A cinque anni dal finale di How To Get Away with Murder, la serie creata da Peter Nowalk e prodotta da Shonda Rhimes continua a occupare un posto speciale nel cuore degli spettatori. Questo thriller legale non è stato solo uno dei più grandi successi televisivi degli ultimi anni, ma anche una serie che ha saputo infrangere barriere e ridefinire le aspettative del genere. Al centro di tutto, c’era lei: Annalise Keating, interpretata magistralmente da Viola Davis, una donna tanto potente quanto fragile, che ha trasformato ogni episodio in un viaggio emotivo indimenticabile (e ci ha tenuti incollati allo schermo).
Ma How To Get Away with Murder non si limitava a raccontare storie di omicidi e processi, ma mostrava temi universali come la famiglia, l’identità, il potere e il peso delle scelte morali. Non senza qualche eccesso o incoerenza, lo show è riuscito a mantenere alta l’attenzione del pubblico con una narrazione non lineare e una quantità quasi infinita di segreti, rivelazioni e misteri da risolvere. Cinque anni dopo la sua conclusione, è il momento perfetto per guardare indietro con affetto (e un po’ di ironia) a uno dei fenomeni più discussi della televisione moderna (puoi trovarla qui su Prime Video).
Ecco 15 considerazioni (quasi) serie, a posteriori, su How to Get Away with Murder
1) La regina è Annalise Keating
Parliamoci chiaro: Annalise Keating non è solo un personaggio, è un’esperienza. Interpretata magistralmente da Viola Davis, Annalise è stata il cuore pulsante di How To Get Away with Murder. Difficile dimenticare la sua complessità. Un avvocato brillante e feroce, capace di smontare un caso in tribunale con la stessa facilità con cui un illusionista fa sparire una colomba, ma anche una donna vulnerabile, tormentata dai suoi demoni. Nessuno dimenticherà la scena in cui si toglie la parrucca e il trucco, un momento televisivo diventato iconico, che ha mostrato la potenza e l’umanità della serie. Annalise era anche imperfetta: un’alcolista che tentava di riprendersi, una mentore che spesso spingeva i suoi studenti sull’orlo del baratro. Nonostante tutti i suoi errori, era impossibile non fare il tifo per lei e la sua redenzione.
Cinque anni dopo il finale, è ancora difficile trovare un personaggio altrettanto stratificato e carismatico. Viola Davis ha vinto un Emmy per questo ruolo, ma Annalise ha vinto qualcosa di ancora più grande: un posto indelebile nei nostri cuori (qui la classifica dei 10 migliori legal drama di sempre).
2) Amiamo i suoi plot twist
Se c’è una cosa che How To Get Away with Murder ha insegnato, è che nulla è come sembra. Il format della serie ha portato i colpi di scena a un livello completamente nuovo. Non si trattava solo di finali di stagione shockanti, ma di twist a ogni puntata, ogni singola scena. Gli spettatori erano costantemente invitati a rivalutare ciò che credevano di sapere. Una scena poteva iniziare con Annalise che beveva un bicchiere di vino e finire con qualcuno morto nella sua cucina. Questo ritmo serrato era sia il punto di forza che, a volte, la debolezza della serie: era impossibile rilassarsi o fare binge-watching senza sentire il bisogno di una pausa per raccogliere i pensieri.
Tuttavia, questo approccio aveva un prezzo: spesso si aveva la sensazione che la trama fosse costruita per stupire piuttosto che per svilupparsi in modo naturale. Ma, onestamente, chi si lamentava davvero? Gli spettatori si sintonizzavano proprio per il caos e l’adrenalina, accettando l’assurdità come parte del pacchetto. Anche dopo cinque anni, i fan si chiedono ancora come gli sceneggiatori siano riusciti a orchestrare un tale intricato disastro narrativo senza perdere completamente il controllo (o forse l’hanno perso, ma a noi non è dispiaciuto).
3) Il titolo sì, ma quello originale
Raramente un titolo è stato più azzeccato di How To Get Away with Murder. Nel corso di sei stagioni, lo show ha esplorato ogni possibile scenario di omicidi in cui l’assassino possa farla franca. In tal senso, il titolo ha funzionato anche come dichiarazione d’intenti per il tono della serie: provocatorio, audace, e un po’ sopra le righe.
Ogni caso che Annalise e il suo team affrontavano sembrava spingere oltre i limiti della moralità e della legalità. Ma il vero genio del titolo è stato il modo in cui ha giocato con le aspettative. Non si trattava solo di scoprire come qualcuno fosse “uscito pulito” da un omicidio, ma anche di riflettere sulle conseguenze morali e psicologiche di queste azioni. Annalise stessa era l’incarnazione di questa ambiguità: era il personaggio che ti insegnava come farla franca, ma al contempo soffriva enormemente per il peso dei suoi peccati. Insomma, il titolo non era solo un richiamo accattivante, ma un riassunto perfetto di ciò che rendeva la serie irresistibile.
4) Frank Delfino, amore e odio
Frank Delfino, interpretato da Charlie Weber, è il personaggio che ha reso la serie ancora più interessante (e, diciamolo, era anche piacevole da guardare). Con il suo look da bad boy e un passato che definire torbido è un eufemismo, Frank era l’uomo che non potevi non notare. La sua lealtà verso Annalise e Bonnie era indiscutibile, ma lo erano anche le sue tendenze violente.
Frank era il tipo di persona che avresti voluto al tuo fianco in una rissa, ma forse non come babysitter. Tra le sue decisioni discutibili e i segreti inconfessabili, era un personaggio che non potevi mai prevedere. Ma diciamolo: parte del fascino di Frank era il suo essere un enigma vivente. Un attimo lo odiavi per qualcosa di terribile che aveva fatto, quello dopo volevi solo abbracciarlo perché il suo dolore era palpabile. E anche se i suoi segreti venivano rivelati con una certa regolarità, sembrava che ci fosse sempre qualcosa di ancora più oscuro in agguato. Alla fine, Frank non era solo un personaggio intrigante, ma una rappresentazione perfetta della serie stessa: complesso, pieno di sorprese e mai del tutto affidabile.
5) La “Keating Five”, il gruppo del caos
Quando pensi ai Keating Five, la prima parola che ti viene in mente è probabilmente caos. Gli studenti scelti da Annalise per lavorare al suo studio dovevano essere i migliori e i più brillanti, ma sono presto diventati sinonimo di disfunzione e cattive decisioni. Michaela, Connor, Wes, Laurel e Asher formavano un gruppo improbabile e sorprendentemente tossico. Ogni personaggio portava con sé un bagaglio emotivo enorme, e insieme creavano una tempesta perfetta di conflitti e drammi. La cosa ironica è che, nonostante fossero aspiranti avvocati, sembravano infrangere la legge più spesso di quanto non la facessero rispettare.
La loro evoluzione come personaggi è stata una delle parti più avvincenti dello show: sono passati dall’essere semplici studenti a complici in crimini, a volte persino a nemici. Ma ciò che rendeva i Keating Five davvero memorabili era il loro legame. Nonostante tutto il dramma e i tradimenti, c’era sempre una connessione profonda che li univa. Erano una famiglia disfunzionale nel senso più autentico del termine: litigavano, si ferivano a vicenda, ma alla fine restavano sempre insieme, per quanto distrutti. Cinque anni dopo, è difficile non sentire la mancanza di quel loro caos.
6) Connor e Oliver, toxic o no?
Tra tradimenti, omicidi e bugie, la relazione tra Connor Walsh e Oliver Hampton è stata il cuore tenero di How To Get Away with Murder. Il loro rapporto non è stato perfetto. Tra segreti, manipolazioni e momenti di crisi, spesso sembrava che l’amore non bastasse a tenerli insieme, ma proprio questo li ha resi così autentici. Oliver, dolce e insicuro, era l’esatto opposto di Connor, carismatico e spesso cinico, ma insieme formavano una coppia in cui tanti spettatori potevano rispecchiarsi.
Anche se circondati dal caos, Connor e Oliver rappresentavano una sorta di speranza in un mondo di oscurità. Il loro matrimonio è stato uno dei pochi momenti di gioia pura nella serie, un momento in cui i fan hanno potuto sospirare di sollievo, almeno per un po’. Ma, come tutto in questo show, anche il loro amore non era immune alle conseguenze delle azioni che li circondavano. Alla fine, la loro storia d’amore ha mostrato che persino nelle situazioni più disperate l’amore può essere una forza salvifica, o almeno un faro di luce nel buio.
7) Michaela Pratt: o ti sta antipatica, o la ami
Ambiziosa, elegante e senza scrupoli: Michaela Pratt è stata una delle personalità più divisive della Keating Five. Da subito è stato chiaro che Michaela avrebbe fatto di tutto per raggiungere il successo, e questo spesso l’ha messa in contrasto con gli altri. Ma sotto la sua facciata impeccabile si nascondeva un animo vulnerabile, segnato da un passato difficile e da insicurezze che tentava disperatamente di nascondere. Michaela è stata il simbolo della lotta tra moralità e ambizione: voleva fare la cosa giusta, ma solo se non comprometteva i suoi obiettivi.
Questa dualità la rendeva affascinante, anche se spesso difficile da amare. Cinque anni dopo, Michaela rimane un personaggio che divide. C’è chi la vede come una sopravvissuta e chi la considera una manipolatrice. Ma una cosa è certa: il suo viaggio è stato uno dei più intriganti della serie, dimostrando che il successo può avere un prezzo altissimo.
8) Non proprio le lezioni di diritto di cui avremmo bisogno
Guardando How To Get Away with Murder, ci si potrebbe aspettare di imparare qualcosa sul diritto penale o sulle strategie legali. Dopo tutto, Annalise era una professoressa universitaria e molti episodi ruotavano attorno a casi in aula. Eppure, il vero focus della serie era il dramma, non i dettagli legali. Le aule di tribunale diventavano spesso un palcoscenico per monologhi emozionanti e colpi di scena improbabili (a tratti assurdi).
Certo, alcuni termini giuridici sono rimasti impressi agli spettatori – come writ of habeas corpus o impeachment – ma solo perché erano contornati da scene incredibili. Per chiunque sperasse in una lezione di diritto, la serie è stata un po’ una delusione. Ma se l’obiettivo era intrattenere e lasciarti a bocca aperta, How To Get Away with Murder è stata un successo su tutta la linea. Cinque anni dopo, possiamo dire con certezza che non abbiamo imparato come scrivere un contratto legale, ma sappiamo perfettamente come creare il massimo dramma in tribunale.
9) Asher Millstone, grazie per la tua leggerezza in How to Get Away With Murder
Se c’era un personaggio che portava un po’ di leggerezza nel dramma infinito di How To Get Away with Murder, quello era Asher Millstone. Con il suo atteggiamento goffo e il suo senso dell’umorismo spesso fuori luogo, Asher era il classico ragazzo privilegiato che cercava di redimersi. Era facile sottovalutarlo, ma sotto la sua facciata di comicità si nascondeva un personaggio più profondo, capace di atti di incredibile lealtà e, a volte, di decisioni devastanti.
La sua morte è stata uno dei momenti più scioccanti della serie, non solo per la brutalità della scena, ma anche perché ha rappresentato una perdita di innocenza per lo show. Asher era l’elemento umano che ricordava agli spettatori che, in mezzo a tutti quei crimini, c’era ancora spazio per l’umorismo e la leggerezza. Anche cinque anni dopo, il ricordo di Asher strappa un sorriso amaro: era l’amico che tutti avremmo voluto avere, ma che How To Get Away with Murder non poteva permettersi di mantenere vivo.
10) Ma Wes Gibbins, ci è o ci fa?
Ah, Wes Gibbins, il personaggio che ha polarizzato i fan come pochi altri. Per alcuni era l’eroe della storia, un ragazzo semplice con un passato doloroso che cercava di trovare la sua strada. Per altri, era un protagonista troppo ingenuo per il mondo spietato di Annalise Keating. Wes ha avuto il ruolo centrale per gran parte della serie, ma il mistero della sua morte, e il successivo ritorno a sorpresa, ha lasciato molti spettatori con sentimenti contrastanti (la classifica dei 7 migliori legal drama presenti attualmente su Netflix).
La sua connessione con Annalise, rivelatasi più profonda di quanto chiunque si aspettasse, è stata una delle rivelazioni più significative della serie. Ma, nonostante tutto, Wes rimane un enigma: era un eroe tragico o semplicemente un ragazzo sfortunato coinvolto in una rete di intrighi più grande di lui? Anche cinque anni dopo, i fan discutono del suo ruolo nello show e di come la sua assenza abbia influenzato il corso degli eventi.
11) Il mistero della pistola fumante di How to Get Away with Murder
How To Get Away with Murder ha reso il concetto di cliffhanger un’arte. Ogni stagione si apriva con un flashforward enigmatico e si chiudeva con una rivelazione scioccante, lasciando gli spettatori a tormentarsi per mesi. Il “mistero della pistola fumante” era il motore dello show: chi è morto? Chi l’ha fatto? E perché? Anche cinque anni dopo, molti di questi misteri continuano a essere discussi dai fan anche oggi (Annalise Keating: dura a morire).
Sebbene la struttura narrativa a puzzle fosse una delle caratteristiche più apprezzate, a volte generava confusione, con troppe trame intrecciate e spiegazioni che sembravano un po’ forzate. Tuttavia, il gioco di rivelazioni e colpi di scena era parte integrante del fascino dello show, dimostrando che, anche nel caos, How To Get Away with Murder sapeva come mantenere alta la tensione e catturare l’attenzione del pubblico. Probabilmente proprio questa costruzione narrativa è quella che ci ha permesso di non badare troppo alle assurdità.
12) Le performance di Viola Davis
Viola Davis non ha solo interpretato Annalise Keating: l’ha incarnata. La sua performance è stata così straordinaria che è diventata la prima donna di colore a vincere un Emmy come Miglior Attrice in una Serie Drammatica. Ogni scena con Annalise era una masterclass di recitazione: dalla vulnerabilità nelle sue lacrime al carisma spietato nelle aule di tribunale, Viola ha portato sullo schermo una gamma di emozioni che ha reso il personaggio incredibilmente complesso e umano.
Annalise era un enigma, una donna forte e spezzata allo stesso tempo, e Viola Davis ha fatto sì che il pubblico non potesse mai distogliere lo sguardo. Anche cinque anni dopo, la sua interpretazione rimane una delle più memorabili nella storia della televisione, un esempio di come un’attrice possa elevare una serie e lasciare un segno indelebile (scoprendo e riscoprendo Annalise Keating).
13) La rappresentazione LGBTQ+ di How to Get Away With Murder
Uno degli aspetti più rivoluzionari di How To Get Away with Murder è stato il modo in cui ha trattato i personaggi LGBTQ+, presentandoli come persone complete e complesse, senza stereotipi. Connor e Oliver, per esempio, non erano una semplice coppia: rappresentavano le difficoltà e le gioie universali dell’amore, rese ancora più intense dal contesto drammatico in cui vivevano. La loro relazione ha affrontato momenti di grande vulnerabilità, come il coming out, la sieropositività e il matrimonio, senza mai scadere in un trattamento melodrammatico o paternalistico.
Anche Annalise e Eve hanno offerto una rappresentazione significativa di una relazione tra donne, evidenziando le complessità e i rimpianti di un amore mai del tutto sopito. In un panorama televisivo in cui i personaggi queer spesso servivano solo come figure di supporto o come diversivo comico, How To Get Away with Murder ha dimostrato che l’inclusività può essere parte integrante della narrazione senza forzature. Anche cinque anni dopo, questa rappresentazione rimane un modello positivo e un esempio di come la diversità possa arricchire una storia senza sovrastarla o appesantirla. Il modo in cui lo show ha intrecciato queste storie d’amore e identità con i temi più ampi del potere, del tradimento e della giustizia ha dato un’ulteriore profondità al suo già intricato tessuto narrativo.
14) Famiglia sì, ma disfunzionale
Tra omicidi e inganni, How To Get Away with Murder esplorava profondamente il tema della famiglia, ma lo faceva in modo non convenzionale. Annalise Keating, con tutti i suoi difetti, creava una sorta di famiglia disfunzionale con i suoi studenti. I Keating Five non erano semplicemente suoi pupilli. Erano persone spezzate che, in modi diversi, cercavano rifugio nella sua forza. Tuttavia, questa famiglia non era immune da tradimenti, manipolazioni e inganni, creando un rapporto ambiguo di amore e malcontento. In molte scene, i personaggi dimostravano che, nonostante tutto, si proteggevano a vicenda nei momenti più critici, mostrando che il legame familiare può essere costruito anche al di fuori dei vincoli di sangue.
Al contempo, la serie non evitava di esplorare le difficoltà dei legami biologici: Annalise e sua madre, Michaela e il padre assente, o Laurel e la sua famiglia tossica. Questo contrasto tra famiglia scelta e famiglia d’origine dava al tema una profondità unica, toccando corde emotive che risuonavano con molti spettatori. Anche dopo cinque anni, il messaggio che l’idea di famiglia può essere sia una forza distruttiva che un’ancora di salvezza è ancora attuale e potente.
15) Il finale di How to Get Away With Murder non è stato all’altezza delle aspettative
Il finale di How To Get Away with Murder ha suscitato emozioni contrastanti, come ogni grande storia che si rispetti. Da un lato, offriva un senso di chiusura emotiva: il viaggio di Annalise Keating si concludeva con il suo discorso finale nel tribunale, un momento catartico che riassumeva tutto ciò che era stata e ciò che aveva sacrificato. I flashforward, che mostravano il futuro dei personaggi principali, come Connor e Oliver, Laurel e il figlio Christopher, hanno dato un’idea di continuità, un barlume di speranza oltre il caos.
Tuttavia, non tutto è stato accolto con entusiasmo: alcuni hanno ritenuto che certe sottotrame fossero state chiuse troppo rapidamente, o che alcuni personaggi meritassero più spazio. Il destino di Frank e Bonnie, per esempio, ha lasciato molti spettatori con l’amaro in bocca, sentendo che la loro fine non fosse del tutto coerente con lo sviluppo dei loro personaggi. Nonostante le critiche, il finale ha mantenuto la cifra stilistica della serie. Intenso, drammatico e con quel pizzico di assurdità. Anche cinque anni dopo, resta uno degli epiloghi più dibattuti, dimostrando che, al di là delle opinioni, How To Get Away with Murder è riuscito a imprimersi nella memoria collettiva come un viaggio indimenticabile tra giustizia, compromessi e verità.