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Hunters ci ha ricordato, ancora una volta, l’importanza della memoria

Hunters
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ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sulla serie di Prime Video Hunters

Di recente ha fatto il proprio ritorno su Prime Video Hunters, riuscitissima serie di Amazon incentrata su un gruppo di ebrei che decide di applicare la propria vendetta personale dando la caccia ai nazisti. La prima stagione della serie si era conclusa con la clamorosa scoperta che Adolf Hitler fosse ancora in vita, così nel secondo capitolo di Hunters abbiamo assistito alla caccia al Führer, che termina con quella che è, con tutta probabilità, la scena più potente dell’intera la produzione Prime Video: il processo contro Adolf Hitler. La violenza e la vendetta sono stati, per gran parte della narrazione, i motori dell’azione, con i cacciatori, delusi da una giustizia inefficace, che hanno deciso di agire a modo loro per punire i nazisti graziati dalla legge. Nell’ultimo episodio della seconda stagione della serie di Amazon, però, c’è un importante cambiamento di tono, perché quella vendetta e quella violenza che hanno permeato l’intera serie lasciano spazio a una riflessione più profonda sulla memoria, il grande tema che da sempre accompagna l’Olocausto e che si scatena, in tutta la sua potenza, nel finale di Hunters.

Quando Jonah riesce a catturare Hitler, non lo uccide, ma decide di consegnarlo alla giustizia, affinché paghi per i suoi crimini davanti al mondo intero. Una scelta narrativa potentissima perché permette ad Hunters di mettere in scena il clamoroso processo al Führer, un’ucronia decisamente intrigante, e soprattutto di regalare attimi di intensità pura, capaci di innescare una riflessione profonda sul tema della memoria e della sua necessità, in un mondo che continua a osservare da vicino il male, che deve combatterlo tutti i giorni e che, per non incappare negli stessi errori del passato, non può che ricordare.

La testimonianza di Mindy in Hunters

Il processo a Hitler, come detto, offre moltissimi spunti di riflessione e mette in mostra parecchie scene che fanno riflettere a fondo. Il momento focale, però, è rappresentato dalla testimonianza della cacciatrice Mindy Markowitz, incarnata da una superba Carol Kane, che chiamata alla sbarra ripercorre la sua deportazione nel campo di sterminio, con l’uccisione a sangue freddo di suo figlio a cui ha dovuto assistere. Presto, la testimonianza di Mindy si trasforma in un grido di dolore e in un appello. “Siamo sopravvissuti per raccontare la storia e non permetteremo mai che il mondo dimentichi“.

Queste sono le parole che pronuncia Mindy e che racchiudono tutto il senso più profondo della memoria. Sono passati quasi 80 anni dal termine della Seconda Guerra Mondiale, dalla liberazione dei prigionieri dai campi di sterminio, dalla fine dell’incubo per quei sopravvissuti che in qualche modo avevano mantenuto un sospiro di vita laddove l’umanità aveva da tempo lasciato spazio alla crudeltà nella sua forma più cinica. In questi quasi 80 anni si è parlato tanto della Shoah, dei crimini nazisti, dei sopravvissuti e via dicendo, eppure ancora abbiamo bisogno che Mindy Markowitz ci ricordi che non dobbiamo dimenticare. Il mondo non può permettersi il lusso dell’oblio. La Shoah è una storia che va ricordata, tramandata, fissata a fondo nella mente, perché la memoria è l’unica arma, vera, che si ha contro un demone che non è assolutamente morto con Adolf Hilter in quel bunker a Berlino.

Nelle parole di Mindy c’è l’importanza della memoria, ma c’è anche il retaggio dei sopravvissuti. È così che si ottiene la vera vendetta, così che si fa giustizia delle milioni di anime che hanno perso la vita nelle tenebre di un freddo campo di sterminio. Ricordando, raccontando. I sopravvissuti hanno ricevuto da chi non c’è l’ha fatta il compito di tramandare l’esperienza che hanno vissuto, non solo per mantenere vivo il loro ricordo, ma soprattutto per impedire che quel dramma possa rivivere. Per questo Mindy, nella serie di Prime Video, si presenta alla sbarra e rievoca il suo dolore. Perché ha il dovere di ricordare, perché non può permettere che il mondo dimentichi. Perché questa è la sua natura di sopravvissuta. Perché in fondo, ricordare è la migliore vendetta che può esercitare contro coloro che hanno distrutto la sua vita.

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“Raccontiamo il passato che possa cambiare il nostro futuro” 

A condensare il significato più profondo della memoria è anche quest’altra frase, pronunciata da Harriett a Jonah nel finale dell’episodio conclusivo della serie di Amazon. Ricordare non è semplicemente omaggiare e onorare, ma è un’azione che ha un impatto profondo sul presente e soprattutto sul futuro. Hunters, nel suo momento più intenso, si sofferma a lungo su questa valenza della memoria proprio per rinforzare il suo significato. La battaglia, nella realtà, non è finita con la morte di Hitler a Berlino e nella produzione di Prime Video non termina con l’arresto del Führer, ma continua ogni giorno. Il nemico non ha carne e ossa, ma si annida nelle menti e contamina i cuori. La memoria non combatte i nazisti, non combatte un singolo uomo, ma fronteggia l’odio, la rabbia, la paura, tutti demoni che oggigiorno possiamo ancora vedere nitidamente e che fanno inevitabilmente parte della corruttibilità umana.

Hilter è stato semplicemente una declinazione, la più terrificante, di quest’odio, e proprio per questo è importante ricordare. Tenere a mente che questo demone, quando si è diffuso, è costato la vita a 10 milioni di anime, stroncate senza appello, private del più misero briciolo di umanità. La memoria che emerge in Hunters è pura coscienza storica e in quanto tale è l’arma più preziosa che il mondo ha per disegnare il proprio avvenire.

“Raccontiamo il passato”, dice Harriett, “per cambiare il nostro futuro”: qui c’è la sublimazione di tutto il significato più profondo della memoria. Qui la serie di Amazon ci rimarca, ancora una volta perché è fondamentale farlo, che non bisogna mai chiudere gli occhi al passato, non è possibile tapparsi le orecchie e chiudere la bocca. Sono i sopravvissuti, la loro memoria e chi dà voce ai loro ricordi a battersi affinché l’odio e la paura non prendano mai più il sopravvento. La memoria è il primo atto costitutivo per un futuro libero dai demoni.

Il cambio di direzione di Hunters

Così, proprio all’ultima curva, Hunters cambia direzione e rivela la sua vera natura. La serie di Prime Video, come detto, ha sempre posto come proprio leitmotiv la violenza, apparentemente unica forma per ottenere vendetta contro i crimini nazisti. Poi però, nel momento clou, ha cambiato strategia, affidandosi invece alla memoria, arma molto, ma molto, più potente. La scelta di non uccidere Hitler e di condurlo invece a processo è estremamente significativa. Il mondo ha bisogno che la verità le venga sbattuta in faccia, ha necessità di fare i conti con un passato su cui troppe volte ha chiuso gli occhi. Perché dimenticare, è bene ricordarlo, è molto più facile e meno doloroso che ricordare. Ma è anche la via migliore per ricadere negli stessi errori.

La vera vendetta non è uccidere Hitler, ma ricordare al mondo il mostro che è stato. Sottolineare che un nuovo nemico si può ripresentare, da un momento all’altro, e che può assumere quel volto che tanto ha spaventato La forza di Hunters è stata quella di andare in controtendenza: perché tutti avremmo voluto vedere Hitler morire, avremmo goduto nell’ammirare Jonah scaricargli il caricatore in faccia. Ma non sarebbe servito. Avevamo bisogno di assistere al suo processo, di ascoltare le parole di Mindy, di rivivere l’incubo. Abbiamo bisogno di tenere bene a mente che il male non è una contingenza storica, che Hitler ne è stato solo un volto, che la minaccia è sempre in agguato. Per non rivivere questi drammi, il mondo ha costantemente bisogno di ricordare e Hunters, una volta ancora, ce lo ha ricordato.