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How I Met Your Mother: 8×01 – In fondo sì, c’è ancora tempo. Per tutti

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C’è una parola in tedesco: lebenslangerschicksalsschatz. E la traduzione più vicina sarebbe “il regalo del destino di una vita”. Victoria è fantastica, ma non è il mio lebenslangerschicksalsschatz. Lei è il mio beinaheleidenschaftsgegenstand, […] significa “la cosa che è quasi quella che vuoi, ma non esattamente”.

How I Met Your Mother aprì la sua ottava (e penultima) stagione con un episodio particolare. Il titolo di questo episodio (Farhampton, nella versione originale), in italiano è uno dei più azzeccati e al contempo struggenti in questa serie: C’è ancora tempo. Per Ted è stato un viaggio lunghissimo, straziante, ma per lui non è troppo tardi realizzare quello che ha inseguito per così tanto. Questa puntata è sempre un colpo al cuore, complice anche la canzone di sottofondo alla fine dell’episodio (The Funeral dei Band of Horses).

Quello che emerge qui, e che possiamo considerare il fulcro di How I Met Your Mother, è la contrapposizione tra destino e tempismo.

Klaus sta fuggendo dal suo matrimonio e spiega a Ted che questa decisione l’ha presa per un motivo ben preciso: Victoria è fantastica, ma non è il suo “regalo del destino di una vita“. Victoria, per lui, è “la cosa che è quasi quella che vuoi, ma non esattamente“. Quando Klaus descrive la sensazione che si prova quando ti trovi davanti quella persona, quando finalmente la incontri, Ted si rivede in lui: rivive attraverso Klaus tutte le speranze che ha covato per anni, che ha rincorso, desiderato, bramato. Ted ha sempre creduto ostinatamente al destino, e nonostante abbia vacillato molte volte pensando che, forse, quello che voleva non sarebbe mai accaduto ecco che in questa puntata la sua determinazione torna a farsi viva, più che mai. Anche se è stremato, anche se è afflitto, anche se è stanco di aspettare. Ma Klaus lo rassicura: per lui, c’è ancora tempo.

Ted: “E tu sei proprio sicuro che un giorno lo proverai?”; Klaus: “Ma certo. Può succedere a tutti. Anche se non sappiamo né quando, né dove”.

La riflessione più importante di How I Met Your Mother è proprio su questo: il tempismo e il destino. Non è tanto l’incontro stesso con la persona giusta, quanto il fatto di incontrarla al momento giusto e nel posto giusto. C’è chi lo chiama destino e chi la chiama coincidenza: ma esso ci mostra che siamo parte di una storia, e che ogni avvenimento in apparenza casuale nel quale ci troviamo coinvolti possiede un significato e uno scopo.

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How I Met Your Mother (640×360)

“Se c’è chimica manca solo una cosa: il tempismo. Ma il tempismo è una brutta bestia.”

Robin lo aveva detto a Ted, il tempismo è una brutta bestia. E Ted ha pazientato, ha aspettato, consapevole e speranzoso che il momento per cui si è sempre sentito pronto sarebbe arrivato.  Ted è, come lo definì Lily, l’uomo con la più alta resistenza emotiva di ogni altra persona. Abbiamo sperato, aspettato, desiderato insieme a lui per 9 stagioni quel maledetto momento, scoprendo solo alla fine che è stato semplicemente un modo per cullarsi nei ricordi. Ripercorrere tutti gli eventi e le circostanze che lo hanno portato a compiere il suo destino, e cioè incontrare Tracy, è stato un modo per rendersi (inconsapevolmente) conto che c’è un momento in cui credere al destino, e un momento in cui, quando questo ha fatto il suo corso, puntare sul tempismo. 

Vista da questa prospettiva anche il finale della serie assume un significato del tutto diverso: Tracy, è “il regalo del destino di una vita” di Ted, ma non significa che dopo di lei, dopo la sua morte, Ted non possa finalmente rincorrere ciò a cui ha sempre rinunciato: Robin. Che sia destino o il giusto tempismo, poco importa, sta a noi scegliere ciò in cui credere. Possiamo dire che ogni episodio di How I Met Your Mother ci pone davanti a questa scelta: decidere di credere al destino, accettando così la naturale concatenazione di eventi, oppure farsi trasportare da una serie di coincidenze che hanno fatto in modo si arrivasse a quella determinata circostanza. Ted, per fortuna, non ha mai perso le speranze. Per lui non è troppo tardi, non lo è mai stato: per lui, per tutti noi, c’è ancora tempo.