L’episodio 2×04 de I Soprano è uno dei più famosi della serie e uno dei più rappresentativi del legame del clan DiMeo con le proprie origini italiane. Nell’episodio sono presenti numerosi riferimenti alla cultura cinematografica del gangster movie, oltre che tanti easter eggs riferiti alla cultura popolare del nostro paese. Oggi vi proponiamo un piccolo tuffo nel passato con l’analisi di questo episodio.
I Soprano come Il padrino: viaggio alla scoperta delle origini
Ciò che subito si intuisce, avendo familiarità con l’universo della saga de Il padrino, è che il tema dell’episodio sia un vero e proprio omaggio al viaggio di Michael Corleone nel primo film della saga, in cui l’erede di don Vito si reca in Sicilia per rifugiarsi dalle acque mosse. Tony Soprano è originario di Avellino, ma non è mai stato in Italia, e questo viaggio è il suo primo pellegrinaggio nei luoghi che hanno dato i natali ai suoi antenati. Tony si reca a Napoli per trattare il prezzo di una serie di auto rubate con un importante clan capeggiato dallo “zio Vittorio”, boss imparentato alla lontana con il padre di Tony e con lo zio Junior. Accompagnato dai fedeli Christopher e Paulie, il gangster giunge ai piedi del Vesuvio, dove ben presto scopre che il caro vecchio zio Vittorio altri non è che un anziano uomo ormai incapace di intendere e di volere, che si rivolge a lui principalmente per citare luoghi comuni o di sua conoscenza riguardo gli Stati Uniti. A capeggiare la famiglia in realtà è Mario Zucca, il genero del vecchio boss che però si trova in carcere a scontare l’ergastolo. Ad aver preso le redini della baracca è dunque sua moglie (figlia di zio Vittorio), Annalisa. Questo personaggio rappresenta un altro simbolico parallelismo tra la serie e il capolavoro di Coppola: quando Michael si reca a Corleone, infatti, conosce la sua futura moglie Apollonia.
Tra Tony ed Annalisa la tensione sessuale è palpabile, ma il boss del New Jersey se ne guarda bene dal farsi avanti, essendo comunque in trasferta in un luogo in cui determinati comportamenti è meglio evitarli. Annalisa è l’Apollonia di Tony perché riesce a suscitare in lui quel senso di appartenenza che non era mai stato così tanto approfondito fino ad allora, ma si tratta di un rapporto platonico, avvolto dal fascino dell’amore impossibile, che però è destinato a rimanere tale.
Commendatori
Il titolo originale dell’episodio è proprio Commendatori, ed è anche la battuta centrale all’interno della puntata. Con Tony c’è anche Paulie Gualtieri, braccio destro del capo, anch’egli in visita per la prima volta nei luoghi della sua famiglia. Il punto di vista di Paulie all’interno dell’episodio è quello più esplorativo, ruolo adatto alla sua psicologia talvolta macchiettista. Paulie è quello che più di tutti resta incantato dalla bellezza di Napoli, tanto da volersi immedesimare con i costumi locali. Lo sketch in cui, seduto al bar, saluta i suoi vicini di tavolo chiamandoli appunto “commendatori”, è sicuramente la scena più comica della puntata. Purtroppo per lui il tentativo di instaurare un dialogo con i napoletani non va proprio a buon fine.
Paulie appare più come un pesce fuor d’acqua, riportando una evidente difficoltà nella relazione tra italoamericani ed italiani, due popoli legati alla radice ma profondamente diversi in quanto a tradizione e usanze, molto di più di quanto non si creda al di fuori dei confini televisivi e cinematografici, e di tutti i cliché che spesso forzatamente mettono sullo stesso piano i gangster di origine italiana con gli abitanti del nostro paese. In realtà tutto l’episodio è legato alla volontà di tornare alle origini più in senso tributario ai grandi colossal del cinema americano, che in senso di un’effettiva ricerca di appartenenza. Nonostante ciò il risultato è piacevole e pieno di easter eggs, a partire da Bocelli, più volte omaggiato ed osannato con Con te Partirò, che ritorna a più riprese nelle puntate della stagione, diventando uno dei brani preferiti da Carmela e una sorta di accompagnamento musicale della sua solitudine, ancora lontana dall’essere esplorata. Ma anche il brano Marco Polo di Jovanotti, che si sente per una manciata di secondi quando Chris viene ripreso in albergo a drogarsi, e l’ancor più ricercato Certamente dei Madreblu, entrambi sintomo di una ricercata appartenenza in fase di scrittura e di una spinta volontà di omaggiare il paese d’origine dei Soprano.
Un finale agrodolce
Il viaggio d’affari, tralasciando per un attimo il romanticismo, riesce perfettamente, seppur con qualche attrito, con Tony che riesce ad accaparrarsi alcuni uomini, tra cui soprattutto il violento e pericoloso Furio Giunta, interpretato da Federico Castelluccio, che si ritaglia un ruolo importante fin da subito come uno degli uomini di punta tra le file dei Soprano. L’accordo tra Tony e Annalisa viene siglato all’interno di un oracolo, quasi a suggerire che il personaggio di lei sia soltanto frutto dell’immaginazione di Tony, una sorta di dea greca che porta buone nuove. Sul finale i tre scagnozzi ritornano a casa, nel freddo e grigio New Jersey, dove ad attenderli all’aeroporto di Newark c’è Big Pussy Bonpensiero, che li riconduce a casa, tra i mille palazzoni metropolitani, in un momento di tristezza e malinconia, dopo aver soltanto assaggiato la magnifica bellezza di un paradiso lontano che li accomuna soltanto nelle origini, ma non nella realtà.