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Ma quanto sarebbero stati belli I Simpson se non avessero avuto sempre la stessa età?

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È di famiglia, questa famiglia. Dal lontanissimo 1989, tra moltissimi alti e altrettanti bassi. Difficile immaginare il mondo delle serie tv senza le avventure de I Simpson, capaci di abbattere ogni barriera generazionale e raccontare un Paese e l’umanità in movimento con la ricercata staticità del primo giorno. Rassicuranti ma anche caustici, sovversivi senza rinunciare a essere tradizionali. Vecchi, eppure nuovissimi. Senza tempo, in ogni senso possibile. Punti fermi dentro un Tardis, nati ai piedi del Muro di Berlino e chiusi in casa oggi nei terribili giorni della pandemia.

Faticano a tenere il passo, è innegabile. Ed essere uguali a se stessi da 31 anni non significa affatto aver raccontato per tre decenni le solite storie con la medesima voce, al contrario. Purtroppo sono invecchiati male, purtroppo senza mai invecchiare: lo spettro dei famigerati Zombie Simpson, seppure evocato fin troppo frettolosamente dai fan più ortodossi della primissima ora, è ormai realtà anche per chi non ha mai voluto ammettere l’evidenza, e Homer ha ancora (al di là della continuity sempre traballante) 36 anni. Marge 34. Lisa e Bart 8 e 10. Maggie non mollerà mai il ciuccio, e di parlare non se ne parla.

Ma se non fosse andata così, cosa sarebbe successo?

I Simpson

Cosa sarebbe successo se ora Homer avesse 67 anni? Cosa avrebbe da dare la 65enne Marge? Per non parlare di Lisa e Bart, ormai alle prese con l’era degli anta? O Maggie, un’imprevedibile 32enne che ha sicuramente messo da parte il biberon? Lo sappiamo, ma non ne abbiamo comunque idea. I Simpson hanno giocato nel tempo col tempo, e in tante occasioni hanno ambientato degli episodi in sprazzi di futuro più o meno lontani, nei quali l’età non è cristallizzata e passa per loro come per tutti. Avventure sporadiche, quasi mai deludenti. Bellissime, talvolta. Straordinarie, in altre. Addirittura degni di un finale di serie, come nel caso del meraviglioso Holidays of the Future Passed. Al punto da portarci a domandarlo: abbiamo a che fare con un’occasione persa unica e irripetibile?

Spieghiamoci meglio: I Simpson avrebbero dato vita a una serie tv ancora più bella se avessero deciso di liberare le lancette dell’orologio? Non abbiamo una risposta, perché I Simpson hanno vita a uno dei racconti più iconici della storia televisiva così come sono sempre stati: chiusi in una bolla aperta a un mondo da raccontare e analizzare, incuranti della continuity e dell’infinità di buchi di trama cosparsi qua e là nell’arco dei 684 episodi finora andati in onda. Piuttosto allergici alle evoluzioni delle tendenze narrative dominanti degli ultimi anni, perché I Simpson non fanno altro che inseguire l’ombra di se stessi al di là dei compromessi coi quali ha sempre dovuto avere a che fare. Non abbiamo una risposta, ma di una cosa siamo convinti: sarebbe stata una serie diversissima, altrettanto sopraffina. Capace forse di sopravvivere al meglio fino al 2020.

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L’idea è nata, d’altronde, dopo aver visto le ultime puntate di una delle comedy più belle di quest’era, Modern Family. Una serie fantastica, in grado di mettere in scena per undici anni la straordinaria quotidianità di una famiglia normale, per questo unica. Fresca sulla linea del traguardo come lo è stata fin dal pilot, emozionante nell’aver cresciuto e cullato per più di un decennio dei personaggi che sono diventati grandi con noi, congiunti che ci hanno accompagnato e abbiamo abbracciato con la medesima intensità. Bambini divenuti adulti, uomini di mezza età ormai alle prese con la vecchiaia, coppie inscalfibili rese invincibili dall’inevitabile scorrere del tempo. Che a un certo punto abbiamo dovuto salutare, in lacrime. Ecco, immaginate come sarebbe andata se I Simpson avessero fatto altrettanto.

Perché l’hanno fatto davvero, ma solo in episodi sporadici. E in uno, in particolare, hanno mostrato tutto il potenziale che avrebbero avuto. Diversissimo da quello che ha espresso Modern Family per un periodo (fortunatamente) inferiore, ma altrettanto intrigante. Parliamo di Barthood, nono episodio della ventisettesima stagione: parodia di Boyhood, film acclamato del 2014 che ha raccontato per un arco (reale) di 12 anni la vita del giovane Mason, I Simpson l’hanno omaggiato attraverso un racconto con protagonista Bart. Bello, anche se la serie ha saputo fare di meglio quando ha avuto il futuro tra le mani, eppure abile nel renderci consapevoli di quanto avrebbero potuto dare gli autori se il tempo non si fosse mai fermato.

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I Simpson, d’altronde, hanno sempre avuto la capacità di far ridere, riflettere ed emozionare con la medesima forza. Attraverso la struttura di una sit-com canonica, ormai piuttosto desueta ma comunque capace di dire la sua. Un’intelaiatura che avrebbe potuto evolversi nei decenni in quella di una comedy dalla struttura più moderna, come in fondo sono stati soprattutto nelle prime stagioni: divertire è sempre stata la priorità, ma non è mai stato l’unico obiettivo. E una componente riflessiva più solida, pur tenendo nei toni la capacità di parlare a un pubblico universale che va dai bambini agli adulti, non avrebbe macchiato in alcun modo la purezza dell’elemento comico. Vivere il tempo de I Simpson con la medesima linearità con cui la viviamo noi avrebbe dato questa opportunità: avere dei personaggi portati naturalmente all’invecchiamento li avrebbe definiti maggiormente senza alcuna virata brusca. Avrebbero avuto a che fare con una vita davvero in movimento, complessa anche quando non presenta degli ostacoli brutali.

È molto confortante l’idea che le nostre vite corrano all’impazzata e, nonostante ciò, esista il rifugio sicuro di Springfield, nel quale le incognite vengono cancellate con un colpo di spugna, i lutti (quasi) non esistono e tutto si possa risolvere in pochi minuti con un sorriso sul volto. Ma un piccolo rimpianto comunque c’è: se si escludono dal discorso le soap opera, pochi avranno l’opportunità di raccontare una storia d’ordinaria straordinarietà avendo a disposizione (almeno) 31 stagioni e 700 episodi. Forse nessuno, per fortuna e purtroppo.

I Simpson, invece, l’hanno avuta, ma hanno deciso di invecchiare senza invecchiare.

Fino ad andare oltre quella che avrebbe dovuto essere la morte naturale, tenuti in vita ancora per chissà quanto senza avere più niente da dire. Un problema indubbiamente risolvibile anche con una scrittura più appassionata e senza mettere in discussione la staticità del tempo, ma che così avrebbe trovato possibilità maggiori d’espressione, ricambi dinamici nelle caratterizzazioni e spunti che avrebbero reso la serie intrigante e al passo coi tempi ancora oggi. Un racconto che in qualche modo sarebbe stato più vicino a quello che vive quotidianamente ognuno di noi. Perché è di famiglia, questa famiglia. E I Simpson, al di là di tutto, saranno sempre degli affetti stabili imprescindibili. Ma un certo punto il tempo passa per tutti, soprattutto per chi ha deciso di fermarlo per sempre. Anche dopo aver riscritto la storia per decenni.

Antonio Casu

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