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Il Re 1×07/1×08 – La Recensione finale del prison drama italiano

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Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler su Il Re 1×07/1×08

Il Re ha chiuso il suo ciclo, con due puntate energiche e palpitanti. Un finale di stagione scoppiettante sul piano dell’azione, con tanta tensione emotiva concentrata tutta nell’ultimo episodio, il corollario giusto per un prodotto che si è dimostrato pienamente all’altezza delle aspettative. Quello che il regista aveva in mente era creare una storia con poche luci e tante ombre. La fotografia, curata da Carlo Rinaldi, è riuscita a ricondurre a fisicità l’idea di base di Giuseppe Gagliardi: il chiaroscuro si assapora a ogni inquadratura, l’atmosfera crepuscolare prende forma nelle scene girate all’interno del carcere e trasmette un’energia misteriosa, nascosta eppure facilmente palpabile da chi guarda. Il Re 1×07/1×08 segna un netto cambio di passo rispetto agli episodi precedenti (qui potete scoprire quello che è successo nelle puntate delle scorse settimane): il ritmo si fa più sostenuto, la narrazione – piuttosto lenta e sfumata fino al sesto episodio – subisce un’improvvisa accelerazione, una spinta in avanti che un po’ disorienta, ma che in ogni caso non guasta la resa finale.

Avevamo lasciato Bruno Testori alle prese con la caccia al fondamentalista insediato nell’ala islamica del carcere.

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Il mediatore culturale era stato investito in piena notte dopo che il direttore gli aveva chiesto aiuto per la traduzione di un testo – Le mille e una notte – che conteneva messaggi cifrati per l’esterno. L’aiuto dei Servizi segreti, chiamati in causa considerando la portata della minaccia, si era rivelato alla fine piuttosto modesto, così Testori ha deciso di prendere in mano la situazione. Il re doveva riprendere il controllo della sua fortezza, a qualsiasi prezzo. La legge del direttore è l’unica legge del carcere San Michele, lo sanno i detenuti così come lo sanno le guardie. Bruno decide allora di farsi Stato tra quelle mura ai confini del mondo, dimenticate da tutti, e di optare per la sua strategia: il braccio islamico della prigione viene isolato, i detenuti costretti a stare nelle loro celle e privati di qualsiasi beneficio. Il direttore cerca di esasperare la situazione per stanare il fondamentalista islamico che si nasconde tra i prigionieri. L’Imam Amir prova a dargli una mano, ma finisce ucciso. Si tratta di un’altra vittima trovata morta nel carcere, segno che la situazione sta definitivamente sfuggendo di mano.

Il Re 1×07/1×08 è la resa dei conti, il gran finale nel quale tutti i nodi tornano al pettine.

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La minaccia fondamentalista è più seria di quanto lo stesso Bruno avesse ipotizzato. All’interno del San Michele non si nasconde solo una comune cellula terroristica: dietro quelle sbarre, si trova il successore del jihadista Al-Iraqi, morto poche settimane prima in un raid in Medio Oriente. Il suo erede è proprio nella fortezza di Testori e qualcuno sta provando a farlo evadere. Il livello di allerta si alza al massimo, la situazione precipita. Nell’ala islamica i detenuti sono nervosi, accennano più volte a una protesta, bruciano i materassi e preparano l’assalto alle guardie. La prigione si trasforma in un vero e proprio teatro di guerriglia, con tanto di agenti armati di scudi e manganelli, pronti a respingere l’attacco dei prigionieri. Nel marasma generale, Bruno individua l’uomo che stava cercando: è Bilal (Aram Kian), l’insospettabile e taciturno Bilal, che nessuno avrebbe mai scambiato per un fondamentalista islamico.

Tutto è legato a lui: il tentativo di evasione di Lackovic, l’uccisione del comandante Iaccarino, l’arrivo del giovane Farid, la morte dell’Imam Amir e del mediatore culturale del San Michele.

Nessun momento poteva essere più propizio per Bilal per scappare finalmente dalla prigione. E il detenuto ci arriva vicinissimo, abile nel sfruttare il caos generale per mettere in azione il suo piano. Testori riesce però a fermarlo, mentre Sonia si lancia all’inseguimento del complice Farid e lo ferisce mortalmente in una colluttazione. Un po’ alla volta, la calma torna a impadronirsi del San Michele. I resti della battaglia giacciono sul pavimento, ma i detenuti tornano in cella e il direttore può festeggiare lo scampato pericolo. Anche se il sollievo dura poco, perché Il Re 1×07/1×08 si chiude con la visita della pm Lombardo a casa di Testori: il direttore è accusato di spaccio di sostanze stupefacenti. Il suo fornitore è stato arrestato e la bustina rinvenuta nell’auto di Bruno lo inchioda ad una responsabilità dalla quale sarà difficile sfuggire. Il finale di stagione ci mostra un’immagine che avevamo già visto nel lancio promozionale della serie: Testori finisce dietro le sbarre, le sbarre della sua stessa fortezza che ha sempre gestito come sovrano assoluto.

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Il Re 1×07/1×08 vuole lasciare un messaggio al pubblico e lo fa con un ribaltamento di ruoli che era forse fin troppo prevedibile.

Questa serie ha voluto raccontare la complessità di un uomo che si colloca ai confini del bene e del male. Testori al San Michele non rappresenta lo Stato, nel quale ha smesso di credere, ma una sorta di ultima barricata tra la giustizia reale e il disordine, il caos. Il comportamento di Bruno non è finalizzato a un tornaconto personale, il suo modo d’agire è dettato dalla convinzione che sia giusto adottare determinate contromisure per tutelare i suoi uomini e, in senso più ampio, la collettività minacciata ogni volta da un allarme diverso. Non è un personaggio che si può amare, quello interpretato da Luca Zingaretti. È, al contrario, un uomo estremamente controverso, buio e sofferente, segnato da vicende personali così come dall’estenuante lavoro che si è ritrovato a svolgere. Ma ogni personaggio che gravita intorno al San Michele si porta addosso il suo carico di sofferenze e ombre. Al bivio morale, ciascuno sceglie per la via meno amara, una sorta di risarcimento, di riparazione, per un mondo esterno in cui non funziona niente.

Davanti a tutto quello che succede ne Il Re 1×07/1×08, lo spaccio di droga all’interno del carcere con la complicità delle guardie sembra poca cosa. Persino la confessione di Testori sull’omicidio di Lackovic pare passare in secondo piano, schiacciata dalla drammaticità dei momenti successivi. Il San Michele e Bruno Testori sono la stessa cosa, un cumulo di ombre in cui qualche volta arriva pure un bagliore di luce. Gagliardi ha condotto il suo racconto in mezzo a una strada tortuosa, attraverso labirinitci corridoi bui. È stato in grado di infilare ogni personaggio nella sua personale prigione, abbattendo la distanza apparentemente segnata dalle sbarre. Negli ultimi due episodi, la qualità della recitazione ha uno scatto, si impreziosisce notevolmente rendendo la visione più coinvolgente. La tensione emotiva sale e ci tiene incollati allo schermo, anche se a pagarne è il prezzo è la scrittura, che si indebolisce un po’ nel finale. Alcune scelte della sceneggiatura risultano forse eccessivamente forzate.

La sensazione è che Il Re, che si inserisce a pieno titolo tra le produzioni Sky che più sono rimaste fedeli alla propria impostazione, alla fine abbia cercato quella sponda più popolare che è prerogativa della tv generalista. Lo scontro finale, il duello sul tetto tra il direttore e il terrorista mentre l’elicottero sorvola la prigione, la ribellione all’interno del carcere che è sfociata in guerriglia, tendono più alla spettacolarizzazione che all’interiorizzazione di un’idea che fino a quel momento era passata senza il bisogno di ricorrere a spiegazioni o alla drammatizzazione esagerata. Ma nel complesso il risultato è stato soddisfacente e indirizza questa serie nel solco delle produzioni italiane di Sky che mantengono alta la qualità dei propri lavori.

Il finale lascia poi aperta la porta a una seconda stagione, di cui al momento non sappiamo ancora nulla. I creatori della serie potrebbero farci un pensierino, considerando anche che molti filoni secondari avrebbero meritato un maggiore approfondimento e un capitolo successivo potrebbe certamente porvi rimedio. Al momento però salutiamo così Bruno Testori e il San Michele, soddisfatti di un prodotto che ha saputo distaccarsi parecchio dai prison drama classici made in USA e ha provato invece con successo a darsi un’anima e un corpo tutto italiano.

Gli otto episodi sono tutti visibili su Sky e su NOW.

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