Vale la pena sacrificare la libertà dell’umanità se è al servizio di un bene più grande? È questo l’interrogativo morale al centro de Il Problema dei 3 Corpi (che puoi trovare in streaming su Netflix), che emerge totalmente nel quinto episodio “Giorno del Giudizio”. Titolo che prende il nome dalla nave su cui viaggiano Mike Evans insieme ai seguaci del culto dei San-Ti, e che incarna perfettamente il senso di inevitabilità veicolato dall’episodio. Il pianeta dei San-Ti abbiamo scoperto essere situato tra tre Soli, che interagiscono gravitazionalmente tra loro influenzando l’orbita del pianeta stesso, il quale alterna quindi fasi più stabili ad altre in cui subentra il caos.
Le fasi di caos determinano la fine – o la sospensione – della vita.
La popolazione aliena è dunque in fuga dall’instabile pianeta Trisolaris (da cui appunto il “problema dei 3 corpi”) che non garantisce loro la sopravvivenza. Ad accogliere la loro richiesta d’aiuto è stata l’astrofisica Ye Wenjie decenni prima, invitandoli a invadere la Terra. Quello dei San-Ti è infatti un popolo pacifico che non conosce il male né la menzogna, a differenza della società repressiva di Ye che l’ha privata di suo padre, esiliata in Mongolia e resa intollerante al genere umano.
Secondo gli iniziati al culto dei San-Ti, l’arrivo della popolazione aliena gioverebbe quindi al nostro pianeta, rendendolo un posto migliore in cui vivere. Dare il benvenuto agli alieni è un sacrificio necessario per raggiungere un bene superiore e duraturo. Per tutti gli altri abitanti della Terra, i San-Ti rappresentano invece una minaccia da estirpare a qualunque costo, anche se il prezzo da pagare dovesse essere troppo alto in termini di vite umane. Con queste premesse, gli agenti a capo delle operazioni segrete volte a fermare l’invasione aliena incaricano la scienziata Auggie Salazar (Eiza González) di costruire un’invisibile rete di nanofibre in grado di frantumare la nave Giorno del Giudizio su cui viaggiano i pro-alieni.
Ha così inizio la più brutale carneficina a cui sia possibile assistere sul piccolo schermo, e l’episodio più sconvolgente de Il Problema dei 3 Corpi.
La nave attraversa la nano-rete che, con le sue lame invisibili, riduce a brandelli tutto e tutti a bordo. Il metallo dell’ex-petroliera viene tagliato e affettato da quella forza invisibile prima che chiunque possa rendersene conto. L’immagine dei tubi recisi e gocciolanti è solo un assaggio di quanto accadrà di lì a poco, quando la rete attraverserà i corpi umani. Una persona dopo l’altra cade in pezzi rettangolari insanguinati, senza alcuna possibilità di mettersi in salvo. Per gli agenti Wade e Raj, la sconfitta dei seguaci umani dei San-Ti giustifica anche i più riprovevoli mezzi. Da Mike Evans fino all’ultimo bambino presente a bordo della nave, nessuno sopravvive al giorno del giudizio.
L’inevitabile è appena accaduto e ha dato vita al picco più alto raggiunto dalla produzione Netflix Il Problema dei 3 Corpi.
Tornando al quesito di partenza, la salvezza dell’umanità è valsa il sacrificio della sua stessa libertà secondo il punto di vista degli agenti speciali. E non è questa stessa logica ad aver portato alla morte del padre di Ye Wenjie anni prima? L’agghiacciante spettacolo splatter a cui abbiamo assistito ci costringe, ancora una volta, a fare i conti con l’etica morale sottostante. Quello dei 3 Corpi è soprattutto un problema morale.
Inevitabile, tuttavia, non è solo la morte ma anche l’arrivo dei San-Ti sulla Terra. Wade e la sua squadra recuperano da ciò che resta della nave un file contenente l’ultimo livello del videogioco virtuale, grazie al quale i San-Ti sono entrati fin dal principio in contatto con i terrestri prescelti. È proprio in quella realtà parallela che viene dettagliatamente descritto il loro piano.
A differenza della civiltà dei San-Ti distrutta periodicamente durante le fasi di caos, l’umanità ha accumulato ininterrottamente esperienza e sviluppo tecnologico. Tale progresso consentirebbe quindi ai terrestri di sconfiggere facilmente la più arretrata civiltà aliena una volta raggiunto il pianeta. L’unico mezzo per fermare l’umanità è dunque bloccare il progresso tecnologico. Per farlo, gli abitanti di Trisolaris si servono dei sofoni, cioè di computer senzienti straordinariamente potenti scolpiti in singoli protoni mediante l’uso di energia extra-dimensionale reindirizzata. Uno dei due sofoni inviati dai San-Ti sulla Terra circonda il pianeta e sostituisce il cielo, creando uno spaventoso e straordinario gioco di luci intermittenti. Un enorme occhio sostituisce poi il sole, e su ogni dispositivo elettronico del pianeta appare la scritta “You are Bugs”. “Siete insetti” è stato anche lo slogan della campagna pubblicitaria di Netflix che ha scatenato il panico in Italia: ve ne abbiamo parlato qui.
L’obiettivo finale è minare qualsiasi certezza scientifica, facendo crollare l’umanità in un’era dominata da terrore e superstizione.
Nonostante le sanguinose immagini iniziali e la visione di centinaia di cadaveri tagliati a fette, il quindo episodio de Il Problema dei 3 Corpi riesce ad alzare l’asticella del terrore nei suoi istanti finali. Il cielo si trasforma infatti in un gigantesco specchio che riflette e rovescia la realtà, evocando sensazioni di panico e vertigini. Ogni persona sul pianeta assiste inerme a quello spettacolo che va oltre l’immaginabile, lasciandosi sopraffare dall’ansia e dall’angoscia che invade inevitabilmente il telespettatore stesso.
Dopo un episodio così intenso e macabro che, come dichiarato dai creatori della serie e dal supervisore degli effetti visivi “è costato più di tutti sia in termini economici che emotivi”, ciò che è seguito è apparso inevitabilmente debole. Il picco del quinto episodio non è stato infatti neanche lontanamente raggiunto dal finale di stagione, ma può rappresentare un ottimo punto di partenza per la seconda stagione. Vi abbiamo parlato qui dei 5 peggiori finali nella storia delle serie tv drama.
Il Problema dei 3 Corpi ha infatti dato ampiamente prova di poter aspirare a diventare per il piccolo schermo un colosso del genere fantascientifico, tanto quanto l’opera madre da cui è tratta lo è stata nella letteratura. Per assicurarsi tale riconoscimento, la produzione Netflix firmata da David Benioff e DB Weiss dovrà riuscire a bilanciare adeguatamente il ritmo dei diversi episodi, mantenendo alti e costanti i livelli di tensione e attenzione dei telespettatori.
Il Problema dei 3 Corpi potrebbe quindi ancora riservare enormi sorprese visto il potenziale emerso dal quinto episodio. In attesa del rinnovo ufficiale della serie, potete leggere qui la nostra recensione della prima visionaria e spettacolare stagione.