ATTENZIONE: L’articolo contiene spoiler sulla prima e la seconda stagione di Human Resources
Non è stato facile assistere alla conclusione di una serie preziosa, irriverente e dalla bellezza così poco canonica come Human Resources. Lo show animato targato Netflix ha difatti raggiunto il capolinea, e non per una cancellazione improvvisa ma sotto decisione degli stessi show-runner. Una scelta coraggiosa, ma che sicuramente ha permesso alla serie di lasciare la qualità dello show inalterata – se non aumentandola. Il rischio di rovinare un prodotto così audace era alto, e molte serie tv protratte troppo a lungo ce lo hanno insegnato, con dei finali poco credibili e surreali. In questa seconda stagione abbiamo assistito all’arrivo di nuovi personaggi, a storie inedite degli stessi e dei loro ‘clienti’ umani e alla diffusione di messaggi sempre più importanti e mai scontati. Un ulteriore e conclusivo salto di qualità per un prodotto tutt’ora poco chiacchierato in Italia, ma che meriterebbe decisamente di essere riscoperto.
La seconda stagione di Human Resources ha saputo concludere una storia che aveva il potenziale per protrarsi ancora a lungo, offrendo lezioni importanti pur tenendosi alla larga da ogni forma di moralismo.
Nel nuovo ciclo di episodi della serie Netflix assistiamo all’ulteriore imbrigliamento delle storylines dei personaggi della Roccia Sensata Pete, dell’Angelo della Dipendenza Dante e del Lovebug Rochelle; proprio lei sarà una dei protagonisti indiscussi di questa stagione di Human Resources, che in seguito alla rottura della relazione con Dante si ritroverà combattuta tra la sua natura amorevole e l’odio che prova nei confronti dell’ex-partner. Proprio l’odio la condurrà verso un baratro di distruzione sua e dei suoi clienti, e sarà questo uno dei plot trainanti dell’intera stagione. Come sempre, difatti, la trama si alterna tra le scene ambientate nell’ufficio delle Risorse Umane e i loro ‘turni’ di lavoro sulla terra, dove impersonificano i sentimenti e le emozioni degli esseri umani. In particolare, la storia di Rochelle e della sua cliente Alice apre il pubblico ad un tema importantissimo e quanto mai attuale, ma tra i più delicati: quello della disabilità e di come essa venga affrontata con pietà e commiserazione non richieste. Uno spunto di riflessione che per molti spettatori potrebbe essere illuminante, e che dona lo giusto spazio ad una tematica forte che spesso viene semplicemente ignorata anche nelle serie tv attuali.
Human Resources anche stavolta è il canale di comunicazione perfetto per raccontare storie che nella realtà sono spesso invisibili, unite nel loro apparire dimenticabili; ne è un ulteriore esempio la splendida e commovente vicenda del riavvicinamento tra la giovane Sarah e suo padre Paul dopo la morte della madre. Entrambi affrontano la tragedia con approcci e sentimenti diversi; Sarah costruendo un muro attorno a se stessa, Paul sopportando come può l’enorme solitudine e il dolore, provando anche a rimettersi in gioco con dei teneri tentativi di incontri online. Un rapporto incrinato dai sensi di colpa, dalla bruttura della malattia, dal tormento della perdita e che solo tramite l’elaborazione del lutto, con la cooperazione di tutti i membri delle Risorse Umane, lentamente e con consapevolezza, sarà possibile ricostruire.
Sa come emozionare, Human Resources, toccando il cuore e l’anima del suo pubblico. Semplifica le emozioni rendendole concrete, umanizzate e comprensibili anche a coloro che hanno difficoltà ad affrontarle. Vero è che sa farlo con naturalezza, senza possibilità di fraintendimenti, e la sua leggerezza è la chiave di comunicazione giusta che rende questa stagione, come e più della precedente, un prodotto per adulti che è un vero inno all‘ educazione emotiva. Tutto questo senza ovviamente levare spazio alla sua parte comica e sagace, ottimamente resa nelle (spesso assurde, ma anche per questo estremamente divertenti) relazioni tra le creature che costellano il mondo parallelo che la serie mostra con il solito picco creativo. L’universo di Maury e Bonnie, qui nelle inedite vesti di neo genitori del ribelle Montel, regala sipari narrativi sempre divertenti dando alla serie Netflix l’irriverenza che lo ha sempre contraddistinto. Tra peni smembrati in cerca di vendetta, Bar mitzvah dedicati ai fluidi corporei e inspiegabili citazioni a La Regina Degli Scacchi, l’attenzione dello spettatore non viene mai a mancare, anche grazie alla breve durata di ogni episodio.
La qualità di Human Resources si esprime nella spettacolarizzazione di vizi e virtù tipicamente umane, che le creature mostruose protagoniste mostrano senza mezze misure.
Anche in questo ciclo di nuovi episodi, sono i personaggi e il loro approccio alle questioni ‘umane’ l’aspetto più convincente. Al fianco dei personaggi già conosciuti, alcuni tra i quali già presenti in Big Mouth, i creatori della serie hanno trovato lo spazio perfetto per introdurre nuovi membri del cast doppiati egregiamente da attori e celebrità anche inaspettate. E’ il caso della Roccia Sensata Van, collega ed interesse amoroso della Lovebug Emmy e doppiata in originale da una insospettabile ma convincente Miley Cyrus ; ma anche dell’umana Sarah, cui presta la voce niente di meno che l’attrice candidata agli Oscar Florence Pugh, o di Alice, doppiata proprio dall’attivista di fama internazionale Alice Wong e cliente principale di Rochelle di questa stagione.
Ogni sottotrama, per quanto si prolunghi o meno nel corso della stagione, riesce a trovare una sua degna conclusione – che ciò avvenga in uno o in dieci episodi, non importa. Durante la visione, Il tempo scorre vertiginosamente tra una lacrima ed una risata; Human Resources è pur sempre una serie animata, ma non molti prodotti televisivi possono dirsi riusciti in tal senso. E’ un estremo peccato vederla concludersi così presto; sorge spontaneo chiedersi se davvero non fosse possibile vederne qualche altra stagione. Il materiale di partenza era teoricamente sufficiente per farci godere di altre avventure, ma forse, in fondo, è stato meglio così. Troppe volte abbiamo seguito serie splendide, che lentamente si sono trasformate in noiose ripetizioni di tematiche scontate, già viste, banali. In questo caso, dieci episodi sono sufficienti per dare un finale soddisfacente e poco scontato ad una serie che ha saputo farsi amare da molti, e che proprio dell’amore vuole essere una celebrazione in tutte le sue forme e sfumature. Non parliamo di amore puramente romantico, quanto piuttosto dello sceglierlo sempre come soluzione e approccio ad ogni difficoltà della vita. L’odio, la cattiveria, sono armi a doppio taglio che non potranno far altro che allontanarci da tutto ciò per cui vale la pena vivere, e questo la serie Netflix ce lo insegna bene, in ogni suo dettaglio, in ogni scelta narrativa. Human Resources ha saputo trascinarci in una e più spirali emotive, riuscendo a farci sorridere anche nelle sue storie più commoventi e gestendo perfettamente ogni emozione con rispetto ed empatia. Non possiamo che amarla, per questo, e pensare a quanto ci mancherà entrare nell’ufficio di queste pazze, succinte, detestabili e allo stesso tempo incredibilmente amabili Risorse Umane.