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Ritorno al Futuro ha predetto l’ascesa di Trump, prima dei Simpsons

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Siamo ormai abituati alle profezie.
In tempi più recenti, col ritorno di Black Mirror, la dose è stata rincarata per sondare il terreno e prepararlo ad una nuova coltura di distopie dal traguardo ormai prossimo, e di certo questo ha provocato quel “lieve” decremento del piacere della sorpresa per la scoperta di tendenze che vertono su un punto quasi prevedibile.
Qualcuno, scherzando in passato, ha tuttavia gettato le basi di un lavoro profetico portato oggi al termine e che creerebbe imbarazzo perfino ad un Nostradamus in tronfia sicurezza per aver appena vinto una scommessa alle corse tra cavalli.
Più di qualcuno, in realtà.

Il web brulica già di jokes (ma anche, addirittura, di speculazioni complottistiche che “nell’internet” trovano sempre il loro fascinoso riscontro) circa l’analogia tra il contesto creato dai Simpsons in un episodio del 2000 e l’elezione presidenziale di Donald Trump negli Stati Uniti avvenuta in nottata.
Ben 16 anni fa, nel 19 Marzo del 2000, andava in onda il diciassettesimo episodio dell’undicesima stagione de “I Simpson” intitolato “Bart to the future“.
Il titolo riecheggia con un’affabile familiarità?
Ci arriveremo.

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Come in ogni sigla, troviamo lo sketch di Bart intento a (non) completare la sua punizione alla lavagna, con il contrappasso di turno da scrivere ripetutamente al fine di riempirla.
E’ ironico che la frase scritta alla lavagna di Bart, in questo episodio, fu: “Non infiammabile non è una sfida“.
La speranza è che lo tenga bene a mente anche tu, Trump: siamo tutti infiammabili, compresa la Siria, e l’arma atomica è umanamente ritenuta un deterrente.
Ci siamo intesi, insomma.
L’incipit dell’episodio vede Bart al cospetto di un nativo americano, possessore di un casinò, in grado di prevedere il futuro.
Il giovane Simpson sarà ansioso di scoprire il suo, e nel farlo scoprirà la prevedibile verità che lo vede destinato a divenire un reietto della società, in antitesi alla carriera professionale di sua sorella Lisa che diventerà Presidente degli Stati Uniti d’America.
A seguito di una scena che vede Lisa in consiglio ristretto per stabilire le precauzioni da adottare in vista della crisi, viene pronunciata una battuta che sottintende un dettaglio particolare: il dettaglio che farà da “casuale” predizione.
Lisa si rivolge ai suoi consiglieri premettendo: – «Come sapete, ereditiamo una riduzione del budget dalla presidenza di Trump».


Apparentemente inquietante, ma goliardicamente calzante in lingua Groeninghiana: un personaggio eccentrico della cultura popolare americana, borioso, ricco e “despota della scenache viene associato alla presidenza americana quasi come rafforzativo di quella proverbiale ed ironica conseguenza che vede una “icona pubblica divenire manipolatore delle masse”.
Un corrispettivo all’italiana sarebbe vedere Totò Sapore recitare la battuta: – «Ed ora, dopo il regime anti-terronia della presidenza di Lucio Battisti, si torna ad infornare pizze!».
Anacronistico, lo so, ma rende vagamente l’idea e lascia intendere quanto casuale e nazional-culturale fosse la battuta di Matt Groening, sciocchi complotti a parte.
Sono saltati fuori anche molti screen che illustrano una comparison tra una scena dei Simpsons in cui Trump scende le scale mobili dopo la vittoria delle elezioni, e quella reale molto (inevitabilmente) combaciante. Ho notato essere stata associata anch’essa, erroneamente, ad una scena dell’episodio di 16 anni fa. La verità è che quell’estratto risale ad una scena che Groening ha ideato soltanto successivamente (circa 3 anni fa), quando la candidatura di Trump era ormai più che ipotizzata.

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Applausi ad urbi et orbi per i Simpsons, ma c’è qualcosa che molti ancora non sanno.
Come suggerisce il titolo dell’episodio del 2000, l’incipit è un evidente tributo all’intramontabile “Ritorno al futuro” di Robert Zemeckis e Bob Gale (sceneggiatore).
Perfino il riferimento a Trump sarebbe un tributo ad una casuale intuizione venuta fuori da una delle scene della saga.
In “Ritorno al Futuro 2” (siamo quindi nel 1989), infatti, Marty McFly (Michael J. Fox) si ritrova a vivere la tremenda realtà distopica del suo presente quando appura che l’acerrimo rivale d’infanzia Biff Tannen è diventato un milionario che ha fatto la fortuna col gioco d’azzardo, prevedendo con l’inganno (merito all’almanacco trovato nel futuro) gli esiti sportivi dei successivi anni.
Marty si rende conto che con Biff magnate, Hill Valley è ormai sede di diatribe criminali e corruzione.
A colmare lo scenario “distopico”, c’è la visione di un mastodontico grattacielo di proprietà di Biff, costruito a scopo auto-celebrativo.
Bob Gale, sceneggiatore della saga assieme a Zemeckis come precedentemente accennato, dichiarò al “Daily Beast” che il personaggio di Biff era palesemente ispirato alla figura di Donald Trump, con la quale combaciava per l’eccentricità, l’egocentrismo e la folta chioma bionda.
Prima di tale conferma da parte di Gale, il web ha speculato molto sulla somiglianza tra le due icone, tanto da aver partorito un video mash-up proveniente da YouTube in cui le scene video del servizio che racconta l’ascesa al potere di Biff (al quale Marty assiste a metà tra l’attonito ed il disperato) sono sostituite da quelle dell’annuncio della candidatura alla presidenza di Trump.

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Insomma, è chiaro che l’attributo profetico slitti ad un oracolo che precede il tributo dei “Simpsons”, e “Ritorno al Futuro” vince il “premio Nostradamus”.
Certo è che i Simpsons un input inconscio l’hanno dato, ed anche prezioso: “non infiammabile” non è una sfida, soprattutto ora.

Ma se qualcosa dovesse andare per il verso sbagliato, c’è comunque da ammettere che con l’elezione di Trump abbiamo assistito ad un agghiacciante twist ending da finale di vita.
Indubbiamente.