Film e serie gangster, per loro natura, sono male-centric. Ne I Soprano, questa visione acquisisce una certa tridimensionalità.
“It brings the women characters to the fore, exploring their conflicts and aspirations and hopes and fears as deeply as those of their male counterparts”.
Woke up this morning. The definitive oral history of The Sopranos
Così è, una controparte speculare, la Jennifer Melfi di Lorraine Bracco, ne I Soprano. L’universo svelato di Tony. La Dr. Melfi, ben oltre dall’essere il tramite narrativo che ci permetterà di capovolgere il punto di vista sul boss della mafia italo americana del New Jersey, rappresenta l’analista che scava nelle profondità sommerse della sua personalità. E lo svela, a noi, e soprattutto a se stesso.
I due inconsci di Dr. Melfi e Tony ne I Soprano a volte si incontrano, durante le sedute e soprattutto nei sogni.
Melfi lo conduce verso stadi dello specchio, attiva con lui un transfer alchemico e sensuale, un confronto terapeutico intenso e appassionato che durerà per tutte le 6 stagioni del drama capolavoro HBO, di cui è arduo finanche stilare una classifica.
Nella figura di Jennifer Melfi, creata da David Chase e messa in scena sin dai frame iniziali della prima stagione nel 1999, si nota un certo moderno esistenzialismo americano, ancor più rivoluzionario se lo pensiamo legato a un Mob drama. David Chase, non a caso, nel grande libro intervista di Michael Imperioli e Steve Schirripa, racconta come – per disegnare e approfondire il profilo di Jennifer Melfi – si sia realmente ispirato alla sua “terza o quarta” terapeuta, la più importante.
Si vede aleggiare sul racconto HBO, e sulla psicologia di massa americana, uno spirito freudiano europeo, impersonificato dalla Dr. Melfi, che rende la serie unica e che immediatamente conquista il pubblico.
The Sopranos would not be The Sopranos without dr. Melfi (…) It was having Tony seeing a shrink, and a female shrink on top of that, that really made people sit up, take notice, and realize something different was going on.
Il suo personaggio è “equal” rispetto a Tony: come lui, compie un percorso di consapevolezza nei lunghi e tormentati anni di analisi con lo straordinario paziente, fatti di resistenze e complicità, odio e amore, distacco e urgenza.
A differenza di Tony tuttavia, il percorso di Jennifer Melfi è anche di cambiamento, ispirato da un’ansia di conoscenza che la fa dubitare, crescere, maturare come donna e come psichiatra.
Tutti vorremmo Jennifer Melfi come analista, ma quale analista vorrebbe Tony Soprano come paziente?
Nel loro vigoroso e intensificante rapporto, c’è proprio un momento in cui la curiosa Dr. Melfi chiede a Tony come mai abbia scelto una psichiatra donna. E lui, per tutta risposta, le chiede “come mai ha preso me come paziente?” La dinamica dei loro scambi mette in luce, molto presto, il legame denso e co-dipendente che prenderà forma negli anni. Melfi è determinata a far cambiare Tony.
Lotta con lui e contro di lui, lavora sul suo Ego smisurato, arrabbiato, impulsivo e narcisista. Tenta di navigare nelle acque alte del suo inconscio da cui spesso rischia di venire inondata.
Il narcisismo di Tony, tra quelli che il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM – American Psychiatric Association) riconosce non è quello maligno, piuttosto è quello grandioso. Come scrive Vittorio Lingiardi in Arcipelago N: “per il narcisista il controllo è un modo di coltivare il bisogno di primeggiare al punto da vivere l’autonomia altrui come una sorta di tradimento.”
Tony Soprano è così, ha un bisogno innato di controllare e dominare l’altro, renderlo dipendente da sé, allontanando invece da se stesso qualsiasi piccolo, naturale bisogno di dipendenza, appena se ne sente minacciato. Speculare e in questo caso contrario a Melfi, che svilupperà per lui una dipendenza istintiva, seppur razionalizzata dall’approccio scientifico.
Tony paga le sedute in anticipo, in contanti, e talvolta esagera sentendosi un cliente che compra un prodotto, come quando lancia i soldi in giro nello studio e dice a Melfi di farne ciò che vuole, di darli in beneficenza. Tony, come tutti i narcisisti grandiosi, ha una rabbia ribollente e, dall’altra parte, una profonda tristezza, quella del “sad clown”.
L’ex marito di Melfi, Richard, anche lui psicoanalista, e il collega Dr. Elliot Kupferberg da cui Melfi va a sua volta in terapia, definiscono Tony Soprano, inoltre, un criminale sociopatico, privo di qualsiasi forma di empatia. Ci vuole coraggio per rimanere ferma nel ruolo di terapeuta dinanzi a una figura così forte e travolgente fisicamente ed emotivamente. Chiunque, in famiglia ma anche tra gli “associates” – con certa facilità – risulta fragile e assoggettabile dinanzi a lui. Pensiamo a Chris Moltisanti, al microcosmo che lo condurrà alla morte, proprio per mano di Tony.
Eppure la Melfi fa della fragilità la sua forza.
È consciamente attratta dal “bad big guy” in una forma di eccitamento proveniente dall’infanzia: esattamente come ha scelto un marito più grande di lei, ricercandovi una figura paterna, allo stesso modo – più forte e audace – Tony esercita su di lei un fascino difficile da domare. È proprio la dinamica attrattiva, sempre più dirompente, a muoverla, insieme all’ansia di conoscenza di un uomo – e di un mondo – così diversi da lei e pertanto eccitanti. Attratta dal rapporto con le goomars di Tony, che spesso sviscerano, lei segna il suo confine, dimostrando di non cedere mai alle avances, al suo agire da maschio alpha suprematista nell’urgenza impulsiva di ottenere sempre quello che vuole. La forza che la dottoressa dimostra è quella di mantenere fede alla deontologia, all’etica ferrea che la sua professione richiede.
Sin dalla prima puntata, stimolata da Tony che le comunica che ci saranno territori in cui lei non potrà entrare e aspetti della sua vita personale e lavorativa di cui non potrà parlare, è ansiosa di conoscere. Al contempo mette un punto fermo “qualsiasi argomento rimarrà riservato, ma se vi fosse in pericolo la vita di qualcuno e venissi a saperlo, ‘tecnicamente’ dovrei rivolgermi all’autorità”. Sottolinea con la voce “tecnicamente” a dimostrazione di quanto sia disposta a entrare nei meandri della vita e della mente di Tony, ma al contempo di come debba rimanere distaccata.
L’ansia è sempre soggetta a una certa fragilità e nel corso del mastodontico drama HBO, scopriremo la parte fragile di Jennifer Melfi: quando conosceremo i suoi problemi personali e familiari, quando assisteremo a quella puntata unica nella storia de I Soprano e dei drama tv, che è “Stupro“.
Fragile perché crolla e soffre, sotto il peso di un’inaudita violenza sessuale, ma al contempo forte perché resiste e si rialza. E riesce a non cedere a quell’istinto crescente di farsi giustizia da sé. Basterebbe dirlo a Tony perché il suo stupratore venga punito, ma la dottoressa continua a onorare la “civilization”, le leggi, per quanto fallaci, fallimentari, frustranti.
Nella seduta successiva alla violenza, sola con Tony, scoppia a piangere e dirà al suo analista: “Ho pianto tra le braccia del mio paziente”.
Viene fuori la sua fragilità di donna, violata, che ha bisogno di essere accudita e che desidera un uomo forte a proteggerla. Eppure dinanzi alle insistenti domande di Tony per capire cosa sia successo e se sente il bisogno di comunicargli qualcosa – come a sospettare che si è trattato di qualcosa di peggio di un incidente stradale – lei ci riflette, lo guarda e dice NO. Cut to black. Fine della puntata. Quasi come il taglio netto dell’incredibile finale della serie che, finalmente, gli autori a un certo punto, dopo 12 anni, hanno spiegato.
Molte scuole di pensiero si sono dibattute sull’episodio Stupro e molti fan non si aspettavano una tale chiusura: avrebbero desiderato che Melfi chiedesse a Tony di vendicarla contro il suo stupratore, rimanendone dunque delusi. Ma David Chase è stato determinato nel non volere questo per la psichiatra. La stessa Loraine Bracco, che tanto ha desiderato quel ruolo – molto più di quello di Carmela che le era stato proposto – aveva detto al creatore del drama HBO“se devo essere una psyco killer o una sex girl, non posso farlo”.
Il ruolo nel drama HBO doveva essere, ed è stato, quello della psicoanalista freudiana pura, di matrice europea e anche italiana, data la sua provenienza.
Altro aspetto – quello dell’italianità – che, sin dall’inizio, attira e conquista Tony e che apre la strada alle riflessioni per sondare il rapporto turbolento. tossico e ossessivo con la madre, Livia. Lorraine Bracco interpreta il ruolo alla perfezione tanto che il suo personaggio – e tutta I Soprano, con al centro la psicoanalisi – sono stati oggetto di studio da parte della comunità scientifica di clinici, psichiatri e analisti.
Lo psichiatra Glen O. Gabbard, professore al Baylor College of Medicine a Huston, e autore del volume “The psychology of The Sopranos” non esita ad affermare che: “Melfi is unbelievably good at treating Tony, and anyone who thinks she could do a better job is full of shit.
Dr. Melfi, anche quando Tony la misconosce, cura i suoi attacchi di panico, interpreta i suoi movimenti affettivi, dalla prima scena dell’attaccamento alla famiglia di papere a quando perde la cavalla Pie-O-My e d’istinto uccide Ralphie. Le domande incalzano e lei avverte una intensa ansia di ricerca, vuole entrare sempre più dentro al suo paziente e non vuole perderlo. Salvo quando Tony diventa aggressivo e la tenacia della conoscenza si infragilisce. In questa successione curativa e a tratti dispotica, nel patto relazionale tra medico e paziente, si evolve la storia di Tony e Jennifer Melfi raggiungendo grandi picchi di emotività come quando Tony è profondamente depresso e lei gli chiede: “do you feel lacking humanity, like lacking human feelings?” È anche questo il suo modo di curarlo e tenerlo attaccato a sé.
La conoscenza e l’approfondimento del rapporto con il paziente Tony Soprano diventano la bilancia della sua esistenza e dei conflitti interiori, oltre che etici e professionali.
La metaterapia è un’altra tappa importante de I Soprano per mettere a fuoco la forza e la fragilità della psicoanalista. È in una delle puntate più sentite “Finale di Analisi” (S4x11) che la Dr. Melfi chiama d’urgenza il suo analista in preda un momento di ansia e sconforto, quando Tony le dà un bacio e una carezza per andarsene definitivamente. E lei lo implora perché venga a un altro ultimo appuntamento. La puntata si apre col mondo onirico di Tony, uno dei suoi tanti incubi, che porta in seduta. Nel sogno era in una macchina che non sapeva dove stesse andando: “No place. Da nessuna parte, come questa terapia”, dice.
La Dr. Melfi cerca una mite e maieutica interpretazione come ad estrarla da lui e dal dialogo (come i sogni secondo Lacan, che prendono vita nel momento in cui li si verbalizzano). A quel punto si innalza la reazione di Tony che mette in discussione tutto, la terapia stessa. Melfi manifesta la paura nel silenzio, in un’espressione di sconforto, in posizione di sottomissione rispetto a questo exploit irato, per noi anche divertente, di Tony.
Naturalmente non è la fine della relazione, ma solo uno dei tanti finti addii, come in tutti i rapporti di co-dipendenza che si rispettino.
La loro storia terapeutica riprenderà nella quinta stagione, ma solo dopo che Tony, da narcisista, abbia tentato di persuaderla a spingere la relazione “in another direction” cosa che la Melfi – con evidente difficoltà, perché una parte di lei lo vorrebbe – declina.
Di nuovo a dare forza alla sua fragilità subentra l’etica dei valori perché quando gli risponde che non uscirà con lui, la motivazione è proprio questa: una divergenza di opinioni e di vedute sui valori della vita per cui deve proteggersi da una tale figura egemonica e infedele. D’altro canto però riconosce la convenienza – in termini positivi di protezione – di avere un paziente come Tony per quanto pericoloso e incapace, né desideroso, di cambiare.
Nel corso della storia, Melfi ha lavorato, ha pianto, ha affrontato un PTSD (Disturbo da Stress Post Traumatico a seguito dello stupro), è ingrassata e ha bevuto, quando il peso delle sedute con Tony si faceva troppo forte.
Entrambi in qualche modo si sono amati e desiderati, e si sono presi, se non nella realtà, in quel racconto involontario che è il sogno, luogo di frammenti e verità sepolte.
Chissà, se la vita non ci avesse privato tanto presto di quel grande uomo e attore che è stato James Gandolfini, in un altro mondo ed esistenza, avremmo potuto vivere un’altra dimensione de I Soprano, un altro drama HBO con una storia diversa. Una storia in cui l’attrazione recondita di Melfi, di voler corrispondere alla passione di Tony, non rimane conservata ma si materializza ed esplode sotto una pioggia di luce. Una storia in cui il nichilismo cosmico può essere vinto e il cambiamento esistenziale magari avviene davvero. Rimarremo per sempre con il dubbio e con la bellezza inestinguibile di quello che I Soprano ci hanno regalato.