Il sangue de I Medici dovrà essere versato
È con queste parole che la sesta puntata della serie tv di produzione Rai si chiude. Concludendo un dittico tragico, drammatico. Dove la vita e la morte sono state protagoniste assolute, colpendo personaggi principali e avvicinandoci sempre di più all’evento cruciale, dove tutto ha avuto inizio. La prima puntata era proprio partita da lì, quella fatidica domenica del 26 aprile del 1478, giornata passata alla storia come Congiura dei Pazzi. Ed è stato un percorso a ritroso, una ricostruzione di tutto ciò che è accaduto prima di arrivare allo scontro finale tra Lorenzo e Jacopo.
Che cosa è successo in queste due puntate?
Dopo un lungo periodo di presenza marginale, Jacopo Pazzi (il nostro amato Sean Bean) ritorna in pompa magna, pronto a spezzare definitivamente l’alleanza creatasi tra il nipote e Il Magnifico. Lavora come un parassita: occupa la vittima, si insinua, fino a portarla alla morte. Come qualsiasi buon villain, la sua forza consiste nella capacità di attingere dai dubbi delle sue vittime, facendo leva sulle debolezze, su antichi fantasmi. E in questo caso Pazzi sa esattamente dove colpire il nipote: giocando sulla lealtà e sull’amore della moglie. Tattica che funziona meravigliosamente, riportando l’atavico odio fra le due famiglie.
Un passo necessario, inevitabile dal punto di vista storico. Poiché sarà proprio per volontà di Francesco che avverrà la Congiura e per sua mano la morte di Giuliano de Medici. Un finale preannunciato dalla prima puntata, dove i due si erano già scontrati.
Accanto alla figura di Lorenzo, sorge prevalentemente quella del fratello in questi due episodi. Osserviamo Giuliano mentre cerca di trovare una soluzione per una storia d’amore impossibile, adultera, ma sincera nei sentimenti. Dall’altra invece, lo troviamo per la prima volta fronteggiarsi con la diplomazia politica, prendendo il posto del fratello in una situazione di cruciale importanza: riuscire a convincere il Duca Galeazzo Sforza ad accettare l’accordo con Venezia e con Firenze. Non è il suo campo, fin da subito lo confessa: Giuliano non è fatto per la retorica, per l’astuta e subdola arte della seduzione a parole. Lui è per l’immediatezza, per i campi di battaglia, per la sincerità. Senza filtri.
Ed è proprio grazie alla sua schiettezza e alla brutale realtà dei fatti, Giuliano riesce in un’impresa incredibile: trovare l’accordo fra le grandi città di Firenze, Venezia e Milano.
Oltre al fratello minore, anche la moglie di Lorenzo riesce a salvare la situazione. L’intervento di Clarice è stato fondamentale, poiché così i Medici ricevono un voto importantissimo per il seggio. L’astuzia e la sincerità le hanno concesso di trovare un punto d’incontro con Lucrezia Donati, mostrandole che il rapporto con il Magnifico è sempre stato reale. Una scelta inusuale, che risulta fondamentale per la vittoria.
Ma in guerra e in amore tutto è lecito. E i personaggi non si fanno scrupoli a sporcarsi le mani pur di raggiungere il loro obiettivo.
Specialmente i componenti della famiglia Pazzi che portano sulle loro anime il peccato di aver ordinato ben due uccisioni. La prima quella di Soverini nel bel mezzo della strada, come una persona qualunque. E successivamente il Duca, in un luogo sacro davanti alla moglie e ai figli. In un finale in crescendo, alternato dalla disperazione di Giuliano, abbracciato dal fratello, immersi nello scenario mozzafiato della loro Cappella. Luogo apparentemente sicuro, dove si mostrano in tutta la loro fragilità. Estremamente piccoli, effimeri in contrasto con la bellezza immortale dell’arte, della fede.
C’è un alternarsi di due luoghi sacri: uno freddo, grigio, dove perde la vita Galeazzo, con una scena che richiama la morte di Cesare. Dall’altra i due fratelli, legati in un abbraccio, ai piedi dell’altare tra i colori caldi e umani della loro casa. E proprio su un altare avverrà la tragedia.
Sembra esserci un equilibrio che governa le leggi naturali: una vita per una vita. All’inizio della puntata assistiamo alla nascita di un bambino, figlio dell’unione delle due famiglie nemiche di Firenze. Successivamente, invece, avviene davanti ai nostri occhi l’inevitabile decadenza della bellissima Simonetta. Con una scena struggente, la giovane si abbandona tra le braccia di Giuliano, dopo che quest’ultimo le ha confessato a cuore aperto di essere sempre stato suo.
Simonetta anche nella realtà è morta giovanissima, all’età di 23 anni per tubercolosi. Nonostante la conoscenza storica pregressa, ciò non ha tolto assolutamente tragedia alla scena, in quella cantina oscura e grigia.
La Sans Par (La senza paragoni) ha ricevuto il dono dell’immortalità grazie all’arte di Botticelli, che ha catturato per sempre un frangente della sua vita, della sua bellezza, dell’opera e magnanimità di Dio. Un’eleganza impareggiabile, sempre giovane, ingenua e inconsapevole di cosa la vita la porterà. Un momento fermo nel tempo, dove Simonetta è giovane, innamorata, viva.
Un frangente che le ha permesso di sopravvivere ai colpi del tempo.
she cannot fade, though thou hast not thy bliss,
for ever wilt thou love, and she be fair!
Lei non può scomparire, anche se non raggiungerai la tua gioia, tu amerai per sempre e lei sarà per sempre bella.
Ormai il finale de I Medici è alle porte: siete pronti?