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Il ritorno al futuro di That ’90s Show: puntare sulle sit-com, oggi, è ancora possibile?

that '90s show copertina
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Se c’è un trend facilmente ravvisabile nel panorama seriale degli ultimi anni, questo è dato dalla tendenza atta a produrre serie tv di carattere comico che, però, possano andare a ibridare al suo interno tanti altri generi, mescolando umorismo e dramma per offrire narrazioni sfaccettate e difficilmente definibili da un’unica etichetta, come Ted Lasso e Shrinking (qui la nostra recensione). Da questo punto di vista, il format di That ’90s Show, sequel/revival di That ’70s Show, rappresenta una scelta audace e interessante dal momento che punta su sul format tipico della di “sit-com vecchia scuola“. Un genere che, dai fasti di un tempi, sembrava ormai aver perso tutto il suo fascino e il suo splendore. Un ritorno alla serialità di vent’anni che potrebbe rivelarsi assai promettente a causa della sua capacità di rispondere a esigenze che il pubblico chiede sempre: semplicità e divertimento.

Con questo vogliamo dire che ormai siamo stufi delle serie dramedy?

Assolutamente no. Perché rinunciare infatti a titoli di qualità che ci hanno dimostrato che è possibile raccontare storie profondamente emotive senza rinunciare alla comicità come Fleabag, Atlanta o The Marvelous Mrs. Maisel? Il problema è un altro: l’esplosione di questo genere dalle tinte ibride ha lasciato un vero e proprio vuoto nel panorama seriale. Una mancanza che si è fatta sentire!

Che fine hanno fatto le grandi sit-com di un tempo?

Red Forman interpretato da Kurtwood Smith in That ’90s Show.

Se c’è infatti una cosa di cui il pubblico ha sempre bisogno, queste sono le commedie tradizionali, prodotti capaci di offrire un’esperienza di visione più leggera e spensierata e che molto spesso si danno per scontate, ma che il pubblico continua a ricercare disperatamente. Non a caso alcune tra le più popolari sit-com del passato sono ancora oggi tra le serie più viste ancora oggi sulle piattaforme streaming.

La domanda fondamentale è: le sit-com hanno ancora un futuro? Sulla scia di una serie come That ’90s Show, si può invertire la rotta intrapresa negli ultimi anni?

Dopo alcuni anni di stagnazione a seguito della fine di alcune famose serie tv, in nostro soccorso è arrivata That ’90s Show. Trattasi di una sit-com di Netflix, la cui prima parte della seconda stagione è recentemente approdata sulla piattaforma. La comedy, ambientata, come suggerisce il titolo, negli anni ’90 segue un gruppo di adolescenti che vivono nella cittadina di Point Place, Wisconsin, sulla scia di That ’70s Show, rispetto alla quale si pone come sequel/spin-off/revival. Una serie che, nel suo piccolo ha raggiunto un discreto successo e che, con la sua seconda stagione, pare essere addirittura andata a migliorare.

La trama ruota, in particolare, attorno alle avventure di Leia Forman, la figlia di Eric Forman e di Donna Pinciotti direttamente da That’ 70 Show. Leia trascorre l’estate dai nonni, Red e Kitty Forman, dove fa nuove amicizie. Lì la ragazza vive le sue prime esperienze adolescenziali in un mix di nostalgia anni’90 e tante risate grazie a una serie di personaggi esilaranti. Dagli iconici nonni, ad alcuni tra i protagonisti della serie storica, fino ai nuovi amici. Distante da revival che si sono voluti distaccare dal formato di origine come quello di Willy: il principe di Bel-Air, la serie sfrutta al meglio quello che sono le potenzialità della sit-com senza per questo sembrare qualcosa di già visto o di poco interessante.

that '90 show
Jay e Leia in una scena di That ’90s Show.

Storie semplici e brevi, personaggi e ambienti fissi, telecamere a ripresa statica, una patina retrò e risate preregistrate ad accompagnare le battute.

L’effetto nostalgia è subito creato.That ’90s Show sfrutta infatti abilmente il recupero del passato sia per omaggiare la serie madre, sia per costruire una trama simpatica e coinvolgente. Una serie che riesce a rientrare in quella comfort zone che ci fa sentire tranquilli e protetti. Una serie che funziona perché non va a enfatizzare eccessivamente gli stilemi delle sit-com e che, forse per la sua ambientazione tanto conosciuta agli occhi dei fan della serie madre, non sembra artefatta. Nonostante i personaggi caricaturali e teatrali e le situazioni poco credibili, lo spettatore ha infatti l’impressione di assistere a uno show genuino e divertente, che fa bene al cuore.

Una piccola parentesi di divertimento che probabilmente non arricchirà poi molto a livello emotivo, ma che riesce a farci sorridere e a tenerci compagnia.

That ’90s Show riprende infatti una struttura semplice e rassicurante. Episodi di circa 20-30 minuti con trame verticali e autoconclusive e personaggi ricorrenti che diventano familiari al pubblico e a cui viene facile affezionarsi. Una sorta di rifugio, un tempo in cui staccare la testa per godersi in serenità qualche sana risata senza troppi pensieri, ma non per questo caratterizzato da una comicità sciocca e malfatta. Insomma, un vero e proprio tuffo nel passato che però non manca di alcune novità che diano freschezza al genere: un taglio più moderno, situazioni e personaggi più variegati e battute che si adattano ai tempi nonostante la collocazione degli anni ’90. Un approccio più moderno che garantisce maggiore diversità e inclusività, rispecchiando meglio la società odierna sia dal punto etnico-culturale che della sessualità e dell’identità di genere.

Leia e i suoi nonni in una scena di That ’90s Show.

Siamo quindi di fronte a una sit-com 2.0.

A un prodotto che, per tentare di sopravvivere ai cambiamenti in corso nel mondo seriale, ha bisogno di qualche piccolo accorgimento, come un numero ridotto di puntate per stagione che, pur costituendo un limite per il dipanarsi delle trame e per l’affezione del pubblico, si rivela essenziale a livello di produzione. In un mondo in cui siamo sempre più abituati a repentine cancellazioni, le case di produzione sono infatti più caute che mai e raramente si concedono di creare prodotti comedy più lunghi di 10 episodi a stagione. A cavallo tra due diversi metodi di fare televisione, That’ 90s Show si rivela ancora una volta un pioniere. La serie infatti propone i diciotto episodi che compongono la seconda stagione in due parti, una da otto puntate e una da dieci in arrivo tra qualche mese.

Al netto di tutte le considerazioni fatte, lo possiamo dire: no, le sit-com non sono morte. Con i giusti accorgimenti, infatti, anche questo genere di comedy possono avere ancora un grande potenziale, a patto di cedere alla necessità di evolversi e di adattarsi ai cambiamenti sociali e culturali dell’Oggi. E That ’90s Show, con la sua capacità di combinare la nostalgia per gli anni ’90 con elementi volti attrarre una nuova generazione di spettatori, ne è un esempio perfetto.

That ’90s Show: la recensione della prima parte della seconda stagione