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Le 5 migliori interpretazioni di Matt Smith

Matt Smith
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Attenzione: evita la lettura se non vuoi imbatterti in spoiler di alcune tra le migliori interpretazioni di Matt Smith

È un viso particolare, quello di Matt Smith, riconoscibile. E non solo per la sua estetica. Matt Smith è un attore britannico che ha fatto sì che il suo volto fosse conosciuto soprattutto grazie a lavori immensi come Doctor Who o House of the Dragon. Ma non solo. Quando esce la prima stagione di The Crown, nel 2016, il grande pubblico di Netflix vede Matt Smith in una veste particolare e inedita, se vogliamo. L’attore inglese, che si forma in teatro dopo aver abbandonato una promettente carriera calcistica, è molto ben delineato dalla sua cultura e dalle sue origini. Dopo alcuni anni in teatro, dove si fa le ossa grazie a ruoli anche molto importanti, Matt Smith comincia a divenire parte della filiera cinematografica. Prima con piccole parti, come in In Bruges, e poi facendosi spazio come protagonista, come succede in Mapplethorpe. È sicuramente grazie al ruolo dell’Undicesimo Dottore che il grande pubblico comincia a conoscere la sua bravura ed è lì, a detta sua, che Matt Smith riconosce la grandiosità della recitazione. In grado di arrivare a tutti senza pregiudizi. Ma Matt Smith sa essere anche molto cattivo, se vuole. Daemon e Morbius ne saranno un esempio.

1. The Crown – Principe Filippo

Matt Smith The Crown

Come sappiamo, The Crown è una serie molto ben impostata, molto rigida sulle scelte cronologiche ma anche molto precisa (per approfondire in proposito). Le prime due stagioni, quelle che raccontano la giovinezza della Regina Elisabetta II, danno inizio a una storia travagliata ma che non ha eguali. Appassionante e vivida, resa meravigliosamente complessa dagli attori che interpretano i reali inglesi. Su tutti, Claire Foy nei panni della Regina e Matt Smith, nei panni di suo marito, il Principe Filippo. Uomo complesso e romantico, forestiero ma nobile. Talmente disposto a sacrificare tutto, da cambiare patria e adeguarsi a una nuova vita, seppur difficile. Per amore della sua Lillibet, quella che noi conosciamo come Regina Elisabetta II. Matt Smith fa un lavoro egregio su un personaggio difficile da scalfire e complicato da capire, il più delle volte. Un uomo che decide scientemente di supportare una situazione anche più grande di lui. Un uomo che si mette in gioco, che non ha paura di amare. Il volto di Matt Smith, grazie al quale non ci interessa più se sia somigliante oppure no, è un volto emblematico, perfetto per interpretare il Principe Filippo, dietro al quale si nascondono molte emozioni contrastanti, che Matt Smith riesce a portare in superficie.

2. Mapplethorpe – Robert Mapplethorpe

Mapplethorpe

Mapplethorpe è un film del 2018, diretto da Ondi Timoner, che racconta la storia di Robert Mapplethorpe e di come sia diventato così grande e importante nella scena artistica mondiale. Il fotografo, che oggi conosciamo in tutto il mondo ma che in vita fu molto ostacolato, è interpretato da un meraviglioso Matt Smith. L’attore inglese, questa volta, ci mostra il suo lato più creativo, più sensibile e anche più nascosto. Interpretando il famoso fotografo, Matt Smith si immerge in una vita fatta di molti ostacoli, di tante difficoltà e di innumerevoli critiche. All’arte e alla vita privata. Matt Smith si cala nel personaggio con delicatezza, mostrando tutte le facce di un’anima complessa e cercando di raccontare anche un certo tipo di società oppressiva e poco empatica. La sua è un’interpretazione impeccabile, grazie a lui conosciamo Robert Mapplethorpe come uomo e non solo come artista. La sua eccentricità, unita a una dolcezza fanciullesca, sono rese sullo schermo da un bravissimo Matt Smith che dimostra di avere una preparazione teatrale, quasi scenografica. Primo ed unico – al momento – ruolo biografico, Mapplethorpe è per Matt Smith un’occasione di mostrarsi in ogni sua veste e, come il personaggio che interpreta, esente da ogni pregiudizio.

3. House of the Dragon – Daemon Targaryen

house of the dragon Matt Smith

È il prequel di Game of Thrones, e Matt Smith ci si inserisce perfettamente. Quel suo sguardo apparentemente cattivo non poteva che calzare a pennello in un tipo di narrazione come quella de Il Trono di Spade (anche se qualcuno non è d’accordo). La narrazione che quest’ultima ha fatto sua da subito è sicuramente orientata su un certo tipo di linguaggio e un certo tipo di estetica. Dura, molto diretta, coerente con se stessa. Daemon Targaryen, il personaggio di cui veste i panni Matt Smith, è un guerriero fenomenale ed è anche un uomo che non ha paura di nulla, e soprattutto di nessuno. Il Daemon Targaryen di Matt Smith è un uomo arrabbiato e vendicativo ma è anche, apparentemente, innamorato. La questione della veridicità dell’amore tra lui e Rhaenyra è ancora motivo di dibattito (qui per sapere cosa ne pensa Matt Smith). Quello che sappiamo, almeno per ora che la seconda stagione è appena iniziata, è che Matt Smith riesce a portare avanti un personaggio complesso ma molto in linea con la narrazione principale. E la sua bravura ci restituisce un protagonista con molte facce, distinte e sempre tutte convincenti. Il ruolo del cattivo (anche se in House of the Dragon i, così come in Game of Thrones non è semplice distinguere il bene dal male) è nelle corde di Matt Smith. Che si sa mettere in gioco e soprattutto in discussione.

4. Doctor Who – Undicesimo Dottore

doctor who Matt Smith

Undicesimo Dottore, sostituisce David Tennant, dal 2010 al 2013. È il primo vero ruolo mainstream per Matt Smith, che coglie l’occasione per farsi conoscere dal grande pubblico. E, nonostante il pubblico di Doctor Who sia molto difficile e pretenzioso, l’attore britannico riesce benissimo nell’impresa, tanto da essere candidato, per la sua interpretazione, ai premi BAFTA. È il suo nuovo trampolino di lancio, per lui che nel 2010 ha ricoperto già dei ruoli in alcuni film, ma senza mai arrivare a un pubblico così vasto. L’Undicesimo Dottore è per Matt Smith la prima occasione di farci vedere un lato dolce della sua personalità. Doctor Who, infatti, è pensato anche per un pubblico molto giovane e la sua narrazione fantascientifica si presta molto bene all’allenamento dell’immaginazione. Sarà proprio lui, infatti, a raccontare di come interpretare l’Undicesimo Dottore, gli abbia restituito moltissimo soprattutto in termini di gioia spassionata. Matt Smith dichiara, infatti, di essersi sempre riconosciuto nel modo fanciullesco ma anche molto attento di affrontare la vita del Dottore più famoso della tv. Anche se oggi lo conosciamo per ruoli molto più complessi e talvolta più duri, Matt Smith (che affronta, con Doctor Who, una difficilissima eredità da parte di Tennant) sa essere anche molto intimo e malinconicamente dolce.

5. Morbius – Lucien (Milo) Morbius

Morbius Matt Smith
Matt Smith

Come dicevamo, oggi leghiamo il volto di Matt Smith a personaggi più duri, come quello sopracitato di Daemon Targaryen. Ma c’è un altro ruolo che consacra Matt Smith a questo tipo di visione, quello di Lucien, anche detto Milo Morbius. Nel film Morbius (qui la nostra recensione) del 2022, al fianco di Jared Leto nei panni del protagonista, Matt Smith interpreta un villain fenomenale. Lucien è il fratello adottivo di Michael Morbius, sono cresciuti insieme e soffrono della stessa malattia degenerativa. Quando le loro vite si dividono, Lucien (soprannominato Milo) verrà a scoprire che Michael ha trovato una cura e comincerà la sua lotta per ottenerla. Senza pensare, chiaramente, alle conseguenze, anche mortali, delle sue gesta. Matt Smith, per la prima volta, si mette in gioco con un ruolo da cattivo, col ruolo dell’antagonista. Il suo sguardo sinistro e il suo volto piuttosto spigoloso si prestano perfettamente a un ruolo del genere. E la sua bravura nell’incarnare un tale carattere complesso completa un’opera di narrazione del villain pressoché perfetta. Il suo Milo fa un viaggio esponenziale dal bene al male, in un crescendo negativo. Matt Smith, che sa spaziare dal bene al male con disinvoltura, compie la stessa curva ascendente, regalandoci interpretazioni diverse tra loro. Ma tutte ugualmente uniche e riconoscibili.