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Il problema del vero finale dei Simpson (dopo anni di finali ideali “bruciati”)

I Simpson
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Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sugli ultimi episodi andati in onda de I Simpson.

Ma quindi come finiranno I Simpson?

Ce lo domandiamo da anni. Tanti anni. Troppi per non arrivare a una conclusione amara, prima ancora che possa essere concepito l’episodio conclusivo: esistono molte probabilità che possa non essere il miglior finale possibile. Trentacinque anni e trentasei stagioni con oltre 750 episodi andati in onda, d’altronde, hanno creato un carico di aspettative che nessuno (o quasi) potrà mai sostenere con sufficiente forza. Nessuno, forse nemmeno gli autori di una serie che ha scritto alcune tra le pagine più importanti della storia televisiva.

Sarebbe superfluo, d’altronde, enfatizzare l’importanza secolare di un’opera tanto monumentale: I Simpson hanno rappresentato per anni il cardine di una vera e propria rivoluzione del mezzo nel suo complesso, dando vita a un’opera soggetta nel tempo a innumerevoli tentativi vani d’imitazione. Tutte le belle storie, tuttavia, sono destinate a concludersi. Prima o poi, in qualche modo. E il punto è tutto qui: come diavolo si chiude degnamente un’avventura del genere, ancora al top oggi dopo aver attraversato quattro decadi nei modi più disparati? Come si conclude, soprattutto, una trama che ha sempre fatto della verticalità delle trame l’unico vero senso d’esistere, arrivando addirittura a dileggiare una qualunque idea di continuity?

Quello, a dirla tutta, è un problema che riguarda la serialità comica nel suo complesso. Soprattutto quella del passato, spesso slegata da un’idea di orizzontalità davvero solida. Il problema, però, è il tempo: nessuno aveva mai caratterizzato un lasso temporale tanto lungo, e l’opzione del finale puramente emozionale stonerebbe parecchio rispetto alla genialità sovversiva e fuori dai canoni mostrata negli ultimi decenni. Ma in qualche modo si dovranno pur concludere, I Simpson.

Affrontiamo allora la questione, anche attraverso alcuni eventi significativi delle ultime settimane.

I Simpson

Alcuni giorni fa, infatti, è andata in onda la première della trentaseiesima stagione de I Simpson. Una première piuttosto spiazzante che ha fatto parlare parecchio di sé per vari motivi. Uno, su tutti: è un “finto” finale. Un finale con tutti i crismi che non vi anticipiamo oltre (anche se ne abbiamo parlato in una news dedicata) e presenta le caratteristiche giuste per dare una degna conclusione a una serie che concludere davvero non si potrà mai: stuzzica i fan della prima ora e gioca con discrezione su un effetto nostalgia evidente ma non stucchevole, crea un intrigante effetto sorpresa, riporta in onda le peculiarità della sua lunga storia, presenta un gran numero di guest star di lusso e chiude provvisoriamente il cerchio. Poi arriva il ripristino dello status quo e il finale non è un finale reale, ma i presupposti per esserlo c’erano tutti.

Perché è stata fatta questa scelta, intelligente nel regalare un forte spazio mediatico a un evento che altrimenti sarebbe passato piuttosto inosservato?

Ne ha parlato Matt Sellman, attuale showrunner de I Simpson, nel corso di un’intervista rilasciata a People dopo la messa in onda dell’episodio: “Ero in Nuova Zelanda e poi è finito lo sciopero degli sceneggiatori, quindi ho ricominciato subito a lavorare allo show un anno fa”, spiega l’autore. “Parte di ciò è stata la promozione della stagione 35, prossima all’inizio. E la domanda che ti fanno sempre in sede di promozione è: cosa faresti nell’ultima puntata de I Simpson?”.

Sellman, a quel punto, si è avventurato nella creazione di questo episodio: “Ho sempre pensato che non ci fosse una buona risposta a questa domanda perché lo show non era destinato a finire. Era destinato a continuare per sempre. Era destinato a prendere in giro l’idea dei finali e di tutto ciò che facciamo. Ogni episodio è sia il primo che l’ultimo episodio dello show“. L’autore ammette che la scelta creerebbe un po’ di confusione all’interno del fandom, ma è una prospettiva indubbiamente suggestiva.

Una prospettiva che ritrova una certa attualità in questa fase: I Simpson, infatti, non sono ancora stati rinnovati per la 37esima stagione e stanno vivendo, fino a prova contraria, la loro ultima stagione.

Ciò significa che la fine sia imminente? Con ogni probabilità, no: I Simpson “stanno finendo” da una ventina d’anni, ma i numeri sono ancora solidi e la qualità del prodotto è ancora eccellente. Alla faccia dei detrattori e delle tesi sugli “Zombie Simpson”, in voga da decenni.

Una tesi errata, da vari punti di vista: I Simpson hanno concluso la propria rivoluzione tanto tempo fa, come è fisiologico che sia. Ma non è un problema, affatto: sono diventati un’istituzione, e dopo alcuni passaggi a vuoto sono tornati a essere un’istituzione credibilissima da almeno tre stagioni.

Tuttavia, il rinnovo ancora sospeso genera interrogativi e segnala dei possibili movimenti in vista: non una cancellazione, bensì un clamoroso trasloco. Magari dalla tv lineare della Fox allo streaming di Disney+, come potrebbe aver evocato l’annuncio di un ciclo di episodi speciali che andranno in esclusiva sulla piattaforma nei prossimi mesi.

Questo creerebbe degli interrogativi ulteriori sul possibile finale de I Simpson, qualunque sia il momento in cui arriverà: il trasloco non sarebbe solo un trasloco, ma porterebbe con sé la necessità di rivedere il format – le stagioni da 20 episodi e passa diventerebbero pressoché insostenibili – e di sviluppare una narrazione in qualche modo alternativa, diversa da quella a cui siamo storicamente abituati. Arrivare al giusto finale, a quel punto, diventerebbe più complesso. Un finale che unisca i fili nel miglior modo possibile, e che sia accompagnato allo stesso tempo dalla giusta spinta emotiva.

Quali sarebbero, a quel punto, le soluzioni da prendere in considerazione per chiudere I Simpson come meritano?

I numerosi finali ideali della serie, disseminati in varie fasi della sua storia più o meno recente, hanno caricato di ulteriori aspettative il pubblico: sono finali solidi ed efficaci, capaci di reggere una pressione tanto importante. Il vero finale, di conseguenza, dovrà superarli. Ed essere all’altezza della situazione da ogni punto di vista. Una soluzione interessante sarebbe, a quel punto, quella di realizzare un film evento, magari da trasmettere al cinema. Il racconto avrebbe il respiro sufficiente per articolarsi in modo soddisfacente, creando presupposti e sbocchi unici per accompagnarsi e isolarsi dal resto della serie.

Fattibile? Con ogni probabilità, sì. Non evochiamo le idee a riguardo perché sarebbero innumerevoli e finirebbero per non soddisfare parte o gran parte di voi, ma una cosa è certa: il finale ideale era stato presentato alcuni fa da un fan de I Simpson, riscuotendo grandissimo successo. Noi ne avevamo parlato in un pezzo del 2018, e l’idea resta ancora valida. Talmente valida da poter essere presa in considerazione seriamente dagli autori.

In ogni caso, dobbiamo dire una cosa in conclusione: l’intera trattazione di questo pezzo è generata da un po’ di paura. È fondamentale, allora, scardinare le certezze palesate in apertura.

Una paura in cui non è difficile ritrovarsi: paura di lasciare andare un pezzo importante delle nostre vite, di prendere atto che un’era possa essersi conclusa e che debba essere necessario andare avanti e mettersi alle spalle un capitolo così significativo. Paura, allo stesso tempo, di assistere a un fallimento. Peggio ancora, a un evento insignificante e poco degno d’attenzione.

Paure fondate, con un atto di fiducia che dobbiamo agli straordinari autori che si sono succeduti nel tempo alla guida di questa straordinaria avventura. Sapranno scrivere il miglior finale de I Simpson, a meno che non l’abbiano già fatto. E ci sorprenderanno per l’ultima volta, salutandoci con un’ultima storia da vivere con gli occhi lucidi e il cuore colmo di gioia. Dopo aver combinato quello che hanno combinato nelle scorse settimane e negli ultimi trentacinque anni, glielo dobbiamo al di là di ogni nostra perplessità. Eccome.

Antonio Casu