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Se solo How I Met Your Mother avesse avuto qualche puntata in più

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Non sarebbe bello poter tornare indietro nel tempo? Balzare avanti e indietro all’interno della propria storia per modificarla a nostro piacimento? Chi non ha sognato almeno una volta di poter correggere un errore, prendere un’altra strada, parlare invece di tacere? Buttarsi piuttosto che rimanere fermi? How I Met Your Mother è una di quelle serie che si aggrappa con le unghie al passato, e non solo nei termini della costruzione narrativa: la serie creata da Craig Thomas e Carter Bays passa nove stagioni a farsi del male e a farlo a noi percorrendo continuamente la strada del “se solo…”. Sappiamo quanto il finale abbia diviso il pubblico e come anche i più appassionati, a distanza di anni, facciano fatica a digerirlo: c’è chi lo considera troppo affrettato, chi crede non abbia fatto giustizia ai personaggi e chi semplicemente avrebbe preferito vedere una conclusione diversa. Oggi questa licenza, quella meravigliosa possibilità di cambiare qualcosa che è già stato scritto, ce la prendiamo noi. Con lo stesso sguardo di Ted, appoggiati al vetro della GNB Tower osserviamo la città sotto di noi e pensiamo “se solo How I Met Your Mother avesse avuto qualche puntata in più…”.

How I Met Your Mother

Per una serie basata sulle svolte improvvise, i cambi di rotta e soprattutto e le seconde possibilità, il finale è paradossalmente lapidario nel nel non lasciare molto spazio alla speranza. E dire che quasi ci avevamo creduto: Barney e Robin dopo tante difficoltà si sono sposati, Lily e Marshall sono felici e Ted ha finalmente trovato quella che sa essere la donna della sua vita. Ecco, la serie ci mette poco più di un’ora a cambiare le carte in tavola e a spazzare via tutto quello a cui ci eravamo aggrappati per nove lunghe stagioni, lasciandoci con l’amaro in bocca e lo spaesamento che si sente quando ci si trova sull’orlo di un precipizio. Vi faccio però una domanda: non è a questo che ci ha abituato la serie fin dall’inizio? Dopotutto, dovremmo essere avvezzi agli sconvolgimenti emotivi quando si tratta di un prodotto televisivo che ha costruito il suo successo sull’aspettativa di qualcosa che sembra non arrivare mai.

Proviamo ad aggiungere, allora, qualche metro ancora al filo rosso che abbiamo visto srotolarsi davanti ai nostri occhi e pensiamo a cosa sarebbe potuto accadere se fosse stata aggiunta qualche puntata in più. Si può dire (e penso di parlare a nome di quasi tutti) che avremmo voluto vedere qualcosa di diverso per Barney: assistendo alla crescita del personaggio forse più sfaccettato dell’intera serie, l’abbiamo poi visto fare apparentemente mille passi indietro nel corso di due puntate. Credo che molti di noi sperassero in un matrimonio duraturo con Robin: si tratta pur sempre di un’unione che ci ha fatto dannare ma che rappresentava un sentimento vero, palpabile. Un amore che ci sarebbe piaciuto vedere coronato sullo schermo per molto tempo ancora; lo scorcio di una vita che abbiamo aspettato per anni.

E Ted? L’amore tra lui e Tracy fa a gara con gli star-crossed lovers delle tragedie shakespeariane: un continuo rincorrersi senza toccarsi mai, una strada dissestata che noi spettatori abbiamo percorso volentieri sapendo che alla fine ci aspettava il tanto agognato “e vissero felici e contenti”. Finché Tracy non ci viene strappata via. E la verità è che poteva piacere o meno, ma era innegabile come sembrasse il pezzo mancante del puzzle di Ted (nonostante la sua scarsa presenza sullo schermo). Ci viene dato appena il tempo di scorgere qualche anno della loro vita insieme prima di vederci chiudere la porta in faccia. Nessuna preparazione, una rottura netta.

Ma, di nuovo, non è a questo che ha sempre mirato la serie? Per quanto possa far male è possibile accorgersi, tirando le somme, di quanto tutto sia cambiato pur essendo tornati al punto di partenza? Lily e Marshall hanno trovato il loro equilibrio, che sarebbe stato impossibile da raggiungere senza le fatiche che hanno affrontato. Alla fine non sono più la coppia che tutti guardano con invidia ma si rivelano l’amore che resiste davanti a tutto, anche ai passi falsi. Barney all’inizio della serie è un uomo profondamente solo che rifugge i sentimenti veri perché, come tanti di noi, si è avvicinato troppo alla fiamma e ne è rimasto scottato. Alla fine non solo trova l’amore, quello vero, ma lo perde. Così facendo viene finalmente a patti con una verità incrollabile: se ci si lega a qualcuno, bisogna accettare di poter essere feriti. E se c’è una cosa che How I Met Your Mother ci ha insegnato è a rialzarci anche quando sembra che non ne valga più la pena.

E Ted? Abbiamo fatto il tifo per lui, l’abbiamo odiato, abbiamo sperato che imparasse dai suoi errori. L’abbiamo visto soffrire e rialzarsi ogni dannata volta, continuando a sperare che là fuori ci fosse quella persona. Quella delle favole, quella che non esiste. Trova l’amore della propria vita dopo tante peripezie e, per un certo lasso di tempo, è banalmente felice. Come dovremmo essere tutti, in fondo. E How I Met Your Mother, che è tutto tranne che prevedibile, cambia le carte in tavola e nemmeno troppo sottilmente ci porta un uomo animato da uno dei sentimenti più viscerali che esistano: la paura di rimanere soli. Che cosa fai, a quel punto? Come agisci quando ti viene portato via l’amore che hai aspettato per tutta la vita e non puoi prendertela con nessuno? Torni a casa, dall’unica altra persona che ti ha fatto sentire così. Se la maggior parte di noi non è abbastanza fortunata da trovare un grande amore nella propria vita, a Ted ne toccano due. Per questo non lo biasimo davanti a quel corno francese blu e chiedo a voi di non farlo. Potremmo tranquillamente essere noi.

Per questo, nonostante tutto, ho smesso di sperare in puntate in più. Siamo chiari: io per prima avrei voluto che andasse diversamente. Avrei voluto più tempo, meno dolore, un’altra possibilità. Eppure non riesco a fare a meno di pensare che How I Met Your Mother sia riuscita nel suo obiettivo: portarci l’amore più comune che esista e per questo il più straordinario. Ingiusto, a tratti sbagliato, faticoso, perverso e vero.

Nel 2012 i Fort Atlantic cantavano “Let your heart hold fast” e ci insegnavano il coraggio di chi non smette di andare avanti; la voglia di guardare il mondo non per com’è, ma per come dovrebbe essere. E noi? Ce l’abbiamo il coraggio di Ted?

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