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Proviamo a immaginare come sarebbe potuta essere la seconda stagione di I Am Not Okay With This

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Nelle puntate precedenti di I Am Not Okay With This: Sydney è una ragazza anonima che tiene un diario nella speranza di processare la morte di suo padre. Mentre è in piena tempesta ormonale, alla scoperta del proprio orientamento sessuale, iniziano a manifestarsi strani poteri telecinetici. La sera del ballo della scuola, però, questi esplodono senza controllo, facendo saltare in aria il ragazzo della sua migliore amica Dina, di cui è segretamente innamorata.

La storia riprende esattamente da dove ci siamo interrotti. Syd cammina come in trance. Non sa dove andare o a chi rivolgersi. Ripensando al corpo di Bradley in pezzi, le sale un conato di vomito e prima che riesca a trattenersi, si piega in due. La puzza del sangue che la ricopre è insopportabile. Mentre le immagini della serata le sfilano davanti agli occhi come un film mandato avanti a velocità raddoppiata, inizia a correre. Mentre cerca di riordinare i pensieri, nascosta sulla torre dell’acqua in mezzo alla foresta, una figura si palesa. Le sembra di riconoscerla, ma non capisce se è la sua mente a giocarle brutti scherzi.

La chiama, fa per avvicinarsi: “Chi sei? Devo avere paura?
Sono loro che dovrebbero averla” e l’ombra sembra dissolversi.

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Confusa e spaventata, lascia il suo nascondiglio e corre a casa. Non lascia alla madre il tempo di accorgersi di lei e per fortuna Liam è troppo preso dai cartoni per notarla. Fila in bagno ed entra nella vasca con tutti i vestiti. Resta immobile, mentre il getto freddo dell’acqua le scorre sulla pelle sporca, mentre sogna che quell’acqua possa purificare anche la sua coscienza. A un tratto la assale la paura, i ricordi rallentano e acquista consapevolezza: sono stata io. Inizia a sfregare via il sangue, quel sangue che non va via, che ormai le macchia l’anima. Ricorda lo sguardo di Dina, ricorda la rabbia e – difficile ammetterlo – ricorda la soddisfazione. Sono stata io. Si sfrega con tanta violenza che si graffia le braccia, poi getta il vestito e si avvolge in un’asciugamani. Chiusa in bagno si sente soffocare. Si aggrappa al lavandino e cerca qualcosa su cui focalizzare l’attenzione. Si sofferma sul suono ritmico di una goccia che cade dal soffione della doccia malmessa. A poco a poco il battito rallenta. Solleva lo sguardo nello specchio e di nuovo le sembra che l’aria non raggiunga i polmoni. Un ombra nera le sta alle spalle. È una massa inconsistente, quasi fosse fatta di pura oscurità. L’ombra fa un passo e si ferma sotto la luce sfarfallante del bagno, diventando pian piano più definita e rivelando una figura umana ammantata da quelle tenebre. È suo padre.

Syd resta impietrita, mentre l’uomo allarga le braccia. È lui, ma allo stesso tempo non lo è. Quando era in vita – Syd lo ricorda bene – aveva una patina di tristezza costante che gli velava gli occhi chiari, rendendoli quasi lattiginosi. Ricorda la sua figura spezzarsi sempre più sotto il peso dell’angoscia, quell’angoscia sconosciuta che si faceva via via più schiacciante ogni giorno che si avvicinava alla morte. Adesso invece sembra essere illuminato da un sole sgargiante, ma anche innaturale. Rivitalizzato sì, ma come se gli avessero tolto qualcosa.

Il papà risponde alla sua tacita domanda: sono io. Dopo un abbraccio nostalgico, le spiega cosa gli è successo: i poteri che Syd ha editato da lui sono sempre stati una maledizione, un potere troppo grande per poter essere controllato e che finiva puntualmente per prendere il sopravvento e fare del male a qualcuno. Aveva cercato in tutti i modi di sopprimerlo, ma alla fine non ci era più riuscito. Neanche i farmaci potevano stordire quella forza. La responsabilità era troppa, le vite che aveva rovinato ancora di più. Così aveva deciso di eliminare il problema alla ridice e uccidersi. Ma ancora una volta, quella forza sconosciuta non poteva dargliela vinta. Nel momento in cui il soffio vitale stava per abbandonarlo, sconvolto da emozioni ataviche, il potere l’aveva completamente assorbito. Ed eccolo: una massa di puro potere, che del potere si nutre e al potere ritorna. Si propone così di insegnarle a tenerlo a bada, per evitare di lasciarsi sopraffare e rovinare la vita, come lui. E la avvisa che, per quanto possa combattere, non riuscirà mai a imbrigliare quella forza e che dovrà convivere con essa, assecondandola più che ostacolandola.

Immagino un primo episodio che parte in medias res e ci lascia con tante domande. Nelle successive puntate, Stan è l’unico che cerca di starle vicino e aiutarla, mentre la città è in subbuglio e Dina preda di un attacco depressivo. L’esplosione in palestra viene giustificata con un morbo strano e la scuola viene chiusa per qualche settimana. Di fronte all’irrazionale, la mente umana non può far altro che darsi una spiegazione razionale, poco importa se sia verosimile.

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Mentre Sydney continua a vedere suo padre e continua ad acquisire da lui consigli su come lasciare che il potere la pervada, tutti esperimenti che finiscono per farla stare peggio fisicamente e psicologicamente, Dina scopre dei suoi poteri di percezione extrasensoriale e si allontana da lei, troppo sconvolta dalla verità sulla morte del suo ragazzo. Syd trova un’inaspettata confidente in sua madre. Il loro rapporto, peggiorato dalla morte del padre, sembra migliorare quando quest’ultimo ritorna. La donna rivede in sua figlia qualcosa di lui, ne percepisce l’oscurità impressa come un marchio sulla ragazza e, nel ricordo di quello che suo marito era stato, trovano un punto di contatto. Una seconda stagione all’insegna del passato, ma con gli occhi del presente. Con la consapevolezza bruciante che quello che è stato non può tornare e che quello con cui sta costruendo un nuovo rapporto non è più il padre che ricordava.

Però una cosa vera l’uomo l’aveva detta: quella forza bisogna accettarla, non temerla. Così nel momento in cui Syd fa pace con se stessa, diventa un tutt’uno con i poteri e sente di poterli finalmente incanalare per fare qualcosa di buono. È lei che si nutre di loro e non il contrario.

I Am Not Okay with This

Immagino una seconda stagione di I Am Not Okay With This all’insegna dello sconvolgimento e della comprensione, del perdono dei propri sbagli.

E della tregua con il passato: non ci si può rifugiare in un tempo idealizzato, ma bisogna lasciarlo andare e cercare di migliorare il presente piuttosto che rimpiangere quello che è stato. La storia di Syd potrebbe ancora continuare, la strada per perdonarsi è ancora lunga e ricostruire il proprio rapporto con Dina non può essere qualcosa di immediato. Alle persone, anche ai ragazzi, serve tempo per capire l’altro e comprendere i mostri con cui deve combattere – reali o metaforici che siano.

La seconda stagione di I Am Not Okay With This la immagino usare sapientemente il paranormale per parlare della quotidianità, facendo un salto in avanti: indagando la verità sui poteri di Syd, aggiungendo mistero e avventura, ma anche maggiore consapevolezza e approfondimento di tempo come la perdita, il rimorso e l’accettazione.

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