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I Soprano e Breaking Bad: la meravigliosa scena della vasca da bagno che li accomuna

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Una sola frase, una sola scena per raccontare due relazioni fatte di dipendenza e due storie che hanno lasciato il segno nel mondo della serialità. Abbiamo già raccontato un po’ in tutte le salse che senza I Soprano molte serie tv non sarebbero neanche mai nate e tra queste c’è sicuramente Breaking Bad. Il capolavoro di Vince Gilligan non solo prende ispirazione da I Soprano nei personaggi, ma la omaggia attraverso l’inserimento di scene intelligenti e significative. Una delle più indelebili resterà per sempre quella della vasca, una scena breve ma tassello fondamentale non solo per la trama in sé ma per lo sviluppo di entrambi i protagonisti di Breaking Bad.

La scena di cui parliamo si svolge nella primissima stagione di Breaking Bad, addirittura a episodio due, come a essere sicuri di avvertire per bene lo spettatore che, incauto, si sta avventurando in questo mondo: sei proprio sicuro di volerci seguire in questo percorso? Perché sarà orrendo, orrendo e doloroso come può esserlo sciogliere qualcuno nell’acido e doverne ripulire i resti sulle scale di casa. E tutte le sue doverose promesse la serie non solo le conferma ma addirittura le supera, diventando a conti fatti la migliore serie televisiva del 21esimo secolo.

Solo chi aveva già fatto in precedenza lo stesso percorso, ugualmente doloroso (anzi, forse anche di più) e ugualmente pieno di sofferenza con I Soprano, avrà avuto un forte senso di déjà-vu nell’osservare Jesse Pinkman ficcare il corpo di Emilio in una vasca smaltata o nel sentirlo lamentarsi per l’ingrato compito o nel percepire sotto la pelle il brivido della facilità con la quale esaurisce il macabro compito. Ci sono infinite micro-somiglianze in queste due scene, così come ci sono disseminate in questi due infiniti mondi; ma ci sono anche infinite micro-differenze, quasi impercettibili, da analizzare.

Chris Moltisanti e Jesse Pinkman: la vulnerabilità della dipendenza

Il primo elemento che salta, vistoso, agli occhi è il ruolo dei due gregari, i due aiutanti magici che appaiono ad agevolare gli “eroi” di questi due mondi al contrario, in negativo. Ma procediamo con ordine: era il lontanissimo 2002 e Tony Soprano uccide finalmente l’ignobile Ralph Cifaretto. A questo punto chiama aiuto per sbarazzarsi del cadavere e Chris è lì, come sempre, braccio destro addestrato da anni a non fare domande e a eseguire. Sei anni dopo, in Breaking Bad, Jesse Pinkman e Walter White uccidono Emilio e decidono di sbarazzarsi del cadavere. Anche in questo caso, è il primo a fare il lavoro sporco.

Vulnerabili, tossicomani, dipendenti. Anche senza andare ancora troppo in profondità, è lapalissiano ciò che accomuna i due personaggi. Il rapporto che lega i due giovani ai loro “capi” è diverso per alcuni tratti, pur essendo uguale nella psicologia che sottintende. Sia Chris che Jesse, infatti, sono due personalità fortemente dipendenti: dalle sostanze stupefacenti, da figure femminili da cui sperano di essere salvati (Jane l’uno, Adriana l’altro), da figure paterne che possano risolvere questioni familiari irrisolte. In entrambi è possibile osservare sintomi di una dipendenza affettiva che li porterà a compiere azioni sempre più atroci, sostanzialmente contrarie alla loro stessa natura, e che alla lunga li distruggerà. Il circolo vizioso che alternerà abuso di sostanze-ricerca costante di rassicurazione-desiderio di riconoscimento è il motore primario di ogni loro azione.

Così, nella famosa scena della vasca, Chris si beve qualsiasi racconto Tony Soprano decida di propinargli, anche se visibilmente non convinto, e accetta di smembrare il corpo di Ralph Cifaretto con una mannaia, di sotterrarne una parte e di buttarne il restante in un dirupo. Fedele al suo ruolo di cane addestrato a ubbidire, sperando sempre e comunque in una parola buona da parte di quel padre putativo da cui anela riconoscimento da tutta la vita. E lo fa incurante del fatto che Tony non perde mai occasione di scagliarsi e criticarlo per il suo essere tossicodipendente e fondamentalmente un debole. Tony maschera il suo profondo disprezzo per la debolezza del nipote, che invece avrebbe voluto come suo erede, durante tutta la serie. Senza sapere che questo arriva a Chris forte e chiaro ed è forse una delle radici della sua dipendenza, assieme alla consapevolezza di aver sprecato una vita, quando avrebbe solo voluto fare lo sceneggiatore.

Nella stessa scena, in Breaking Bad, Jesse segue pedissequamente gli ordini del suo professore. È ancora solo la prima stagione, ma le tracce di quella dipendenza ci sono tutte: vulnerabile e senza autostima come Chris, Jesse ha inconsciamente già lasciato il timone a una figura paterna, desideroso di trovare la guida amorevole che gli è mancata nella vita. Anche lui si subisce un discorso sulla droga, anche se meno perentorio e duro rispetto a quello di Tony Soprano, e anche lui viene profondamente disprezzato per quello che è, o meglio per quello che non riesce a essere da un presuntuoso Walt. Per tutta la serie ritroveremo le tracce di un Jesse diverso, votato all’arte e alla gentilezza; ancora una volta, una vita sprecata e fallita rivolta a un male che non fa davvero parte di lui.

Tony Soprano e Walter White: la banalità del male

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Incredibilmente, sono Tony e Walter i due elementi dissonanti della scena. Ai due lati opposti del loro percorso, disegnano il mood, lo scopo, il risultato della scena stessa. La morte di Ralph avviene durante la sesta stagione, dopo una lunga serie di omicidi e situazioni già avvenute: Tony Soprano è già Tony Soprano, figura di spicco dei DiMeo e capofamiglia del New Jersey. La morte di Ralph non avviene solo sotto l’impeto della solita furia cieca, ma come culmine di una serie di sgarri e scorrettezze fatte al boss da parte di un suo sottoposto. Tony non dice la verità a Chris ma non è tenuto a farlo e quest’ultimo non è tenuto a chiedere. Il rapporto è definito ma non è paritario, non è equilibrato. Laddove la psicologia di dipendenza del subordinato è la stessa, ne I Soprano la scena prende la forza della più pura “banalità del male”: un evento come tanti nell’agenda del boss, comune quotidianità di chi gestisce i suoi affari.

La morte di Emilio in Breaking Bad, invece, avviene a inizio serie. Anzi, la sua morte e quella di Crazy8 saranno il primo passo lungo quella linea che da Walter White porta a Tony Soprano. In questo frangente, Walter White non è ancora Heisenberg e la sua indecisione sull’omicidio lo dimostra. Tuttavia, essere nel suo elemento gli infonde sicurezza e la padronanza con cui dà ordini a Jesse sulla chimica è il primo mattoncino di quella sudditanza psicologica che sarà fatale a Pinkman nel corso della serie. In questo caso, il rapporto è meno paritario e ancora molto contestato: Jesse si lamenta durante tutta la scena, come non osa fare Chris, e il discorso sulla droga sa meno di accusa paterna. Eppure la “banalità del male” è già tutta lì: anche apprezzando le indecisioni di Walt e il caos di Jesse, non possiamo non vedere con quanta facilità i due riescano a cucirsi addosso i panni degli efferati eliminatori di corpi.

Un rito di passaggio, un rito di iniziazione

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Dopo aver ucciso Ralph, Chris e Tony si muovono come sempre e sempre insieme a far sparire il cadavere e poi, nel silenzio, vanno a lavarsi del sangue e del fango e delle colpe dell’ennesima vitta al Bada Bing, cambiandosi i vestiti e ancora una volta pulendosi l’anima. Dopo aver ucciso Emilio, Jesse e Walt lavano le scale dei resti del suo corpo, della loro prima vittima, finalmente consapevoli del sangue e del fango e delle colpe di cui dovranno macchiarsi, se vogliono addentrarsi in questo mondo. Ai due lati di quella linea retta che divide il sottomondo dalla vita alla luce del sole.

Un rito di passaggio per Tony e Chris. Un rito di iniziazione per Jesse e Walt. In ogni caso, un rito che cementifica una dipendenza psicologica, che da una parte deprime fino a spegnere lo spirito e dall’altra esalta nel delirio di onnipotenza.

Due scene così diverse e così identiche, che raccontano due mondi complessi e lontani ma tutto sommato sempre uguali, perché la vita è un ciclo e molto spesso si ritorna al punto di partenza. 

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