ATTENZIONE: l’articolo non entra nei dettagli della trama, ma potrebbe comunque contenere spoiler su I Am Not Okay with This!!
Perché dovreste recuperare I Am Not Okay with This? Perché riuscireste a guardarla tutta anche in un solo pomeriggio per cui, nella peggiore delle ipotesi, avrete sprecato per la visione un tempo tutto sommato accettabile. Ma non è tutto qui, perché ci sono delle ottime ragioni per andarsi a guardare subito gli episodi di I Am Not Okay with This. Partiamo dalla fine: la serie Netflix, che è apparsa sulla piattaforma a febbraio 2020, era stata pensata per avere un seguito. Lo ha rivelato lo showrunner – questo show non deve essere guardato come una miniserie – , lo chiarisce molto bene il finale di stagione: aperto, scioccante, ostaggio di un cliffhanger che ci lascia tutta la voglia di scoprire come andrà finire e che ne sarà del destino della sua protagonista. La serie ha avuto un discreto successo, un po’ perché è finita in streaming nel periodo più propizio per i prodotti televisivi, quello del primo lockdown, un po’ perché i nomi dietro la sua genesi hanno dato al pubblico le garanzie di cui aveva bisogno per immergersi nella visione: I Am Not Okay with This è stata infatti creata dai produttori di Stranger Things e da Jonathan Entwistle, il regista di The End of the F***ing World, un’altra serie teen che non si rivolge solo al pubblico teen. Il materiale di partenza è il graphic novel di Charles Forsman, rielaborato in chiave dark comedy e adattato al piccolo schermo.
Una prima ragione per recuperare subito I Am Not Okay with This potrebbe essere proprio questa: ci troviamo al cospetto di un teen drama che però non è il classico teen drama.
I protagonisti sono degli adolescenti problematici, infilati dentro un contesto sociale difficile, con una serie di traumi da superare. Niente di troppo distante dai canoni dei teen drama, ma questa serie, come pure The End of the F***ing World, risulta molto più cupa e accigliata. È introversa e cavernosa, taciturna e fosca, proprio come potrebbe essere l’animo di un adolescente alle prese con i drammi della sua età. Ma si riserva di raccontare il disagio giovanile con quel po’ di distacco sufficiente a renderla una serie slegata dal marchio del teen drama. I Am Not Okay with This corre a briglie sciolte. Charles Forsman ha scritto un fumetto su una protagonista disadattata e schiva. Sulle sue tavole, la stranezza ha preso una forma riconoscibile, tangibile. Non è solo uno stato mentale, ma anche una caratteristica peculiare che identifica il personaggio, una sorta di dono o superpotere. Che però, come tutti i superpoteri che sfuggono al controllo, diventa ingombrante, quasi una maledizione. Da quelle pagine sono partiti i creatori della serie per raccontare una storia che parlasse di disagio giovanile in modo diverso, più strano. Sydney Novak è una diciassettenne che non riesce a integrarsi con i ragazzi della sua età. Bizzarra, introversa, emarginata dai compagni, irascibile. La sua serenità è stata compromessa dalla morte del padre, trovato morto suicida nello scantinato di casa. Il trauma è di quelli che non si superano facilmente e che si trascina dietro una serie di contraccolpi difficili da parare. Il rapporto tra Sydney e sua madre non è idilliaco, le regole famigliari sono saltate, i ruoli si sono mischiati. Non è semplice essere Sydney Novak, un’adolescente triste in una delle cittadine con l’aria più inquinata d’America.
Tratteggiati i contorni del personaggio principale, i creatori della serie ci hanno innalzato attorno tutta la vicenda.
Sydney scopre di avere dei “superpoteri” che la rendono diversa dagli altri suoi coetanei. Lo sforzo di relazionarsi con i compagni di scuola, di restare al passo, diventa ancora più difficile quando inizia a fare cose strane con la testa. Sydney riesce a spostare oggetti, ad alzare palle da bowling, a ribaltare scaffali della biblioteca semplicemente con la forza del pensiero. L’ingovernabilità dei suoi poteri le rende la vita complicata. Non può fare affidamento su nessuno se non su Stanley, un altro ragazzo bizzarro e disadattato che piomba con prepotenza nella sua vita. La componente paranormale ha una sua importanza nella trama di questa serie, ma non diventa mai sovrastante. I Am Not Okay with This è una serie sui disagi giovanili, non sui superpoteri. In essa è rintracciabile qualcosa di Stranger Things, qualcosa di The End of the F***ing World, la strana comicità di una serie come Extraordinary, svariati rimandi a Carrie. La stranezza è il fulcro principale della trama. Questa diventa visibile e tattile, si annulla completamente la distanza tra il “mondo di dentro” della protagonista e quello di fuori. La rabbia di Sydney si sfoga all’esterno, con oggetti che saltano, mensole che volano, cose che si distruggono. Il disagio trova una sua via per sfogarsi, tutto il casino che è nella testa della ragazza prende forma anche fuori, visibile a tutti. Il piano fantascientifico serve a raccontare la quotidianità di una diciassettenne alle prese col mondo scolastico, con una famiglia traumatizzata, con i suoi sentimenti contrastanti e con le prime esperienze relazionali. La straordinarietà della sua condizione diventa invece l’occasione per parlare dell’ordinarietà e di come questa sappia celare le caratteristiche che rendono ogni persona a suo modo originale.
I creatori di I Am Not Okay with This hanno voluto fondere la componente paranormale con un intreccio da classico teen drama. Il fatto che l’elemento sci-fi non sia così predominante lo rendo un prodotto attrattivo per un pubblico molto più vasto. È una serie bizzarra, un po’ indie, breve e divertente. L’umorismo che ha fatto la fortuna di un altro prodotto simile come The End of the F***ing World torna con la stessa carica sarcastica. I Am Not Okay with This potrebbe essere definita una dark comedy adolescenziale, un po’ come Two Weeks to Live, la miniserie con Maisie Williams come protagonista. È anche agli interpreti principali che va dato il merito di aver reso questo show un prodotto da recuperare a prescindere, nonostante la cancellazione prematura. Sophia Lillis e Wyatt Oleff avevano già recitato insieme in It, ma qui si ritagliano un ruolo da protagonisti tutto loro, muovendosi con estrema destrezza nei rispettivi ruoli. I due attori, molto amici anche nella vita reale, hanno saputo dar vita a due adolescenti che nella loro stranezza hanno trovato un punto di contatto. I loro sguardi alienati, il viso sospettoso, lo sguardo diffidente ha marcato una distanza rispetto al resto dei loro coetanei. L’alchimia tra i due principali interpreti di questa serie è stata uno degli elementi che hanno reso I Am Not Okay with This una serie gradevole da guardare, coprendo anche qualche difetto di troppo. Chi è già arrivato ai titoli di coda della prima stagione sa bene che il finale aperto era una porta spalancata al ritorno della serie con un secondo ciclo di episodi. I Am Not Okay with This è però stata cancellata. La fine prematura del progetto potrebbe essere un disincentivo a iniziarla, perché la storia si blocca proprio sul più bello e non sapremo mai come sarebbero potute andare le cose per Sydney e compagni – diversamente da quanto accade nel fumetto. Ma vale la pena darci uno sguardo lo stesso, nonostante la cancellazione. Per la fotografia, per le tinte cupe, per quell’abito da grapich novel che non la abbandona mai, per la chimica dei suoi personaggi. E per lo sguardo di sbieco sul concetto dei “supereroi”, che ci offre una chiave di lettura nuova sul tema, come stanno facendo di recente molte serie tv.