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I Simpson sta sopravvivendo anche alla mannaia del politically correct

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ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sulla stagione 34 de I Simpson

Negli ultimi tempi ha fatto il suo sbarco in streaming su Disney+ la stagione numero 34 de I Simpson. Un’occasione per fare ritorno a Springfield e per goderci delle nuovissime avventure di Homer e della sua gialla famiglia. Un’occasione, però, anche per ragionare sullo stato di salute di una delle serie più longeve della storia della televisione. Giunti alla trentaquattresima stagione, siamo ormai familiari con gran parte dei personaggi de I Simpson. Con le situazioni, gli schemi e lo stile narrativo della produzione Fox. E proprio quest’ultimo elemento, nelle ultime stagioni, è finito sotto la lente d’ingrandimento, rientrando in un dibattito generale ormai cardine del mondo seriale.

Come può sopravvivere una serie come I Simpson in un’età in cui, come sostengono in molti, “non si può più dire nulla”? Come fa la parodia irriverente, e apparentemente senza limiti, del prodotto di Matt Groening a sopravvivere al tanto agognato politically correct che ultimamente sta dominando la scena? Questioni calzanti, che dominano il dibattito circa I Simpson. Questioni di cui è bene parlare, perché la straordinaria longevità della serie presente in streaming su Disney+ dimostra che Homer e compagnia stanno riuscendo, quasi sorprendentemente, a sopravvivere anche alla mannaia del politically correct che rischiava davvero di staccargli la testa per sempre.

La straordinaria longevità de I Simpson

Quando si parla de I Simpson, si pone sempre una questione cardine al centro del dibattito: la longevità della serie. Ogni stagione, da un po’ di tempo a questa parte, secondo molti potrebbe essere l’ultima. Si palesa sempre un po’ di stanchezza, ma poi si torna sempre più che volentieri a Springfield. La verità è che, anche dopo 34 stagioni, i personaggi de I Simpson posseggono ancora una straordinaria carica. Per cui la narrazione va sempre avanti. D’altro canto, però, è anche vero che per una serie tv 34 capitoli sono un’infinità, specie per una che ha sempre fatto della brillantezza e dell’attinenza con la realtà due dei suoi principali tratti distintivi.

Insomma, il fattore tempo pesa sempre su I Simpson e se da una parte è vero che si torna sempre col sorriso a Springfield, d’altra parte la città assume sempre più la forma di quelle mete estive a cui finiamo per assuefarci senza più entusiasmo. La longevità ha, per la serie Fox, quest’ambivalenza. Un duplice risvolto, che si rifà anche alla situazione che sta vivendo più in generale la narrazione. Perché, tornando al discorso principale, è vero che col passare del tempo, e col cambiamento del contesto, I Simpson hanno perso un po’ di smalto. Però, è altrettanto vero che i gialli abitanti della città più famosa d’America hanno la capacità di rimanere sempre vivi e di adattarsi ai tempi che corrono. Pur avvolta da una patina nostalgica, Springfield conserva tutto il suo grandissimo fascino.

Personaggi de I Simpson (640x360)
Lisa e Bart, due dei personaggi più amati de I Simpson, presente in streaming su Disney+

I Simpson nel presente

Il dibattito sulla longevità de I Simpson ci porta, quindi, alle domande poste nell’introduzione. Nata come irriverente parodia della società americana, la serie Fox si è sempre mossa sul filo del dissacrante e del politicamente scorretto. Questo filo, però, negli ultimi tempi si è sempre più assottigliato, non permettendo praticamente a nessuno di poggiarvisi con stabilità. In precario equilibrio, I Simpson riescono però ancora a camminare su questo filo. Sicuramente è innegabile che qualche duro colpo è arrivato, eppure la serie che ha sempre fatto della scorrettezza la sua cifra distintiva, non è stata abbattuta dalla correttezza esasperata che ormai domina la narrazione moderna.

I personaggi de I Simpson sono oggi vivi e vegeti. Più cauti, forse meno spumeggianti, ma il loro cuore pulsa ancora in maniera fragorosa. Il presente non ha cancellato Springfield. Il politically correct non ha travolto la città più irriverente della televisione. Ne ha sicuramente minato gli equilibri. Ne ha rideterminato gli schemi. Ma sicuramente non l’ha spazzata via come molti credevano e pensano ancora che possa succedere imminentemente. Com’è possibile?

Come sopravvivere al politically correct

Le ragioni, in realtà, sono diverse e riconducono, ancora una volta, a quella longevità di cui parliamo dall’inizio. I Simpson sono quello che sono sicuramente grazie al loro passato. Anche oggi, nel loro successo pesano fattori come l’iconicità e la familiarità. Tutti quegli elementi di nostalgia, diciamo, che tengono ancorato allo schermo lo spettatore. I Simpson però non guardano solo all’indietro, ma sono anche ben ancorati al presente, come detto. La loro vitalità si ricollega a una grande capacità adattiva, che è poi il vero segreto della longevità de I Simpson. Nonostante tutto, la serie non ha perso i due elementi cardine che l’hanno sempre definita: lo spirito irriverente e l’adesione alla realtà. Questi due elementi sono stati sicuramente rimodulati, ma sono rimasti alla base della narrazione, tenendo vivi i I Simpson anche nell’epoca del politically correct, che invece ha inciso su molti altri prodotti.

Il meccanismo base è stato quello di spostare la parodia più pesante in aree, per così dire, meno rischiose. Più avanti forniremo qualche esempio nel concreto tratto proprio dalla stagione 34, ma prima è necessario comprendere bene questa strategia. Il politically correct, infatti, investe nella narrativa, più o meno di qualsiasi tipo, specialmente alcune aree, più delicate e controverse, su cui l’opinione comune solitamente si spacca. I Simpson, invece, sono stati bravi a concentrare il loro spirito dissacrante su quelle zone meno dibattute, su cui invece il pensiero dominante è più allineato. La parodia, insomma, non si è fatta meno forte, solo meno estesa. Da qui, dunque, la capacità de I Simpson di sopravvivere alla mannaia del famoso politically correct.

I Simpson streaming (640x360)
Un’immagine dalla prima puntata della stagione 34 de I Simpson, da poco in streaming su Disney+

Alcuni esempi pratici

Scendiamo ora nel dettaglio, andando a citare alcuni esempi tratti proprio dagli episodi de I Simpson presenti in streaming su Disney+. La prima puntata della stagione 34, ad esempio, parodica il true crime e le teorie complottiste, poi andando avanti ci sono sfrenate parodie sulla produzione televisiva, le criptovalute, il mondo degli influencer e il fandom tossico. Se osserviamo bene, queste sono tutte tematiche intorno a cui il giudizio è abbastanza comune. Non ci sono grandi coni d’ombra intorno a questi argomenti, che fanno parte della nostra quotidianità. Un chiaro esempio su come preservare spirito dissacrante e connessione con la realtà, senza polarizzare troppo il dibattito.

In questa ultima stagione caricata in streaming su Disney+ I Simpson hanno anche saputo preservare un tratto celebre, e amato, della propria narrativa: la parodia citazionistica (qui potete trovare i 10 migliori episodi di questo tipo). Vediamo, ad esempio, la presentazione caricaturale di It, o l’episodio che cita interamente Harry ti presento Sally. Anche un appuntamento canonico come quello con La paura fa Novanta è stato ampiamente azzeccato. È stato preservato anche il calco su alcuni personaggi secondari de I Simpson, come ad esempio Carl o Duffman, che hanno degli episodi dedicati. Insomma, questa trentaquattresima stagione ha dimostrato che gli abitanti di Springfield godono ancora di ottima salute.

Tempo fa vi avevamo invitato a a non chiamarli zombie, oggi I Simpson mostrano ancora una volta la loro riluttanza a cadere nel dimenticatoio. In 34 stagioni la serie sicuramente è cambiata, intraprendendo anche una parabola discendente, possiamo ammetterlo. Tuttavia, la capacità di sopravvivere ai cambiamenti portati dal tempo che sta dimostrando I Simpson è impressionante ed è, in fondo, un altro tratto che mostra la straordinarietà di questa serie.