogico di Arya, rendendola una Targaryen, oppure scoprire dei poteri di Helaena che vadano ben oltre la dimensione attualmente conosciuta.
Sulla prima, c’è poco da dire: ci potrebbero essere alcune connessioni tra Stark e Targaryen attraverso la figura di Jacaerys (ne avevamo parlato in un articolo recente), ma l’idea lascia il tempo che trova e Arya è comunque vissuta svariati decenni dopo il figlio di Rhaneyra. Troppi, a dirla tutta. Sulla seconda, potrebbe esserci maggiore margine: Helaena era stata presentata fin qui coi canoni piuttosto abituali della “sognatrice”, figura piuttosto comune tra i Targaryen. L’ultimo episodio ha però suggerito una probabile interferenza della ragazza all’interno della visione di Daemon, evocando un’estensione dei suoi poteri magici. Arrivando persino ad associarla in qualche modo al raggio d’azione del Corvo con tre occhi.
Fermiamoci qui, per il momento. Non abbiamo sufficienti elementi per esprimerci a riguardo, ma terremo d’occhio Helaena con la massima cura. Non crediamo possa aver in qualche modo interagito con la storia di Westeros andando oltre i confini “naturali“. Tuttavia, è un’idea di cui vale la pena parlare. E che sarebbe molto funzionale, se davvero si volesse “riscrivere” il finale di Game of Thrones.
Contriamoci sulle conseguenze all’interno di House of the Dragon, per ora
Torniamo, allora, alla domanda con cui abbiamo aperto questo approfondimento: House of the Dragon si è davvero messa in testa di riscrivere il finale di Game of Thrones? Al momento non possiamo rispondere affermativamente, e siamo scettici a proposito dell’opzione. Scettici, ma con un margine di dubbio piuttosto importante. Gli elementi per costruire una narrazione alternativa del finale di Game of Thrones ci sono e altri ne avremo nei prossimi anni. Restiamo, però, sul “no” finché non arriveranno prove contrarie. Fidiamoci, quindi, delle parole di Condal. Ognuno degli elementi profetici di House of the Dragon ha la sola funzione di guidare gli eventi che portano alla Danza dei Draghi. La sviluppano per come la conosciamo, senza avere lo scopo di revisionare tutto quello che è avvenuto nei 150 anni successivi.
Questo potrebbe deludere qualcuno, ma è tutto quello che ci sentiamo di affermare in una fase del genere. Una fase in cui ogni episodio e ogni situazione possono portare a rivedere tutto il resto con occhi diversi. E a racchiudere in una sola dimensione il passato, il presente e il futuro di questa straordinaria saga. “È tutta una storia, e tu non ne sei che una parte”, dice Helaena a Daemon nel corso della visione. Mentre le profezie si rincorrono nel tempo, però, non perdiamo mai di vista la natura più umana e realistica di House of the Dragon, contestualizzando tutto per ciò che viene raccontato in quella specifica fase. Al contrario, rischieremmo di fare la fine dei Targaryen. E di farlo senza manco avere a disposizione dei draghi.
Antonio Casu