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Il pilot de I Soprano

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A furor di popolo, per quanto in Italia non abbia avuto lo stesso colossale successo mediatico e di pubblico rispetto agli Stati Uniti, I Soprano è considerata una delle più importanti serie tv di sempre, sia per la sua completezza e gli innumerevoli production values di cui dispone, sia per la sua capacità di influenzare culturalmente il successivo avvenire della cosiddetta “televisione complessa” degli anni 2000. Oggi vi proponiamo un focus sull’importanza dell’incipit di questa serie, sul quanto questo sia stato determinante per il suo successo e su quanto, in casa HBO, siano stati lungimiranti a voler puntare su un cavallo come I Soprano.

I Soprano: la svolta di HBO

I Soprano

Il pilot è senz’altro uno degli episodi più importanti di una serie tv, per una sfilza di motivi ben specifici. Innanzitutto, un tempo, i network decidevano di puntare o meno su un prodotto proprio dal pilot, e d’altro canto nelle logiche palinsestuali è anche il “biglietto da visita” per gli spettatori. Da questo punto di vista serve sia per convincere uno spettatore a guardare la serie, sia per guidarlo verso una comprensione immediata. Un buon episodio pilota, per questo motivo, deve contenere tutta una serie di elementi che possano stuzzicare l’attenzione dei fan e allo stesso tempo fargli comprendere le main features della serie, del suo universo narrativo. E’ necessaria una immediata identificazione del genere, una presentazione il più completa possibile dei personaggi principali e del tone of voice, il tono di voce che la stessa serie adotterà. Per esempio già dalla prima puntata de I Soprano si evince che quella protagonista non è la solita famiglia mafiosa di italoamericani vista ad Hollywood, ma si conosce subito l’ironia di fondo dei personaggi principali, il modo di usare gli stereotipi e soprattutto il carisma del protagonista, Tony Soprano, il grande e compianto James Gandolfini.

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David Chase si occupò di scrivere il pilot, ed una volta pronto questo fu proposto a diverse emittenti, tra cui la CBS e Fox, che di fronte ad un progetto di questo tipo però si dimostrarono piuttosto diffidenti. Un boss mafioso che soffre di attacchi di panico e va dallo psicologo non è di certo un biglietto da visita sicuro, soprattutto in quel periodo storico, in America, costellato di incertezze politiche e non. Ma proprio qui sta la forza de I Soprano, e gli unici ad accorgersene furono quelli di HBO. Il famoso network organizzò un perfetto piano d’attacco: proporre un’offerta che puntasse a dare nuova vita ai generi dei grandi classici americani dello scorso secolo (gangster con I Soprano, ma anche il procedural con The Wire e, ben presto, il “sacro” western con Deadwood), spostandoli sul piccolo schermo e mescolandoli con elementi della cultura pop moderna, andando a creare per l’appunto quella complessità narrativa che alla televisione ancora mancava, e che ben presto sarebbe entrata in pianta stabile nei palinsesti televisivi e ci sarebbe rimasta fino ad oggi. A questo, si aggiunge il voler puntare su un personaggio come quello di Tony Soprano, che fosse in grado di reincarnare il senso di inadeguatezza dell’americano medio, con una figura dal quale ci si aspetterebbe una certa sicurezza e che invece si ritrova più volte ad affrontare crisi esistenziali date dal rapporto velenoso con sua madre e dal suo fallimentare matrimonio. E la ricetta perfetta è servita.

James Gandolfini aka Tony Soprano: il boss di un universo impeccabile

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La scelta del protagonista ricadde su James Gandolfini, che anche solo fisicamente rappresentava l’anticonvenzionalità più totale possibile. Sovrappeso, stempiato, dimostrava almeno 10 anni in più dei suoi 35 e in più, il grande e compianto James, aveva una capacità innata nel mettere in scena la violenza che quelli di HBO cercavano, una violenza improvvisa, che potesse scattare da un momento all’altro e che facesse di lui un personaggio temuto, nonostante la sua insolita psicologia. James Gandolfini viene ricordato come un grande attore dai colleghi, ma soprattutto come un uomo gentile ed umile, esattamente opposto alla figura di Tony Soprano, per sua stessa ammissione. Ma per quel ruolo si trattò di un incastro perfetto. Il pilot de I Soprano fu girato in pochi giorni nel New Jersey (tra l’altro terra dello stesso Gandolfini), nell’estate del 1997. Il resto del cast fu selezionato principalmente attenendosi ad una cerchia di attori italoamericani. La seconda grande star è sicuramente Lorraine Bracco, che nella serie interpreta la dottoressa Jennifer Melfi, l’analista di Tony, personaggio chiave all’interno della narrazione, che rappresenta per l’appunto il fattore coscienzioso del protagonista. L’attrice non rappresenta una scelta casuale. Oltre all’interpretazione sicuramente calzante dell’analista distaccata (fino ad un certo punto), è nota al pubblico per aver recitato nei panni di Karen Hill (la moglie del protagonista) in Quei bravi ragazzi di Scorsese, un film che nella narrazione de I Soprano, ritorna più volte, trattandosi di un punto di riferimento ricorrente ed evidente. 

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Tornando a concentrarci sul boss, nel primo episodio siamo messi a conoscenza di tutte le sfaccettature della sua complessità psicologica. Il pilot ci racconta infatti di come il boss dei DiMeo abbia cominciato ad andare in terapia dopo essere svenuto in seguito ad un sospetto attacco di panico. A colloquio con la dottoressa Melfi riviviamo gli episodi che hanno portato Tony allo svenimento e scopriamo che il punto focale è rappresentato dalle anatre ospiti della piscina dei Soprano. Tony si dimostra particolarmente amorevole con questi animali, facendo subito capire al pubblico di non essere il classico mafioso tutto d’un pezzo senza un briciolo di umanità. E’ la partenza dello stormo a causare il malessere nel protagonista, che si sente abbandonato e fragile e comincia dunque a soffrire di attacchi di panico e di conseguenti mancamenti. Metaforicamente ciò rivela alla Melfi (e al pubblico) che dietro questo episodio ci sono problemi legati ai rapporti umani di Tony, a partire dalla figura di sua madre Livia, una donna cinica e profondamente nichilista, passando per il suo matrimonio non proprio perfetto ed allo stress del suo “lavoro”, in cui il boss si trova costantemente sotto pressione, come per esempio nella gestione di suo zio Corrado Junior, anziano capo mafioso piuttosto eccentrico, che Tony deve costantemente tenere sotto controllo per evitare situazioni spiacevoli ed “esposizioni” varie. Nel primo episodio facciamo dunque conoscenza di tutti i personaggi appartenenti alla cerchia dei DiMeo, e cominciamo ben presto a tratteggiare i lineamenti della serie, oltre che del suo tone of voice

Il resto è storia, si potrebbe tranquillamente dire. Il pilot de I Soprano è esemplare in questo ambito, e ha realmente rappresentato l’inizio di una delle serie più influenti ed importanti della storia. Inoltre tale episodio porta la firma proprio di David Chase, lo showrunner della serie, che ha personalmente scritto con il suo team tutti gli episodi ed ha girato, per l’appunto, il primo e l’ultimo, sicuramente tra i più controversi.

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