Ted Mosby è alla costante ricerca della donna della sua vita. La vede ovunque, la cerca in modo disperato, spasmodico. E ogni volta si illude di averla trovata, ma ogni volta è costretto a capire che no, neanche questa sarà la madre dei suoi figli. E mentre lo osserviamo – nel corso delle nove stagioni di How I Met Your Mother – lanciarsi da una relazione all’altra, sperando di averla finalmente incontrata e spendendosi oltremodo per il neonato rapporto, non possiamo non accorgerci che Ted non è innamorato di nessuna delle donne con cui inizia una storia: Ted è innamorato dell’amore.
Ed è talmente innamorato di questo sentimento, di tutto ciò che comporta e dei suoi risvolti che ne diventa ossessionato. Dipendente dal bisogno di amare ed essere amato.
Nella sua cerchia di amici, è senza ombra di dubbio il più romantico. Quello in cui crede davvero è nella potenza dell’amore e da tutta la vita sta aspettando l’altra metà della mela per sentirsi finalmente completo. Guarda i suoi amici Marshall e Lily e li ammira, li prende come modello di quella che vorrebbe fosse la sua storia e attraverso loro sublima il suo profondo desiderio di mettere su famiglia. In più di un’occasione si percepisce la forte volontà di essere al loro posto: un’invidia affettuosa per la fortuna che i suoi amici hanno avuto nel trovare così in fretta e facilmente l’amore.
Ted entra, anche se inconsapevolmente, in una sorta di competizione con loro. Utilizzandoli sempre come termine di paragone, confronta ogni sua relazione con quella dei suoi amici, sperando ogni volta di potersi identificare in loro. E invece non succede mai. Neanche con Robin, il suo corno blu. L’amore immortale che resta tale proprio per la sua incompiutezza.
Ma alla fine neanche lei sfugge a quella lista di donne a cui Ted ha donato il suo cuore troppo presto nello slancio di poter finalmente dire di aver trovato l’amore della sua vita. Anzi, Robin non fa che peggiorare questo desiderio inconscio e ancestrale del protagonista di innamorarsi, di spendere le sue energie in un legame che sia appagante e “da sogno”. Ogni conquista a cui assistiamo in How I Met Your Mother non è mai una storia fine a se stessa, ma c’è sempre qualcosa di più: Ted cerca di trovare in ogni situazione quel qualcosa che renda l’incontro memorabile.
Valuta le congiunzioni astrali, calcola quanto fosse destino che si incontrassero, come le avversità non abbiano fatto altro che rendere il loro amore più forte… ma non c’è amore. L’unico amore che Ted prova è in fondo verso un sogno, un’idea che ha dell’innamoramento. E così si spende in gesti eclatanti, emblematici. Sono gesti, prove d’amore che hanno fatto di serie tv come How I Met Your Mother il modello di ciò che dovrebbe esprimere tale sentimento che è reale, intenso solo se ti presenti sotto casa della tua amata con un corno blu o se organizzi un appuntamento di soli 2 minuti.
Ma in realtà non è affatto così.
Ted si butta a capofitto nella relazione, immagina come evolverà in futuro, ancor prima di conoscere davvero la persona che ha accanto. Dice “Ti amo” ancor prima di innamorarsi davvero. Trasportato da un sentimento che non è amore, ma euforia. L’euforia per aver trovato una donna che gli interessa e che gli dà attenzioni e perché crede che la loro sarà una longeva favola. Ma non è così, l’unica favola è quella che Ted stesso si racconta ogni volta, senza accorgersi che ciò che cerca non lo troverà mai se non lo individua in se stesso. La consapevolezza di sé gli permetterà non di cercare un sentimento, ma di incontrare colei che realmente rappresenta la condivisione di una vita.
Senza questo, la realizzazione del sogno diventa per lui motivo esistenziale. Passa da una donna a un’altra freneticamente per poi accorgersi – a volte troppo tardi – che si sta solo prendendo in giro. Così si illude che quella giusta sia magari una Zucca Supersexy intravista una volta sola, un’attivista sposata e irritante o anche una psicopatica piromane. Si illude che sia Robin, nonostante non abbiano mai voluto le stesse cose dalla vita. O anche Victoria, che tuttavia ha lasciato andare troppe volte per esserne davvero innamorato.
Immagino Ted circondato da passanti che si riparano sotto un ombrello giallo e lui che corre, fermando prima uno e poi un altro nella vana speranza che qualcuno di loro sia l’amore della sua vita. Quasi elemosinando l’arrivo di quest’anima gemella che finalmente lo farà sentire meno solo e più degno di essere amato. Degno di realizzare il suo progetto di una casa fuori città dove crescere dei figli ed essere felice.
E alla fine forse è vero che si trova l’amore solo quando non lo si cerca più. Quando ormai scoraggiato da tutti i suoi insuccessi, stremato da questa inconcludente ricerca, Ted decide di smettere.
Lascia andare la sua ossessione e fa pace con l’idea che l’amore non si prevede, non si organizza, non si pianifica come si può fare con un edificio.
E solo a quel punto Ted Mosby riesce a trovare il suo Lebenslangerschicksalsschatz “Il regalo del destino di una vita”. Quello che senza tregua ha aspettato e visto in ogni ragazza che ha frequentato e che mai invece ha incontrato. Perché tutte loro non erano altro che Beinaheleidenschaftsgegenstand “La cosa che è quasi quella che vuoi, ma non esattamente”. Ma Ted in fin dei conti non sapeva neanche cosa fosse ciò che voleva, non conosceva davvero l’amore. Lo immaginava, credeva di scoprirlo nei gesti plateali e negli sguardi rubati. si illudeva di sentirlo dentro di sé. Lo invidiava ai suoi migliori amici, senza mai comprenderlo appieno.