Un’icona del cinema, un mito vivente. Più leggendario dei suoi personaggi. Un personaggio egli stesso, da raccontare in un pellicola cinematografica magari. Al Pacino ha fatto la storia di Hollywood, donando in eredità al mondo intero interpretazioni che sono entrate a far parte del bagaglio culturale di ognuno, al punto da finire su quadro appeso nel covo di uno dei latitanti più ricercati del pianeta. La sua carriera ha attraversato gli anni d’oro del cinema hollywoodiano, divenendone uno dei volti più iconici. È passata indenne attraverso gli anni Novanta ed è approdata nel nuovo millennio non lesinando le nuove proposte narrative offerte dalla tv. Ha recitato in una sessantina di film, collezionato nove nomination agli Oscar e vinto la statuetta come miglior attore per il ruolo del tenente colonnello Frank Slade in Scent of a Woman. Ha aggiunto al curriculum anche la partecipazione alle serie tv, a partire da Angels in America per finire alla più recente Hunters, distribuita da Amazon Prime Video.
Ed è proprio la presenza di Al Pacino ad aver attirato l’attenzione degli utenti di Amazon Prime, spinti a guardare Hunters soprattutto dalla possibilità di assistere a una nuova performance dell’attore, che il 25 aprile spegnerà la sua ottantatreesima candelina.
Ottantatré anni di cui almeno cinquanta sulla cresta dell’onda, tutti dedicati al cinema e allo spettacolo. Una vita che meriterebbe di essere raccontata in una di quelle pellicole che lo hanno reso celebre. Dal Bronx alla Hall of Fame di Hollywood, dalle espulsioni scolastiche al tetto del mondo. Figlio di immigrati siciliani, nipote di corleonesi veri, Alfredo James Pacino non ha mai nascosto il fatto di aver avuto la strada come sua principale maestra di vita. Più volte bocciato, coinvolto in risse, sorpreso a fumare marijuana sin da giovanissimo, la star di Hollywood ha vissuto ottantatré anni che sono una sceneggiatura. Una pregevole sceneggiatura. In Hunters – la seconda stagione è uscita da poco su Amazon Prime Video – ha interpretato Meyer Offerman, un filantropo ebreo che nasconde la sua identità segreta dando la caccia ai nazisti pur essendo egli stesso un ex ufficiale delle SS. Straordinario come nella maggior parte delle interpretazioni che ci ha regalato, Al Pacino è probabilmente la vera ragione per la quale si è parlato tanto di Hunters – una serie molto tarantiniana senza la classe di Tarantino – al momento della sua uscita.
Di Al Pacino conosciamo praticamente tutto, ma in questo articolo proviamo a suggerirvi qualche piccola curiosità di cui forse non eravate a conoscenza.
1) Ha iniziato a fumare a 9 anni
Come dicevamo, Al Pacino è cresciuto nel Bronx e da ragazzo, nel Secondo dopoguerra, ha frequentato molto la strada. Figlio di immigrati italiani, non particolarmente brillante negli studi, il giovane Pacino si è lasciato trasportare dai vizi nel corso della sua adolescenza. La prima sigaretta l’ha accesa all’età di nove anni. Da allora è stato un fumatore per gran parte della sua vita. Non solo tabacco, ma anche marijuana. Mai droghe pesanti però: l’attore ha confessato di essere rimasto scioccato dalla morte per overdose di due dei suoi migliori amici, ragione per la quale ha sempre deciso di tenersi lontano da quel tipo di sostanze.
2) È stato arrestato per porto abusivo d’arma da fuoco
Era il 1961, il suo esordio cinematografico sarebbe arrivato solo otto anni dopo, ma Al Pacino frequentava già una scuola per attori. Venne arrestato perché trovato in possesso di un’arma non registrata e si scoprì in seguito che aveva persino un movente per un omicidio. Venne ammanettato e messo dietro le sbarre sotto custodia cautelare, nonostante lui si difendesse sostenendo di girare con una pistola in tasca per immedesimarsi meglio nel ruolo di un personaggio che doveva interpretare. Nessuno dovette dargli credito, ma alla fine fu scarcerato ugualmente su cauzione. Chissà cosa avranno pensato, qualche anno dopo, gli agenti che lo arrestarono.
3) Fu uno dei principali sponsor di Kevin Spacey
Nel 1992 fu ingaggiato per il ruolo di Ricky Roma nel film Americani, diretto dal regista James Foley. Al Pacino interpretava un venditore e affabulatore che cercava di convincere i suoi potenziali clienti ad acquistare proprietà. Per quell’interpretazione ottenne una nomination agli Oscar e una per i Golden Globe. Ma nella pellicola di Foley c’era anche un altro pezzo da novanta del cinema di Hollywood: Kevin Spacey. Agli inizi degli anni Novanta, Spacey non godeva ancora della fama che avrebbe poi conquistato qualche anno più tardi. Ma Al Pacino vide qualcosa in lui, al punto da spingere la produzione ad ingaggiare lui per il ruolo di John Williamson in quel film. Kevin Spacey è sempre stato riconoscente nei confronti dell’attore:
Il motivo per cui tutti amiamo imitare Al Pacino è perché ha creato personaggi indimenticabili. E se ci è riuscito è perché per Al Pacino non si tratta solo di affari, per lui è arte.
Kevin Spacey
4) Voleva diventare un giocatore di baseball
Negli anni Cinquanta, a New York, i ragazzini sognavano di diventare leggende del baseball. Al Pacino non era da meno. Se non avesse fatto l’attore, gli sarebbe piaciuto scendere in campo col cappellino degli Yankees in testa e il guantone al braccio. Il baseball era uno degli sport più popolari tra i ragazzi nel secondo dopoguerra e il giovanissimo Pacino ci giocava per strada come tutti. Per fortuna nostra, la carriera intrapresa non lo ha condotto sui campi da gioco, ma sui set cinematografici. Avrebbe potuto coronare il suo sogno per metà interpretando al cinema un giocatore professionista, ma sul versante sport, il ruolo che gli è riuscito meglio è quello del coach degli Sharks in Ogni maledetta domenica. Il suo monologo negli spogliatoi è uno dei più ascoltati in assoluto nei pre partita dei giocatori di qualsiasi sport, in qualsiasi categoria e a qualsiasi latitudine.
5) Al Pacino è stato un senzatetto
Non ha avuto un’adolescenza tranquilla, Al Pacino. Tra risse, scazzottate, sigarette e bravate varie, scuola e famiglia ci avevano perso le speranze. Negli studi non brillava affatto, al contrario. Bocciato più volte, espulso da alcuni istituti, all’età di diciassette anni l’attore decise di abbandonare del tutto la scuola, preferendo dedicarsi ad altro. Le divergenze con la famiglia lo portarono ad allontanarsi da casa per un periodo della sua giovinezza. E non avendo un posto in cui andare, visse letteralmente sul marciapiede. Prima di diventare una leggenda di Hollywood, Al Pacino fu un facchino, un lustrascarpe e persino un senzatetto. Come dicevamo, la sua ascesa alle stelle sarebbe già adesso materiale per un film.
6) Ha dichiarato di essere un fan di Eminem, ma adora anche l’opera
In Hunters qualche volta lo abbiamo visto metter su un disco di musica classica. Al Pacino è un grande appassionato di opera, una dei tanti piaceri che si è concesso nel corso della sua vita. Forse perché, come il teatro o il cinema, è in grado di liberare l’inconscio. Shakespeare e Oscar Wilde sono le altre sue grandi passioni, cui ha dedicato parte della sua carriera da attore teatrale. È rimasta celebre la sua interpretazione ne Il mercante di Venezia, come pure il suo Riccardo III, di cui fu anche produttore, sceneggiatore e regista. Ma oltre all’opera e alla letteratura inglese, Al Pacino ha confessato di essere un grande fan di Eminem, il celebre rapper americano. Particolare che ha raccontato proprio in occasione della premiere di Hunters.
7) Nei panni di Serpico, Al Pacino ha quasi arrestato (davvero) un camionista
Nel 1973, l’attore italoamericano interpretava Frank Serpico, un poliziotto di New York alle prese con la corruzione dilagante nel Police Department della Grande Mela. Mentre giravano, Pacino si calò talmente tanto nel personaggio da essere quasi sul punto di arrestare un autista di camion reo di guidare un mezzo che emetteva troppe polveri sottili, che stavano disturbando il set. Chi prese parte a quella scenetta racconta ancora oggi l’episodio. Quanto ci sia di vero e quanto di costruito negli aneddoti che continuano a tramandarsi sui retroscena del film non lo sappiamo con certezza. Quel che invece è indiscusso è il metodo di Al Pacino applicato alla recitazione: immedesimazione completa nei personaggi, personalizzazione del ruolo, tocco di talento imprescindibile. Chapeau.
Ah, la recensione della stagione finale di Hunters, la serie tv targata Amazon Prime Video, vi convincerà a recuperare subito tutti gli episodi.