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I 3 più grandi pregi (e i 3 difetti) di Tony Soprano

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You woke up this morning
Got yourself a gun
Mama always said you’d be
The chosen one

Ti sei svegliato questa mattina
Preso una pistola
La mamma ha sempre detto che
Saresti stato Il Prescelto

Così cantavano gli Alabama all’inizio de I Soprano, una delle pietre miliari della serialità televisiva. Le immagini che scorrono nel frattempo sullo schermo non potrebbero essere più innocue. Ci mostrano i sobborghi industriali del New Jersey e della sua capitale Newark, mentre intravediamo piccoli elementi ormai iconici del nostro protagonista: il sigaro, l’anello d’oro al mignolo. Solo alla fine della sigla ci appare lui, Tony Soprano, uno dei personaggi più grandiosi dell’ultimo quarto di secolo. Ormai abbiamo letto in lungo e in largo quanto la serie sia più un’analisi antropologica dell’uomo in tutta la sua ingombrante complessità che una storia sul crimine organizzato. Nel corso dei ben 13 anni che ci separano dal suo sconvolgente finale, la figura del capofamiglia è stata sviscerata in ogni suo più piccolo elemento, abbiamo rovistato negli angoli più oscuri e persino nei sogni più deliranti.

Eppure Tony Soprano rimane un’anomalia, ancora oggi.

Dopo di lui, la figura dell’antieroe è diventata sempre più popolare e moltissimi protagonisti grigi, ben lontani dalla classica suddivisione bianco/nero del passato, si sono affacciati nel panorama seriale. Anzi, potremmo azzardarci a dire che dopo di lui quella classica suddivisione non è proprio mai più stata utilizzata, sacrificata sull’altare di una percezione più complessa e ben più realistica dell’essere umano. Basti pensare, tra i migliori, al Walter White di Breaking Bad, al Don Draper di Mad Man, al Frank Underwood di House of Cards o al Tommy Shelby di Peaky Blinders.

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Tony Soprano: la banalità del male

Allora perché, nonostante tanti anni stiamo ancora parlando di Tony Soprano?

Perché Tony ci appare come un uomo normale, complice una certa semplicità di esposizione che ci risparmia riprese dal taglio epico, musiche perfettamente confezionate e dialoghi quotabili. Ci dimentichiamo spesso che questo Tony è a capo della mafia del New Jersey: emblematico il fatto che “Cosa Nostra” viene nominata una sola volta nel finale e le (poche) morti dirette di cui Tony si occupa sono sempre brutalmente banali. Il grande boss appare nella nostra vita come un uomo ordinario, reso fragile dagli attacchi di panico, mentre entra nella sala di una psicologa e se ne va mentre cena a un ristorante, come un qualsiasi padre di famiglia.

Viste le premesse sembra quasi assurdo parlare di difetti, per un personaggio come Tony: è un capofamiglia mafioso, ha passato l’intera esistenza a dare vita a un impero criminale, ha ucciso e fatto uccidere persone. Tuttavia, in onore di quella banale normalità che tanto David Chase quanto il compianto James Gandolfini hanno voluto infondere nel personaggio, proviamo a considerare tre difetti e tre pregi che, su tutti, hanno definito Tony in quanto uomo.

Tre difetti di Tony Soprano: Il machismo

Cominciamo dai difetti, perché ci sembra impresa più facile definire tre difetti di un mostro. Dopo tanto lambiccarci il cervello, abbiamo pensato che il machismo di Tony Soprano meritasse due parole, soprattutto considerando tutto un universo culturale che il termine si porta dietro. Per machismo intendiamo un’eccessiva esibizione di virilità e la convinzione della superiorità maschile sulla femmina. In Tony questi due aspetti non si presentano meccanicamente attraverso vuote parole, ma sono intimamente intrecciati alla sua identità, di uomo, di padre, di figlio, di boss, di italo-americano.

La vita di Tony viaggia su un binario univoco e costretto, costruito per lui da un padre che rappresenta non solo il punto di riferimento, ma anche modello ingombrante di mascolinità: violenta, forte, superiore. Tony stesso affermerà più volte di avere il padre e “gli uomini come lui” a modello: i Gary Cooper del cinema, uomini tutti a un pezzo che non mostrano le proprie emozioni. E a questo tipo di uomo Tony fa riferimento, trovandosi a estremo disagio quando la sua visione di mascolinità viene messa a dura prova: gli attacchi di panico e la depressione lo colpiscono duramente perché lo costringono a interfacciarsi con le sue fragilità, qualcosa che cercherà di nascondere a lungo a se stesso ma soprattutto a tutti gli altri, amici e famiglia compresi.

In fondo questo machismo esasperato è uno dei motivi principali che lo portano a contrastare così violentemente la psicoanalisi, vista come un segno di debolezza, e a sviluppare un rapporto conflittuale con l’unico figlio, così lontano dalla sua concezione di maschio. È ironico come proprio Anthony dimostrerà, nel corso della serie, di aver ereditato tutte le fragilità e la sensibilità paterna oltre che averne ereditato anche il dannoso modo di espellerle esternamente, attraverso gli attacchi di panico.

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E parlando di machismo, non possiamo esimerci dal parlare dei rapporti di Tony con le figure femminili. Livia, narcisista anaffettiva e manipolatrice, che vive col figlio un intenso e insano rapporto di codipendenza. Nella cultura italiana, ancora di più in quella italo-americana, la madre è una figura ambivalente: amorevole ma spesso soffocante, presente ma ingombrante, costituisce un elemento di costruzione dell’identità piuttosto importante per il figlio maschio e Tony non fa eccezione. Il loro rapporto è variabile, tra molti bassi e pochi alti, ma sempre brutale e molto spesso incentrato proprio sulla mascolinità: Livia paragona spesso Tony a suo padre, visto come l’esempio perfetto di Maschio, e ne svilisce costantemente la virilità, portandolo per convesso a esasperarla. E Tony la esaspererà in ogni modo: imponendo la sua figura di maschio alpha su ogni altra figura maschile della serie, erotizzando tutte le donne che incontra, compresa la Dottoressa Melfi, o creandosi una lunga serie di relazioni extraconiugali, il cui unico scopo diventa quello di riaffermare la sua mascolinità.

tony infedele

Tre difetti di Tony Soprano: L’infedeltà

Ci leghiamo così direttamente all’infedeltà. Rispetto al machismo, questo è un difetto più riconoscibile come tale e quindi criticabile come moralmente sbagliato. Tuttavia ci piacerebbe analizzarlo da un punto di vista diverso, perché le varie comari di Tony vengono usate come un espediente narrativo per approfondire ancora di più la sua psicologia. L’infedeltà di Tony non si esaurisce nell’essere un traditore e quindi nell’essere un difetto personale contro la moglie e la famiglia, ma diventa un vero e proprio ostacolo all’uomo e al boss in tutti gli strati della sua vita. Un ostacolo che, a ben vedere, potrebbe essere eliminato semplicemente smettendo di tradire. Ma è proprio questo il problema: come per il machismo, l’infedeltà di Tony è qualcosa di più di uno sfizio, è uno degli elementi più profondi del suo inconscio, qualcosa che non può eliminare senza eliminare una parte della sua identità.

Così l’ex ballerina Irina e la sua nuova relazione con un politico diventano motivo di sfogo della virilità ferita di Tony, che pure l’aveva abbandonata per primo, mentre Gloria Trillo diviene personificazione di tutte le fragilità della psiche umana e dei suoi limiti, tirando fuori le paure più interiorizzate di Tony a proposito del subconscio. Gloria arriverà a essere un pericolo sia per la vita personale che professionale del boss, senza però che questi riesca a porre fine alla sua infedeltà. Infatti arriveranno poi Valentina e soprattutto Svetlana che diventa la causa inconsapevole della separazione di Tony e Carmela. Svetlana prima e Julianna poi mostreranno un desiderio inconfessato di cambiamento, la voglia di ripulirsi e ripulire qualcun altro. Ma così come la serie ci sbatte in faccia ripetutamente l’impossibilità di uscire da quel tipo di vita, così il continuo impulso a tradire sbatte in faccia a Tony l’impossibilità di salvezza.

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Tre difetti di Tony Soprano: L’impazienza

Tony è una tigre in gabbia.

Questo è chiaro fin dal suo ingresso in quella stanza da psicologo. La sensazione è quella di magma in continua ebollizione sotto la superficie, di qualcosa che si muove sempre nell’iride e non dà requie. L’impazienza e la conseguente irascibilità gli hanno causato continui problemi durante tutta la serie, spesso offuscandone il giudizio e deteriorandone le relazioni. Possiamo spingerci oltre affermando che l’impazienza è uno dei tratti inconsci più distintivi di Tony e ne definisce dall’interno i comportamenti, mentre l’irascibilità è la risposta visibile immediatamente riconoscibile. La rabbia infatti è il primo strumento che Tony usa quando non riesce a comprendere qualcosa, quando deve sfogare le sue emozioni o le sue frustrazioni. Diventa il risultato di un’impazienza esacerbata, una mancanza congenita di autocontrollo e di accettazione, sia di se stesso che di quello che gli accade attorno.

Nella sua accezione più ampia, infatti, la pazienza può essere vista come la disposizione d’animo nell’accettare con rassegnazione ciò che accade intorno a noi, controllando i nostri impulsi negativi. Tony Soprano è invece assolutamente incapace di farlo: egocentrico ed estremamente egoista, è un uomo che asseconda ogni suo impulso e appetito, reagendo con irrequietezza se qualcosa non va come vuole.  Così Tony è incapace di restare confinato nello spazio ristretto di un ruolo, proprio come una tigre in gabbia, e nella sua estrema volubilità cambia umore e desideri nel giro di pochi istanti. È l’irrefrenabile impazienza, specchio riflesso del suo profondo egoismo, che lo portano a ricercare e poi rifiutare il ruolo di amante, paziente, amico e marito quando questo non gli conviene o esce fuori dall’umore del momento. Anche se è un ruolo che lui stesso ha cercato, voluto, preteso.

Allo stesso modo, Tony è incapace di essere condiscendente con i suoi cari o i suoi uomini e molte delle sue decisioni più impulsive e impazienti saranno origine di gravi risvolti, tra cui il più importante è la guerra con la Famiglia Lupertazzi che cambierà tutte le carte in tavola.

Tre pregi di Tony Soprano: la lealtà

Una personalità dai tratti sociopatici come quella di Tony sembra completamente refrattaria ai pregi, ma la verità è che vi sono in lui dei tratti positivi che contribuiscono a ingrigirne la figura. Considerando il ruolo che Tony Soprano riveste nella sua doppia vita, ci fa fatica vedere la lealtà come un pregio tout court. Ovviamente c’è da considerare la lealtà nel senso più ampio del termine: ossia come un senso del dovere e di affidabilità che, malgrado tutto, risponde alla figura di Tony.

Se continuiamo, infatti, col nostro presupposto di vederlo come uomo prima che come mafioso, dobbiamo ammettere che più di una volta ci siamo soffermati a chiederci perché decidesse di aiutare tutti sempre e comunque, anche in situazioni che gli avrebbero arrecato danno, anche al cospetto di persone chiaramente indifendibili. E la lista qui potrebbe essere infinita, perché se è vero che Tony Soprano è il nostro capro espiatorio per ogni male del mondo, nessuno attorno a lui è davvero innocente: dal nipote Christopher Moltisanti, cane sciolto perennemente nel tunnel della droga, alla sorella Janice, altra mina vagante con le stesse tendenze narcisistiche della madre, allo zio Corrado, alla Dottoressa Melfi, a Artie Bucco… Tony risolve con efficacia e discrezione i problemi di tutti, assolvendo al suo compito di capofamiglia in senso allargato e richiedendo in cambio solo la stessa identica lealtà, venendo spesso deluso.  

È quasi scomodo pensare un capofamiglia mafioso nella parte del giusto, ma bisogna ammettere che Tony fa di tutto per mantenere la sua lealtà integra e neutrale, agendo solo quando messo alle strette. Anche quando si mette all’angolo da solo a causa di quei difetti che abbiamo già nominato, lo vediamo quasi sempre cercare di provi rimedio da solo, completamente consapevole dei propri errori. Ed è ancora più difficile ammettere che capita molto più spesso l’inverso, invece: che la sua lealtà venga tradita su più livelli da tutti quelli che lo circondano, anche dopo che Tony chiude gli occhi più volte e cerca di fare finta di niente.

L’esempio più emblematico è proprio Christopher Moltisanti, quel nipote designato come suo successore insofferente, proprio come lo era Tony all’inizio. Nel corso della serie, Chris diventerà sì sempre più fragile e in balia degli eventi, ma anche sempre meno indifendibile. Nel solco di un’empatia che ci mette a disagio, cominciamo a capire sempre di più Tony e sempre meno questa caotica bomba sempre pronta a esplodere. Nonostante tutti i suoi difetti, non possiamo negare le numerose volte in cui Tony ha salvato, recuperato, difeso, protetto o perdonato Christopher. Quando siamo con loro in viaggio durante quel infamante incidente, siamo con Tony e nella sua testa, pensiamo le stesse cose, arriviamo prima di lui alla soluzione del problema. E non possiamo esimerci dal pensare che, forse, Chris il suo finale se l’è cercato.

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Tre pregi di Tony Soprano: il senso dell’amicizia

Tony Soprano è prima di tutto un uomo scisso costantemente a metà: da una parte c’è la famiglia in senso stretto, ma dall’altra c’è la Famiglia con la F maiuscola, quella Cosa Nostra mai nominata ma sempre incombente. E la Famiglia si presenta ne I Soprano nella forma degli amici più cari, quelli che polverizzano la confortevole separazione tra noi e loro. I luogotenenti sul territorio sono anche gli amici di infanzia, sono gli invitati ai matrimoni e alle feste comandate, sono i compagni di bevuta, i padrini dei propri figli e i mariti delle proprie figlie. Gli affari non si fanno nel deserto o in contesti scenografici e lontani, ma nella cornice familiare di una partitella a carte e di un barbecue la domenica.

Ecco perché a noi spettatori diventa sempre più difficile separare l’amico Silvio dal top killer che fa fuori Adriana la Cerva o far convivere il buffo Paulie con l’idea dell’assassino a sangue freddo. Ed ecco perché Tony ha, invece, il problema inverso: sebbene sappia che con il ruolo di capo arrivi anche il compito di proteggere la Famiglia anche a discapito degli amici, Tony più di una volta ha mostrato una certa insofferenza all’idea di affrontare i suoi amici direttamente.

Il sospetto che Salvatore “Big Bussy” Bonpensiero sia un informatore del FBI lacera Tony nel profondo e il boss si deciderà a intervenire solo quando il sospetto di tradimento è ormai fondato. L’inevitabile morte del compagno di infanzia per mano degli altri due fidati amici lo segnerà molto più di quanto sia disposto ad ammettere, al punto da vedere “Big Pussy” riaffiorare più volte dal suo subconscio sotto forma di sogno. In questo senso, l’amico rappresenta non solo se stesso ma tutte quelle amicizie che vengono avvelenate dalla causa, quel passato innocente e pulito che viene corrotto e distrutto come il loro presente, come il loro futuro.

La morte di Big Pussy da parte dei tre amici di sempre, come al solito insieme e da soli a fare quello che devono fare, diventa un rito: un rito di riconferma della loro vita così com’è, dell’inevitabilità del loro destino, della lealtà indistruttibile alla causa. E su quella barca Tony rinasce come boss, ma perde una parte di se stesso come essere umano.

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Tre pregi di Tony Soprano: l’amore per la famiglia

E se parliamo di pregi, non possiamo non parlare di questo. Prima su ogni cosa e a dispetto di ogni cosa c’è la famiglia, in questo caso intesa dal punto di vista più ristretto del termine. I rapporti con i membri della famiglia di Tony sono tra i più esplorati in assoluto e l’ambivalenza del concetto stesso è il filo conduttore dell’intera serie.

Infatti, se da una parte abbiamo la Famiglia e il boss Tony, dall’altro abbiamo il Tony Soprano marito e padre, che vede nel timore di perdere i suoi cari, simboleggiati dalle anatre nella piscina, uno dei letimov principali dei suoi attacchi di panico e dell’intera serie. Come le anatre sono innocenti, così Tony inconsciamente vede la sua famiglia: figure innocenti risucchiate dal senso del dovere imposto e auto-imposto.

Persino Carmela, che nel corso delle stagioni si dimostrerà sempre più cosciente degli affari del marito, verrà da questo scagionata più volte. “Dopo tutti questi anni di matrimonio, non costringermi a farti connivente“, le dirà e noi tutti sappiamo quanto sia ridicola questa affermazione: ovvio che Carmela abbia fatto i suoi collegamenti e da donna intelligente sappia perfettamente che tipi di affari gestisca il marito, ma Tony questo non è pronto ad accettarlo. Come con gli amici, Tony non è pronto a sporcare un’altra cosa che viene dal suo passato, cocciutamente risoluto a mantenere qualcosa di puro nella sua vita. Mentendo a se stesso. Con Carmela la relazione viaggerà su montagne russe emozionali per tutto l’arco della serie, arriveranno persino a separarsi e ad avere altre relazioni, ma il finale li vedrà sempre lì: insieme, perché la famiglia è al primo posto sempre.  

Anche il rapporto con i figli è altalenante, ma una cosa che Tony Soprano manterrà costante per tutto il corso delle stagioni è la volontà di dargli un futuro diverso. Una particolarità che distingue Tony da qualunque altro capofamiglia è che non vuole in alcun modo che i suoi figli seguano le sue orme. Questo desiderio lo distaccherà nettamente da suo padre, che invece lo ha ingabbiato in un futuro prestabilito senza via di uscita e per il quale Tony inconsciamente lo odia. Anche se i suoi sentimenti nei confronti soprattutto di Anthony Jr. saranno spesso di disprezzo, in quanto riconosce in lui le sue stesse debolezze e paturnie, Tony rimarrà sempre inamovibile su questo punto.

Purtroppo non assisteremo mai a un vero e proprio distacco di Anthony Jr. e Meadow dalla vita criminale del padre perché alla fine, e nonostante tutto, anche loro saranno là: cristallizzati per sempre in quel ristorante ad attendere chissà che destino. La famiglia Soprano incarna un fatalismo figlio di quella stessa cultura di cui parlavamo a proposito dei difetti: l’idea di un’ineluttabilità contro la quale non si può lottare, né vincere.

E come dicono i Journey nella mitica Don’t Stop Believing, le cui parole ci accompagnano nel brutale finale di serie:

Hanno preso quel treno di mezzanotte per andare da qualche parte, condividendo la notte.

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