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Il finale di How I Met Your Mother è una corsa frenetica verso la morte dei 30 anni

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É stato amato alla follia. Venerato, dai fan del corno blu, andati in letterale estasi alla visione di quella scena conclusiva che tornava proprio là, dove tutto è cominciato. Da Ted e Robin. É stato odiato alla follia. Da chi preferiva un ultimo atto più coerente col titolo: How I Met Your Mother. Non How I re-Met, per l’ennesima volta, zia Robin. Ma non è questo quello di cui parleremo oggi, l’eterna diatriba tra Robin e Tracy è stata discussa fin troppo a lungo e rischia di diventare stucchevole. Rischia di farci distogliere l’attenzione dal perchè il finale di How I Met Your Mother potrebbe essere stato costruito in questo modo. Perchè non è stato il divisivo epilogo a costituire il maggiore oggetto di discussione di questi anni, sul motivo per cui il finale di How I Met Your Mother fosse stato scritto male. Il problema, secondo buona parte di chi non ha apprezzato l’ultima stagione, è come si è arrivati a quell’epilogo.

Ma come e perchè si è arrivati, effettivamente, a quell’epilogo?

Ce lo siamo chiesti spesso, e in maniera troppo approssimativa la risposta che la maggior parte di noi si è dato è stata: pigrizia a livello di sceneggiatura. Centomila puntate per il matrimonio e poi 5 anni di storia condensati in 2 episodi tramite frame, ma che è? Ma cosa si sono bevuti? In realtà però, i pigri potremmo essere stati noi. Pigri nel non cogliere dei sottotesti fin troppo importanti e, col senno di poi, anche abbastanza evidenti.

How I Met Your Mother nell’arco delle sue 9 stagioni ci ha raccontato la vita. La vita di 5 personaggi che hanno vissuto a cavallo dei 30 anni, più o meno tra i 27 e i 35 durante l’evoluzione della storia. Un periodo in cui l’incoscienza giovanile si è già fatta da parte, lasciando spazio a un ultimo ma ancora consistente pezzo di gioventù consapevole, di gioventù adulta. A volte arrembante e altre meno, a volte riflessiva e altre volte preda degli ultimi sprazzi di superficialità concessi in un’età di mezzo in cui non sei definitivamente entrato ancora nella fase della piena e definitiva maturità. Un’età molto interessante, specie se la passi con 4 amici che hanno i tuoi stessi interessi e il tuo stesso modo di interpretarla, ma un’età non definitiva.

Ed è proprio durante questa età che abbiamo conosciuto e vissuto i protagonisti di How I Met Your Mother. Li abbiamo visti innamorarsi, divertirsi, lavorare – tranne Barney – costruire le basi per quelli che sarebbero stati i futuri loro stessi. In un mood intenso, fatto di sbronze al pub e sfrenate conquiste: con una coscienza di se crescente, ma non ancora definitivamente strutturata. Abbiamo vissuto la loro gioventù matura, un ibrido tra quello che erano stati e quello che sarebbero diventati. Tra la loro versione acerba e la loro forma finale.

Una fase dell’esistenza in cui mediamente c’è ancora grande velocità d’esecuzione, ma con un occhio di riguardo maggiore, rispetto a prima, a quel che sarà. Le 9 stagioni di How I Met Your Mother ci hanno restituito un contesto statico ma dinamico: Barney, Ted, Robin, Marshall e Lily frequentano sempre gli stessi ambienti più o meno, ma li vivono ancora al massimo. Non sono ancora entrati in quella routine tipica dei 40 anni, caratterizzata tendenzialmente – salvo ovvie eccezioni, chiedere ad Hank Moody di Californication per credere – dalla ripetizione delle stesse azioni e dalla riproduzione di situazioni meno degne di nota.

Abbiamo vissuto le loro vite in questo modo: ponderato ma movimentato, pieno di momenti pieni, ancora un po’ irrisolto. Poi però i 40 anni arrivano. E i big moments cominciano a diminuire. Come dice Lily in quella scena strappalacrime della penultima puntata, quando si rivolge a una Robin che è ormai definitivamente pronta a uscire dal guscio, a staccarsi da quel trend meraviglioso ma arrivato a naturale conclusione.

“Te ne vai di già? E’ un momento importante, stiamo dicendo addio alla casa, devono essere presenti tutti gli amici.” –
“Gli amici? Gli amici sono due persone sposate che aspettano il terzo figlio, il mio ex marito che rimorchia donne poliziotto proprio di fronte a me, e il ragazzo che avrei probabilmente dovuto sposare con la sua fidanzata”
“E perciò, vuoi dire che la nostra amicizia è finita per sempre?”
“L’amicizia non è finita. Stanno accadendo cose bellissime nella nostra vita e dobbiamo esserne grati”


“Ma noi 5, che passiamo il tempo da Mac’Larens, giovani e stupidi. Fa soltanto parte del passato”

Da questo dialogo chiave in poi, cambierà tutto. L’ultima puntata di How I Met Your Mother si trasformerà in un frenetico susseguirsi di eventi che porteranno alla morte dei 30 anni. Di quel periodo in cui alcune cose erano già delineate, ma tutto era ancora possibile. Era possibile essere giovani e stupidi al solito pub, curandosi delle conseguenze del giorno dopo in modo relativo. Ed è qua che arriviamo al punto a cui volevamo arrivare dall’inizio di questa narrazione.

Probabilmente c’è un motivo specifico per cui gli autori di How I Met Your Mother hanno costruito quel finale apparentemente frettoloso.

Il motivo sta in dei sottotesti alti, non immediatissimi, in cui gli sceneggiatori hanno voluto coinvolgerci. Quando sei sulla via dei 40 anni tutto diventa tendenzialmente più statico, e i big moments a cui faceva riferimento Lily diventano sempre meno frequenti: il matrimonio di un amico, la nascita di una figlia, l’annuncio della promozione della vita. Sono momenti più pieni rispetto al passato, ma meno frequenti. La velocità d’esecuzione che durante le 9 stagioni di How I Met Your Mother abbiamo vissuto con costanza all’interno delle vite dei protagonisti, si trasforma in velocità d’esecuzione delle scene, a 40 anni: la vita non è più quella di prima, la quotidianità cambia, diventa più concreta ma meno degna di nota. In un contrasto armonicamente disarmonico, vediamo cambiare anche tanti più ambienti durante quei pochi minuti che ci separano dal corno blu: non solo il solito pub e la solita casa, ma varie situazioni. Solo meno frequenti, e per questo meno meritevoli di un approfondimento extra sui dettagli, che gioco forza sarebbero stati meno succulenti.

Una scelta di sceneggiatura coraggiosa, forse non facilmente comprensibile sulle prime, ma in fondo comprensibile negli intenti. A 40 anni la vita diventa altro: ne siamo più padroni, ma i big moments che possono far saltare dalla sedia il nostro pubblico ideale si riducono drasticamente. Diventano frame da guardare in modo frenetico e un po’ nostalgico, perchè della gioventù quella vera non è rimasto che questo: Remember, remember.

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