ATTENZIONE: sono presenti spoiler sul primo episodio di We Need to Talk About Cosby.
Da anni si parla molto di Bill Cosby per le vicende giudiziarie che lo hanno coinvolto. Circa 2 anni fa la condanna che aveva subito è stata annullata ed è tornato in libertà , tra polemiche e apprezzamenti da parte delle opposte fazioni che si sono create, anche se il nodo della questione non riguarda la sua colpevolezza. Nel frattempo, pochi mesi fa, è stato giudicato nuovamente colpevole per altre violenze. La serie We Need to Talk About Cosby dona voce alle donne che lo accusano di violenza ma, al tempo stesso, esplora la carriera di Bill Cosby, ricordando quanto sia stato importante per il pubblico americano e in particolare per quello afroamericano. Questo prodotto risulta dunque particolarmente valido per gli spettatori italiani che associano l’attore (quasi esclusivamente) alla serie I Robinson, ignorando molto di ciò che aveva fatto in precedenza e che lo aveva già reso celebre in madrepatria.
La serie racconta la storia e le vicende personali di Bill Cosby attraverso le voci di quelli che lo hanno conosciuto e di coloro che hanno avuto una carriera profondamente influenzata dal “papà d’America”. Tra questi c’è anche il regista e produttore W. Kamau Bell che si definisce artisticamente figlio di Cosby. Si comincia così parlando degli esordi del comico e dell’impatto che ebbe sulla televisione americana a partire dal suo debutto nel 1963. Nonostante in seguito sia diventato uno dei più grandi esempi per tutti gli afroamericani, il suo iniziale successo è dovuto al fatto che non parlava di argomenti razziali. Di fronte a un pubblico in sala interamente composto da persone bianche, evitando discorsi politici ma mostrando grandi capacità e talento (sorprendenti se si considera che aveva cominciato a esibirsi solamente da un paio di anni) bucò immediatamente lo schermo.
Colui che in seguito sarebbe diventato il “papà d’America” rivelò subito il suo più grande pregio: essere in grado di far ridere tutti, dai nonni ai bambini.
Il primo stand-up comedian afroamericano fu Dick Gregory, il quale aveva debuttato soltanto 2 anni prima di Cosby. Quello che emerge però è che Gregory non era affatto un comico per le famiglie, adoperava toni ben diversi e soprattutto toccava temi fortemente politici. Si rivelò comunque fondamentale per aprire la strada a chi sarebbe venuto in seguito, a partire proprio da Bill Cosby che, nei primi tempi, non evitava affatto argomenti razziali come avrebbe fatto al debutto in televisione. Dick Gregory apparì solo in pochi show, il suo impatto sul grande pubblico non fu neanche lontanamente paragonabile a quello di Cosby il quale, pur evitando di toccare certi argomenti, si sarebbe rivelato fondamentale per tutti gli afroamericani che lo guardavano in televisione. Mostrare infatti un uomo istruito, elegante e con ottime maniere andava a minare ugualmente tanti stereotipi. Non serve necessariamente toccare certi temi, anche diventare un buon esempio comportandosi come un americano perbene qualunque può avere un impatto enorme e decisivo.
Dopo qualche anno ottenne il ruolo di co-protagonista in I Spy: per la prima volta un attore afroamericano, interpretando un ruolo che non rispecchiava minimamente stereotipi razziali, diventava protagonista di una serie tv drammatica. Mentre otteneva questo risultato storico ne riusciva a conseguire un altro dietro le quinte: lottò per avere una persona nera come sua controfigura. Questo fatto, apparentemente scontato, fu invece molto importante. Al tempo infatti era comune usare persone bianche come stuntman, al costo di creare momenti imbarazzanti nei quali, anche allo spettatore, risultava evidente che lo stuntman fosse un’altra persona colorata di nero. Grazie a Cosby si aprirono così definitivamente le porte a tanti altri che, in precedenza, erano stati esclusi da ruoli e lavori in ambito televisivo.
È già dopo questo ruolo che si cristallizza la figura di Bill Cosby. Viene amato sia per ciò che fa in televisione sia per la vita privata che conduce, mostrandosi come il padre di famiglia modello.
Proprio in questo periodo Bill Cosby porta un nuovo pezzo nei suoi spettacoli, un pezzo nel quale fa riferimento alla Spanish fly, un potente afrodisiaco derivato dalla mosca spagnola. Questo pezzo, alla luce di quanto emerso in seguito, risulta particolarmente inquietante perché ricorda il modus operandi di cui viene accusato, poiché si parla di aggiungere un po’ di Spanish fly nei drink di altre donne. Ha continuato a parlare di questo afrodisiaco per oltre 20 anni, citandolo per ben 15 volte nel libro Childhood del 1991 e parlandone pubblicamente anche in televisione, dove lo descrive con una precisione che lascia poco spazio a dubbi sul fatto che l’abbia utilizzato (a farlo notare è il conduttore stesso del programma televisivo, Larry King).
La serie introduce così la figura delle conigliette del Playboy Club alla fine degli anni ’60, lasciando qualche perplessità sulla ragione dell’inserimento di questo argomento. Dopo qualche minuto arriva la risposta: alla fine del primo episodio interviene Victoria Valentino, ex coniglietta che accusa Bill Cosby di violenza sessuale.
Dopo il racconto delle violenze subite da Victoria Valentino, un racconto lungo, dettagliato e molto pesante, arriva una carrellata nella quale viene presentata una sequenza temporale dove, anno per anno, vengono inserite le violenze sessuali di cui Cosby viene accusato. Alcune di queste sono accompagnate da brevi estratti con le voci delle singole donne mentre raccontano il fatto subito. La serie rivela così interamente il suo intento: esplorare la carriera di Bill Cosby rammentando che in ogni momento, sin dai primi anni, c’è uno stupro di cui è stato accusato (e, in non pochi casi, già condannato). Mentre mostrava la faccia del buon padre, dell’esempio da seguire, contemporaneamente c’era una vita privata che rimaneva nascosta. È facile capire lo shock che tutto ciò ha provocato nel pubblico e nei conoscenti, l’incredulità nell’immaginare che quel perfetto papà fosse in grado di compiere atti simili decine di volte, arrivando a innescare inevitabili discussioni legate alla divisione tra persona e personaggio.
Mentre tuttora viene condannato per i fatti raccontati in We Need to Talk About Cosby, la serie tv rivela la sua importanza approfondendo le vicende giudiziarie e i fatti di cui viene accusato il comico, ma ricordando anche la fondamentale impronta che ha lasciato nella storia della tv americana. La serie I Robinson, non a caso, è intitolata in originale The Cosby Show, a conferma del fatto che all’inizio degli anni ’80 era già una star affermata, nonostante non sia mai riuscito a sfondare sul grande schermo. Non è un caso che in Italia il titolo della serie più famosa sia stato cambiato, dal momento che per noi non era un personaggio altrettanto noto, e ancora oggi infatti conosciamo il “papà d’America” esclusivamente grazie al ruolo di Cliff Robinson. È dunque di grande utilità riscoprire la sua intera carriera perché, parallelamente, si approfondisce la storia della tv americana e quella degli afroamericani nel piccolo schermo.
In definitiva, abbiamo bisogno di parlare di Bill Cosby? La risposta è che, ovviamente, dipende dall’interesse dell’interlocutore. Se siete però appassionati di serie tv è difficile ignorare totalmente We Need to Talk about Cosby, perché ci permette di capire dove sono nati e dove hanno avuto origine molti dei filoni narrativi che ci accompagnano da anni. Bill Cosby è stato fondamentale per l’evoluzione delle serie tv comiche e per la presenza degli afroamericani in questo mondo. Inoltre le sue vicende personali riflettono, in qualche modo, l’ascesa e il declino di lotte e movimenti degli ultimi anni. Tutto ciò rammentando però che, al netto delle fazioni che si creano, ci sono processi ancora in corso con accuse molto gravi.