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7 curiosità su Il Re, il primo prison drama italiano di sempre

Il Re
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Il Re, qui la recensione dei primi episodi, è la nuova serie targata Sky con Luca Zingaretti che dal buono e intuitivo Montalbano di Camilleri ha deciso di vestire i panni di un protagonista ben più cupo e realistico. Si tratta del primo prison drama tutto italiano che, oltre a strizzare l’occhio ai principi del genere, riesce a portare in scena elementi caratteristici del nostro Paese dimostrando di avere una propria firma e una propria identità. Dai primi episodi, introdotti al pubblico durante la conferenza stampa a cui siamo stati invitati, si nota subito l’attento e minuzioso lavoro sulla scenografia, sulle musiche e sulla fotografia che riescono a consegnare un’atmosfera pesante e claustrofobia.

Proprio perché Il Re ha aperto la strada a quelli che speriamo siano ulteriori progetti appartenenti allo stesso genere girati su suolo italiano, abbiamo deciso di indagare scoprendo alcune curiosità sulla realizzazione di questa serie.

1) Nasce da un’idea di Luca Zingaretti

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Sebbene il soggetto a sceneggiatura abbiano preso ufficialmente vita dalla penna di Stefano Bises e dall’intero team di sceneggiatori, dovete sapere che è stato Luca Zingaretti, che nella serie presta il volto a Bruno Testori, il controverso protagonista che sarà difficile da dimenticare, ad aver determinato la nascita di questa storia molto tempo prima della quarantena mentre l’attore ancora vestiva i panni di Montalbano. Si palesa così il giusto desiderio di Zingaretti di intraprendere nuove sfide attoriali. La prima, determinata proprio dal personaggio di Testori, che lo conduce su una strada totalmente diversa da quella spianata per lui dal personaggio di Camilleri negli ultimi o trent’anni.

2) Il Re prende le distanze dal multistrand che caratterizza i prison drama

Rispetto a molti altri Prison drama, nei quali la trama è portata avanti da numerosi personaggi e dai loro singoli obiettivi, Il Re (qui le anticipazioni dei nuovi episodi) si concentra esclusivamente sulla nascita e sul crollo del regno di Bruno Testori. Lo scopo è comunque quello di “portare avanti un racconto di genere ancorato alla società italiana“ narrato attraverso gli occhi di Bruno Testori e della sua vicenda personale. Infatti, gli sceneggiatori hanno rivelato che una delle sfide principali era capire come consegnare al pubblico un personaggio così chiuso e negativo e al tempo stesso fare in modo che gli spettatori empatizzassero con lui.

3) Luca Zingaretti ha incontrato molti detenuti

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Poiché uno degli scopi della serie era rendere realisticamente le dinamiche tra i detenuti all’interno delle carceri, Luca Zingaretti ha deciso di incontrare molti di loro. L’attore ha infatti rivelato di aver trascorso molto tempo parlando con i detenuti e facendo loro domande sulla quotidianità e sui rapporti che si sviluppavano nel carcere. Inoltre, proprio perché l’obiettivo finale era quello di rispecchiare la realtà, Zingaretti ha avuto la possibilità di incontrare e parlare con Magistrati e avvocati che gli hanno giustamente offerto anche un altro punto di vista.

4) Bruno Testori sembra ricordare un personaggio molto famoso

In una delle interviste a cui Zingaretti ha partecipato per la promozione de Il Re, gli è stato chiesto se la costruzione del personaggio di Bruno Testori fosse stata realizzata ispirandosi anche ad altri personaggi molto famosi nel mondo del cinema o della letteratura. Zingaretti ha dichiarato che Bruno Testori non è ispirato a nessun grande villain della storia letteraria o cinematografica. Tuttavia, l’attore ha poi aggiunto che la parabola vissuta dal suo personaggio durante la storia gli ricorda molto quella del colonnello Kurtz del famoso film Apocalypse Now.

5) Il cast de Il Re ha vissuto in due carceri vere

Poiché con Il Re gli sceneggiatori desideravano consegnare un’atmosfera realistica, il team di produzione è riuscito ad ottenere i permessi per girare di due carceri. Il carcere di frontiera “San Michele” è stato ideato dall’unione degli ambienti del carcere di Civitavecchia e del carcere “Le Nuove” a Torino. Lorenzo Mieli, CEO di The Apartment, ha dichiarato che:

Nell’ottica di tenere teso questo filo (quello del realismo), abbiamo girato Il Re in due carceri veri, ora in disuso: il carcere di Civitavecchia e il carcere di Torino, oggi museo. Tenere in equilibrio questo doppio binario di toni e regia non è stato facile ma Giuseppe è stato in grado di gestirlo al meglio con il supporto di un grande lavoro di squadra”.

6) Il Re è stato girato con obiettivi che hanno più di 50 anni

La creazione de Il Re ha comportato numerose sfide per tutti coloro che vi hanno partecipato, poiché il desiderio di trasmettere l’atmosfera claustrofobia e cupa attraverso ogni minimo dettaglio ha determinato dei tempi di lavorazione lunghi con strumenti non sempre facili da trovare e di ultima generazione. Tra questi, ad esempio, ritroviamo gli obiettivi di oltre 50 anni scelti e usati per raggiungere dei “colori ricchi di giallo acuto e di azzurro che arriva dai cieli freddi e invernali”.

7) Le divise sono ispirate a quelle di diversi penitenziari europei

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Sempre spinti dal desiderio di ricreare un ambiente che fosse il più realistico possibile, permettendo al pubblico di immergersi facilmente nell’atmosfera del carcere e nella vita di Testori, le divise dei detenuti e delle guardie sono ispirate a quelle impiegate non solo nelle carceri italiane ma anche a quelle di molti altri penitenziari disseminati in tutta Europa. I dettagli hanno giocato un ruolo fondamentale nella creazione di questa serie poiché anche i vestiti sono stati soggetti a processi di invecchiamento per consegnare l’idea del tempo che scorre per gli abitanti del carcere di San Michele.

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