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Dovete assolutamente guardare How to get Away with Murder, una delle migliori serie degli ultimi 10 anni

How To Get away with Murder
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Shonda Rhimes è stata e continua a essere tante cose. Cose spesso simili tra loro, in cui è possibile intercettare ognuna delle caratteristiche più l’hanno portata alla gloria. Ingredienti che hanno avvicinato tanto quanto hanno allontanato altri. Un po’ come Annalise Keating, il prodotto migliore di una lista di grandi trofei targati ShondaLand (qui li abbiamo classificati, dal decimo al primo posto). Ma Annalisa Keating, di cui avrete sentito parlare tra le liste dei migliori protagonisti di sempre o tra le migliori interpretazioni, è qualcosa che va oltre. Perché se è stata capace di creare qualcosa del genere, insieme al fedele Peter Nowalk, allora qualcosa di realmente mastodontico sa farlo davvero. Qualcosa di adatto a tutti: sia ai suoi fan più accaniti, che a chi le puntava il dito pensandola solo come quella di Bridgerton. E questo confine viene superato da una cosa. Un’unica cosa: How to get Away with Murder.

Sono le piattaforma a suggerirci ogni possibile titolo. Poi sta a noi. Scartare, restare. Sta a noi. Alcune le scartiamo per via di un pregiudizio. E questo sarebbe potuto essere davvero un limite per How to get Away with Murder, figlia di una madre che vince sempre, ma che nello stesso modo riesce a mettersi contro una buona cerchia di persone. Ancora una volta, come Annalise Keating.

Come la donna controversa, esausta, coraggiosa, profonda, traumatizzata, inalterabile che ci ha presentato per la prima volta in un’aula d’università in cui tutto era ancora possibile. Per tutti, almeno. Ma non per lei, che dietro di sé aveva giù una vita fatta e costruita di dolori e perdite. Profitti e perdite. Dolore e una felicità mai conosciuta. Sofferenza e un amore concesso soltanto a chi fosse abbastanza coraggioso da accettare tutto questo. Ma mai troppo fortunato da far pensare ad Annalise che meritasse di essere amata. Un dolore qui ampiamente comunicato dagli occhi di una straordinaria Viola Davis che, già con la sua interpretazione, rappresenta già da sola una valida ragione per guardare ogni singolo episodio. Ma non è di certo l’unica.

How to get Away with Murder cammina in bilico tra colpi di scena e un’emotività straziante fatta di consapevolezze. Tra cui la più difficile: non esiste la realtà. Esiste solo il suo racconto migliore

How to Get Away with Murder, Annalise Keating in una scena del finale

Non possiamo dirti di più riguardo al personaggio di Annalise Keating, rischieremmo di rovinarti il viaggio nelle montagne russe di una donna infallibile che scopre il fallimento senza perdere mai. Nel suo lavoro, almeno. Non possiamo darti più dettagli riguardo How to get Away with Murder, ma possiamo dirti che cosa aspettarti. Più o meno. O almeno, i motivi per cui non dovresti assolutamente perdere questa folle storia in cui, certo, non mancano forzature. Ma è questo il punto: ogni cosa qui acquisisce un senso. Ti fa sentire folle. Perché quando alle molteplici domande ti viene fornita una risposta, scopri che effettivamente era la risposta migliore che potessero darti. Perché ti ha fatto saltare dalla sedia. Ti ha scombussolato. Ti ha fornito una nuova prospettiva, insegnandoti che le cose non sempre sono come le vedi. A volte devi spostarti un po’, cambiare inquadratura.

E How to get Away with Murder non si stanca mai di ripetere questo concetto, portandoci lì dove la verità (non) è l’unica cosa che conta ma può essere confutata dalla storia migliore: in un’aula di tribunale. Seduta in prima linea, a raccontarne la sua versone costruita ad hoc, troveremo Annalise Keating. L’avvocato penalista che insegna per vocazione. Per dare a quelle aule dei volti capaci di sapere raccontare una verità che possa salvare chi tenta di difendersi, sia questa vittima o colpevole. D’altronde Annalise Keating lo ha sempre saputo. Lo ha sempre ribadito: il sistema giudiziario americano non supporta. Non protegge. E allora prova a farlo lei, prendendo nella sua ala 5 studenti che dimostrano di avere il physique du rôle per tentare una vita in avvocatura. O almeno, provarci davvero.

E così, nascono i Keating five. Cinque studenti che seguiranno Annalise nelle sue cause, diventando qualcosa di molto di più che semplici alunni, colleghi o persone pronte a battere l’altro per il voto migliore. Forse, e su questo sussistono ancora numerosi dubbi, non diventeranno neanche realmente amici. L’unica certezza che abbiamo, riguardo al loro rapporto, è che sapranno sempre come diventare l’uno l’alibi dell’altro. Insomma, sapranno come aiutarsi concretamente, facendo per il proprio compagno qualcosa di molto di più che passare solo le risposte giuste all’esame. Perché se c’è una cosa che distingue How to get Away with Murder da tutte le altre Serie Tv, questa è l’assenza di garanzie sentimentali, se non in un’eccezione di cui adesso non proferiremo parola per non rovinarvi la sorpresa.

I Keating five in una scena di How to get Away with Murder

How to get Away with Murder riuscirà infatti ad arrivare alla sua sesta e ultima stagione senza buchi di trama o domande senza risposta. Ognuna di queste verrà servita con un colpo di scena curato ad hoc coadiuvato da un gioco temporale che ricostruirà pian piano ogni pezzo. Il tutto, ovviamente, con un ritmo frenetico che raramente interromperà la sua corsa verso l’unica cosa che conta: la verità. Tutto questo non varrà però per i rapporti tra i personaggi. Ancora adesso è lecito chiedersi chi abbia davvero voluto bene a chi. Chi abbia amato realmente, e che cosa davvero ognuno di loro – seppur in modo diverso – provasse per Annalise Keating.

Sono domande che vi farete in ogni tipo di relazione che abbia a che fare con Keating Five o meno. Perché How to get Away with Murder è una Serie Tv in cui in qualche modo ogni personaggio è legato a un altro, ma – salvo alcuni casi – lo è sempre con qualche sfumatura. Non in modo netto. In quel rapporto può succedere di tutto. Ci si può pugnalare alla spalle tanto quanto finire all’altare, e a volte queste due cose riescono perfino a combaciare.

Perché How to get Away with Murder non crede a una singola verità. Crede alla molteplicità delle cose. Crede ad Annalise Keating, e crede che quel che succede sia spesso frutto di un passato che in How to get Away with Murder ha voltato le spalle a chiunque, riducendolo a essere come un pendolare che cerca una verità che non ha mai avuto il diritto di possedere durante la sua vita. In cerca di quell’approvazione che nessuno gli ha mai dato, neanche il proprio riflesso allo specchio.

How to get Away with Murder è una storia fatta di colpi di scena, certo. E sono potentissimi. Forse, tra i migliori mai visti sia per intensità che modalità. Ma non è solo questo. E’ anche il racconto disperato di una donna disperata che insegna quanto sia labile la verità a un altrettanto gruppo di disperati. E’ un racconto emotivamente straziante che raggiunge il suo punto più alto in episodi circoscritti che urlano dolore da ogni angolatura. Che hanno a che fare con una storia in cui angeli o diavoli non esistono.

How to get away with Murder

E in mezzo a tutto questo caos, ciò che non mancherà mai sarà l’adrenalina. Registicamente impeccabile, How to get away with Murder gioca su più piani, offrendo una narrazione che non si prende mai una pausa. Ogni episodio arriva infatti alla fine rivelando un pezzo del tassello della storia che era sempre stato di fronte ai nostri occhi, cambiando così totalmente la prospettiva. La successiva puntata, comincia seminando i frutti di quel che ha lasciato, pronta già a distruggere certezze che non fanno parte solo della stagione attuale, ma che rivelano dettagli nascosti anche di stagioni precedenti.

Perfino durante il sesto e ultimo capitolo scoprirete infatti dettagli della prima stagione che erano sempre stati di fronte ai vostri occhi, ma a cui era stata offerta una prospettiva diversa. E questo non perché prima non siano state restituite risposte. Al contrario, le avevamo praticamente tutte, ma c’erano delle omissioni, e queste omissioni sono pronte a sconvolgere la narrazione togliendo ogni possibile probabilità di buchi di trama. Perché How to get away with Murder si preoccupa di ogni dettaglio, rispondendo a ogni minimo interrogativo con colpi di scena che arrivano a ogni episodio e che esplodono del tutto durante ogni ultima puntata di stagione in cui un cliffhanger ribalta tutto quel che abbiamo visto fino a quel momento, cambiando le sorti di ogni personaggio ed evento.

E’ una delle Serie Tv più adrenaliniche che potrete vedere. Una produzione che non si risparmia in niente, utilizzando i colpi di scena in modo frenetico ma al tempo stesso mai troppo veloce. Perché prima di arrivare alla risposta, How to get away with Murder riavvolge il nastro portandoti indietro di qualche ora. Prima del disastro. Prima di quell’evento che cambierà l’ordine delle cose. La Serie Tv di Shonda utilizza infatti il flashforward per metà della stagione. Attraverso questo espediente, ricompone tutti i pezzi puntata dopo puntata, fino ad arrivare al momento della prima verità, alla ragione dello scoppio della bomba. Ma scoprire che cosa anticipassero i flashforward sarà solo l’inizio di una storia pronta ad affrontare le conseguenze di un colpo di scena pronto a cambiare tutto e ricambiare nuovamente all’arrivo di un nuovo stravolgimento.

How to get away with Murder è una bomba a orologeria pronta esplodere. Contiene dentro di sé segreti e misteri troppo grandi. Non conosce altro modo di raccontarli se non quello di spalmarli nelle sue 15 puntate a stagione. Seppur sempre diversi, questi segreti fanno parte di qualcosa che riesce a legarli tutti. Qualcosa che conoscerete già dalla prima stagione. Perché in How to get Away with Murder niente viene dimenticato. Tutto torna ciclicamente, dimostrando la grande maturità narrativa della serie in cui niente accade per caso. Neanche per riuscire a mettere una pezza a una storia.

Ogni personaggio, evento, introduzione: tutto ha un perché, ed è riconducibile a un colpo di scena che ci farà saltare dalla sedia. Dopo poche puntate, capiremo che quando stanno per mancare gli ultimi due o tre minuti, starà per arrivare un colpo di scena di fondamentale per la storia. Ma questa consapevolezza non diventerà mai un’abitudine statica. Sarà tutto ciò che aspetteremo. Perché How to get Away with Murder ha sempre saputo come restare sempre la stessa, seppur cambiando ogni volta.

Wes in how to get away with murder

Un omicidio. Tutto parte da quello che sembra un omicidio. E poi, tanti altri omicidi. Chi è il colpevole? Difficile capirlo. Difficile anche solo immaginarlo. A volte è perfino impossibile sapere chi sia la vittima. Sentiamo soltanto frasi scosse. Traumatizzate. Facce bloccate, e un corpo senza vita di fronte. Non lo vediamo, non almeno fino a quando non sarà How to get Away with Murder a deciderlo. E da quel momento, solo caos e lotte contro la fuga, l’integrità, le strategie. Tutto parte da questo, sempre e solo da questo: qualcuno ne ha fatto fuori un altro, e noi lo sappiamo già fin dall’inizio della stagione. Passo dopo passo, ricostruiremo i pezzi arrivando a impazzire nel capire chi sia il colpevole o addirittura la vittima. Ma poi queste certezze arriveranno, e avranno un nome e un cognome. E sarà scioccante.

Da tutto questo, nasce How to get Away with Murder. Ogni cosa che vedremo sarà collegata a un primo omicidio scioccante che, inevitabilmente, influenzerà la vita di qualsiasi personaggio, sia chi ne ha fatto parte sia chi no. Da qui in poi solo le conseguenze. Responsabilità che si accumulano portando i personaggi dentro una spirale in cui non sembra mai esserci possibilità di salvezza. Perché quell’omicidio, di cui inizialmente sappiamo niente e poco, sarà soltanto l’inizio di un una lunga serie di altri. E saranno tutti sconvolgenti. Nello stesso modo.

E in mezzo a questi continui stravolgimenti, l’unica che ressite è quella realtà dalle molteplici versioni. Ma è anche la storia di quanto questa, seppur confutata, ci raggiunga sempre ovunque andiamo. Di fronte allo specchio è il suo posto preferito. Perché da lì nessuno potrà scappare, e il giudice è il più carogna dei carogna: noi stessi. In conclusione, esistono molteplici motivi per decidere di guardare How to get Away with Murder, ma il più importante ha a che fare con le sue sfumature. Con l’assenza dei concetti di buono o cattivo. Di male e di bene.

Con la presenza di personaggi esausti, smarriti, che della loro vita non conoscono niente. Protagonisti che per tutto il tempo hanno dimenticato di essere delle persone, sentendosi figli dimenticati, individui abbandonati, con una macchina di ultima generazione ma neanche lo sguardo di un padre. Uomini e donne che cercano nella giurisprudenza la risposta, e che in una mattina di settembre, durante la loro prima lezione, scoprono che la risposta sono loro. E di una professoressa, arrivata lì per insegnare, che scopre attraverso ciò che ha creato che la lezione non è più la stessa che ha programmato. Perché c’è un cambio di programma, e insegnerà qualcosa anche a lei. Ovunque sia seduta. Sulla cattedra o su una sedia in mezzo ai suoi studenti. L’unico posto in cui, crediamo, sussista una delle poche certezze di Annalise Keating: sono tutti figli suoi. Segni particolari: imprevedibili e imperfetti. E disperatamente umani.

How to get Away with Murder è qualcosa di molto più grande della verità tra colpevole e innocente. E’ il racconto disperato di esseri umani che non conoscono il concetto di famiglia e, anche se a volte nel peggior dei modi, cominciano a scoprirlo. Scoprendo anche se stessi, nella loro versione peggiore e migliore. Nei punti più alti che un essere umano possa toccare e soprattutto in quelli più bassi. Perché anche quando sarai sul tetto più alto del mondo riuscirai a vedere che cosa stia accadendo sotto di te. Che caos stia prendendo forma, invocandoti come sua carnefice. Almeno, fino al prossimo colpo di scena.