ATTENZIONE: Questo articolo contiene spoiler sull’ultima stagione di How to Get Away with Murder
Nella storia delle serie tv abbiamo conosciuto pochi personaggi ingrati tanto quanto i Keating Five: aspiranti avvocati che farebbero di tutto per proteggere le loro carriere, sono sempre pronti a puntare il dito sulla loro mentore, Annalise Keating, incolpandola dei crimini che loro stessi hanno commesso.
Scelti dalla professoressa per unirsi al suo team di avvocati, i Keating Five vengono coinvolti in un crescendo di delitti che si susseguono come la caduta delle tessere di un domino, innescata dall’omicidio accidentale di Sam Keating in una notte d’inverno. Quando Annalise si offre di aiutarli e proteggerli, i ragazzi corrono a nascondersi sotto alle sue gonne, ma la costante paura di essere traditi li porta a scagliarsi l’uno contro l’altro, accusando lei di essere la vera colpevole.
Lei che avrebbe dovuto incoraggiarli a chiamare la polizia, non spingerli a disfarsi del cadavere. Lei che è la madre, mentre loro sono i figli piccoli che ancora non sanno niente della vita.
Con il susseguirsi degli episodi di How to Get Away with Murder, i Keating Five si nascondono spesso dietro a questa scusa, trascinando la donna sempre più a fondo nella fossa, proclamando di odiarla ma senza riuscire ad allontanarsi da lei. Da mentore, modello a cui aspirare, Annalise Keating diventa la persona che gli ha rovinato la vita, anche se la vita se la sono rovinata da soli.
E la parte della vittima è recitata al meglio da Connor e Michaela.
Michaela Pratt ci viene presentata fin dall’inizio come una donna forte e decisa, che sa quello che vuole ed è pronta a fare di tutto per ottenerlo. E dato che ha sacrificato troppo per arrivare dov’è adesso non può permettere a niente e nessuno di impedirle di realizzare il suo destino.
Connor Walsh, dal canto suo, vuole entrare nelle grazie di Annalise, tanto da mostrarsi pronto a ingannare e mentire per riuscire a farlo. Forse più fragile, ma altrettanto appassionato, Connor è deciso tanto quanto Michaela a voler uscire pulito dall’omicidio di Sam Keating per non compromettere il suo futuro.
Spaventati e ossessionati dal salvarsi la pelle, Connor e Michaela si scagliano da subito contro Annalise, che come una madre sopporta le loro bizze senza mai smettere di proteggerli. Asseconda i loro sbalzi d’umore e poi cerca di lasciarli liberi, di fargli spiccare il volo, ma loro sono uccellini che non sanno ancora volare e finiscono per tornare al nido. Non senza abbandonare i soliti rimproveri e i continui voltafaccia.
Michaela, Connor e gli altri membri del gruppo – Annalise compresa – cercano di andare avanti con le loro vite, sperando in un nuovo inizio all’insegna della normalità, ma sembrano attirare crimini come il miele fa con le api e in ogni stagione si ritrovano con l’acqua alla gola e la giustizia alle calcagna. E per ogni nuovo delitto c’è un’Annalise Keating pronta a salvargli la pelle, ma anche un’Annalise Keating da accusare.
Il rancore che Connor e Michaela provano per la donna che rappresentava il loro roseo futuro è tale da emergere continuamente. Quando Annalise impedisce che Michaela venga denunciata per guida in stato di ebbrezza, la ragazza è incapace di esserle riconoscente. E quando Connor, divorato dai sensi di colpa per quanto accaduto a Wes, cerca nuovamente di ricondurre tutto a lei, Annalise vuole comunque perdonarlo e vuole che lo facciano anche gli altri.
Connor e Michaela fanno i figli ingrati fino in fondo.
Nell’ultima stagione vengono chiamati a testimoniare contro Annalise, accusata di tutti i reati da loro commessi. Messi di fronte alla scelta di tradire la donna per salvarsi la pelle, non ci stupiamo quando decidono di mentire. Addossare le loro colpe su di lei, dopotutto, è ciò che hanno fatto fin dall’inizio.
Ma se Laurel, una volta seduta al banco degli imputati, confessa di stare testimoniando il falso, Connor e Michaela fanno quanto pattuito, assicurandosi semplicemente di ottenere lo stesso accordo, per proteggersi a vicenda.
E proprio sul finale Michaela si conferma la serpe in seno che abbiamo sempre saputo essere.
Se Connor mostra di provare del rimorso per i crimini commessi e accetta di buon grado gli anni di prigione che lo attendono, affermando di meritarseli, Michaela, invece, dall’alto della sua arroganza, vuole solo riuscire a cavarsela pur avendo commesso un omicidio e lo vuole così tanto da tradire anche Connor, l’ultimo amico che le era rimasto.
L’ingratitudine di questi due personaggi ci ha fatto urlare contro lo schermo e battere i pugni sul tavolo, increduli di fronte a tanta arroganza e irriconoscenza. Connor e Michaela sono i bambini che si nascondono dietro alle gambe della mamma, incapaci di affrontare le cose da soli. Sono accecati dalla paura di ammettere ciò che hanno fatto, la paura di prendersi le proprie responsabilità e affrontare il fatto che se i loro sogni si sono infranti a romperli sono stati proprio loro.
Ma How to Get Away with Murder ha una sua giustizia interna, che prima o poi colpisce tutti. Se a Connor tocca scontare cinque anni di carcere, Michaela deve pagare lo scotto più caro: la solitudine. Dopo aver tradito tutte le persone al suo fianco, si ritrova da sola, abbandonata nel bel mezzo del tribunale, scossa dai singhiozzi.
Connor e Michaela, però, non sono solo dei bambini da rimproverare. Come tutti gli altri personaggi della storia sono esseri umani fragili, che si tengono insieme a malapena. Sono figli senza genitori che Annalise prende sotto la propria ala, figli che vogliono compiacerla, che la odiano ma non possono fare a meno di lei. Quest’amore però non può che finire in tragedia, perché anche i figli migliori possono sorprenderti nella notte pugnalandoti alla schiena.