Esordio per Il miracolo, nata da un’idea di Niccolò Ammaniti e definita dagli addetti ai lavori “la Serie Tv dell’anno”.
Per i pochi che non lo sanno, Branchie, l’opera prima di Niccolò Ammaniti, ha segnato la generazione dei ragazzi della mia età, ossia quelli che erano adolescenti a cavallo della fine degli anni ’90.
Se, in quegli anni, non avevi letto questo libro e Jack Frusciante è uscito dal gruppo voleva dire che non avevi letto affatto.
Ne consegue che Niccolò Ammaniti è, per quella generazione, la mia generazione, un’icona.
Il miracolo è la sua prima Serie Tv ed è inutile dire che l’attesa è altissima e le aspettative altrettanto.
Si entra subito nel vivo della storia, in una scena inquietante: un lago di sangue, un uomo che di umano ha ormai pochissimo e una scena del crimine che sembra uscita da un horror splatter. Ma non è quello che spaventa, perché è una porta aperta che fa sgranare gli occhi ai poliziotti.
Non è il sangue per terra e sulle pareti che sconvolge, ma qualcosa nascosto dietro a quella porta che è molto più profondo.
La narrazione passa poi a intrecciare storie di piccole e grandi miserie, di silenzi, parole non dette, di soprusi e perbenismo.
C’è la disperata speranza nell’acquisto di un gratta e vinci che potrebbe, forse, cambiare la vita infelice di Marcello, che riscatti un’esistenza stanca, che continua a trascinarsi in avanti, senza un perché.
Il rapporto fatto di apparenze e sotterfugi del premier in calo di gradimento Fabrizio e della moglie Sole, che sembrano non rendersi conto davvero l’uno dell’altra, troppo presi da pensieri completamente diversi. Lui distratto, lei annoiata e superficiale.
O la disperata vita della ragazza di borgata, Asia, che barcolla, drogata, sfinita, senza soldi ed è costretta da Marcello a fare qualcosa che non vuole fare assolutamente, per soldi, per paura, perché non è nelle condizioni di poter dire di no.
Ma cosa aveva trovato la polizia, dentro quella stanza?
Il Miracolo, ossia qualcosa di razionalmente inspiegabile: la statua di una Madonna che lacrima sangue. E non lacrima a gocce, ma quasi a fiumi, tanto che, ai piedi, è appoggiata una catinella per raccogliere il sangue. Non è qualcosa che si vede tutti i giorni e non è nemmeno qualcosa da affrontare con leggerezza.
Questa statua è stata trovata nella casa di un boss mafioso, l’uomo insanguinato intravvisto all’inizio, che non vuole parlare, né spiegare, perché i miracoli non si spiegano. E un mistero avvolge anche la statua, che piange sangue umano, di uomo, senza spiegazioni scientifiche.
È evidente che Fabrizio non crede: è scettico, perplesso, anche un po’ gratuitamente ironico, ma soprattutto, non sa che, proprio lui, così sicuro di sé, al gala, viene tradito dalla moglie con uno sconosciuto.
Fabrizio prende la statua con i guanti in lattice, l’osserva, la tocca, come San Tommaso deve provare per credere, deve rendersi cono di cosa la scienza non riesce a spiegare, devo trovare un barlume di razionalità in ciò che i suoi occhi vedono senza capire.
Marcello, prete senza più alcun barlume di fede, speranza o carità, si provoca stimmate a forchettate, guardando porno in televisione e mangiando un misero pasto in un ambiente squallido e solitario.
Sole è la meretrice, come la definisce, in termini più coloriti, l’amante senza volto col quale consuma un veloce rapporto sessuale in un bagno.
E poi c’è la tata dei piccoli figli di Fabrizio e Sole, Olga, la vergine mistica, che prega in ginocchio reggendo un rosario, perduta in una fede che non ha domande o spiegazioni.
Il Miracolo è anche l’impassibilità del mafioso che, ripulito dal sangue, fissa il vuoto, con gli occhi carichi di un’emozione senza parole.
In una Roma indifferente, in alternanza da cartolina o da incubo, ogni personaggio de Il Miracolo fa i conti con i propri fantasmi interiori, con domande, preoccupazioni, missioni, credenze, sconfitte.
E, con un colpo di scena sorprendente, scopriamo che Marcello non è chi si dà per scontato che fosse, ma una persona completamente diversa, che molto ancora avrà da dire anche nelle prossime puntate de Il Miracolo.