ATTENZIONE: questo articolo contiene SPOILER sulla prima stagione de Il Signore degli Anelli – Gli Aneli del Potere.
Con la Seconda Era torniamo ad affacciarci nella Terra di Mezzo, nel periodo di maggior splendore di Númenor, nel momento in cui l’Oscuro Signore riprende le forze e suggerisce al fabbro migliore degli Elfi di forgiare tre anelli con il potere di salvare il loro popolo dal male. Torniamo indietro a quando gli Hobbit non esistevano ancora e i loro antenati, i dolci e determinati Pelopiedi migravano in continuazione seguendo il ritmo della natura. La serie televisiva su Il Signore degli Anelli, che prende il materiale nato dalla fantasia di J. R. R. Tolkien e lo modella per il piccolo schermo, è arrivata su Amazon Prime Video a partire dal 2 settembre 2022 e si è conclusa lo scorso 14 ottobre con la sua ottava puntata.
La maggior parte degli spettatori non la ritiene tra le migliori serie fantasy in circolazione, ma per chi si trova a guardare gli episodi da profano, il lavoro degli showrunner J. D. Payne, Patrick McKay gode di ottimi effetti speciali e di una storia accattivante. Alcune scene in particolare sono state in grado di coinvolgere più di altre il pubblico e sono rimaste impresse per la loro tenerezza, per la loro solennità o per la dose di azione che hanno aggiunto alla prima stagione. Possiamo dire che si tratta delle più belle delle prime puntate.
Ecco le 5 migliori scene della prima stagione de Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere
1) L’aria del cammino
Partiamo da una scena commovente, presente nella puntata numero 5. I Pelopiedi hanno iniziato la loro migrazione verso il Boschetto, ma i Brandipiede sono rimasti indietro a causa dell’infortunio del padre di Nori, e Poppy, la sua migliore amica rimasta orfana, decide di intraprendere il viaggio con loro. Come era già stato fatto sullo schermo nella trilogia originale di Peter Jackson, anche nella serie di Amazon Prime VIdeo abbiamo uno Hobbit (in questo caso un suo antenato Pelopiedi) che utilizza la propria voce come colonna sonora. Poppy (Megan Richards) intona L’aria del cammino, rendendo il percorso migratorio un momento quasi favolistico ed emotivamente molto forte. Alle prime note, la melodia e la sua voce risuonano grazie all’eco delle montagne attraverso cui passano e il grande tema dell’avventura rimbomba anch’esso forte e chiaro.
“Lascio quel che mi è noto per quel che non so“. Alcuni Hobbit (stando a quanto dice J. R. R. Tolkien, quelli della famiglia Tuc) sono più inclini degli altri al desiderio di vivere una vita movimentata, e così le frasi della giovane amica di Nori non fanno che ricordare le origini di un popolo che non è sempre vissuto nella Contea ma ha viaggiato, spostandosi e andando incontro a pericoli o a incontri inaspettati. Da sempre, il canto ha la grande capacità di alleviare la pesantezza di un animo, e Poppy ci ha regalato leggerezza e sensibilità, alleggerendo anche la visione degli episodi.
2) Confronto tra “bene” e “male”
Il dialogo avvenuto nell’episodio 1×06 tra Galadriel (Morfydd Clark) e Adar (Joseph Mawle), Elfa di stirpe reale e Elfo corrotto dall’Oscurità, ha aggiunto un’ulteriore sfumatura di colore alla serie di Amazon Prime Video. Dopo aver catturato il Padre degli Orchi e averlo interrogato su Sauron e sul luogo in cui trovarlo, Galadriel sfoga su di lui tutta l’odio e la rabbia accumulati nel corso degli anni, generati da perdite, atroci dolori ed energie sprecate a inseguire un fantasma. Rifiuta, però di vedere la verità e di mettere in discussione sé stessa. Sembrerebbe che io non sia l’unico elfo in vita che è stato trasformato dalla Oscurità. Forse la tua ricerca del successore di Morgoth sarebbe dovuta cessare nel tuo specchio. Queste le velenose parole che l’Uruk rivolge all’Elfa guerriera. Un indice della mutevolezza del confine tra bene e male, della labilità con cui le persone sono solite giudicare se un gesto appartenga all’uno o all’altro.
Gli Orchi possiedono un cuore, un’anima e hanno diritto a una casa, proprio come Elfi, Nani e Uomini. Hanno bisogno di una guida e di un individuo che sia pronto a combattere per loro, non di qualcuno che li usi solo come carne da macello per ottenere il potere. Anche Galadriel possiede un’anima che sa essere oscura, proprio come quella delle creature immonde che tenta in tutti i modi di scacciare dalla Terra di Mezzo. Insomma, una riflessione che J. R. R. Tolkien aveva accennato nelle sue opere ma che per la prima volta prende davvero corpo all’interno di una trasposizione televisiva. Una scena emotivamente essenziale all’interno della serie.
3) Il combattimento di Arondir
Secondo il parere di molti, la serie fantasy di Amazon Prime Video ha avuto una partenza piuttosto lenta, privilegiando dialoghi e misteri e mostrando poche scene d’azione. Nessuna di queste ha particolarmente emozionato gli spettatori, tranne forse quella dell’episodio 3. L’Elfo Arondir (Ismael Cruz Córdova), uno degli attori la cui scelta è stata al centro delle polemiche, è tenuto prigioniero dagli Orchi insieme ad altri Uomini ed Elfi, costretto a scavare tunnel per loro, di cui solo entro la fine della stagione scopriremo la vera importanza. Dopo l’ennesimo tentativo di ribellione da parte degli ostaggi, per sedare la rivolta, gli Orchi si servono di un Warg, un lupo feroce e assetato di sangue. Ed è qui che viene il bello. Per quanto diverso il Warg possa essere da quelli che avevamo già incontrato sugli schermi nelle trilogie di Peter Jackson, il suo aspetto è comunque disgustosamente reale e il modo in cui l’Elfo combatte e vede morire i suoi amici è toccante.
Per un istante ritroviamo i movimenti alla Legolas che ci avevano fatto innamorare dello stile di combattimento elfico, quelli che J. R. R. Tolkien aveva descritto e che Peter Jackson ci aveva mostrato. Arondir sfrutta le catene con cui la creatura è legata per intrappolarlo e poi ucciderlo e, nel farlo, riesce a dare un bel da fare ai nemici. Si tratta di una delle scene migliori di questa prima stagione non solo per il momento carico di azione, ma anche perché il valore di quel luogo verrà reso noto durante un’altra delle scene più belle.
4) La nascita di Mordor
Nel sesto episodio della prima stagione abbiamo dovuto processare tante informazioni. Dopo il confronto intenso tra Galadriel e Adar su Sauron e sul ruolo degli Uruk nel suo piano, il Padre degli Orchi è riuscito a raggirare i suoi carcerieri. Prima di essere fermato nel bosco da Halbrand e Galadriel, l’Elfo corrotto era riuscito ad affidare la lama spezzata a uno degli Uomini delle Terre del Sud che aveva portato dalla sua parte e lui, indisturbato, ha dato inizio al piano degli Orchi di occupare definitivamente quel territorio. Fatta scattare la lama, la terra ha iniziato a tremare e il vulcano visibile in lontananza è esploso in mille scintille, ricoprendo ogni cosa come un tappeto di cenere. È l’inizio della Terra Oscura dove persino il sole è coperto da una pesante coltre di nubi, e l’aria è asfissiante.
L’esplosione, il momento in cui tutti si voltano a guardare la causa della loro probabile morte è una delle scene migliori della serie. Non tutti gli spettatori hanno compreso subito che si trattasse del famoso Monte Fato, quello che Sam e Frodo devono raggiungere ne Il Signore degli Anelli per poter distruggere una volta per tutte l’Unico Anello, ma poi, alla fine dell’episodio, è Adar a fugare ogni dubbio. Si volta verso la causa di quel buio improvviso e la scritta che appare in alto rende chiara ogni cosa. “Mordor“. Quella che sappiamo sarà, per millenni, la vera tana degli Orchi. Alla fine l’Elfo corrotto è riuscito nel suo intento, ma ci ha regalato una scena potente e coinvolgente.
5) Il flagello di Durin
E non potevamo non concludere la lista con una scena (o meglio, una sequenza di scene) che ha visto protagonisti i testardi Nani di Khazad-dûm. Durin III è cocciuto e conservatore, non intende disturbare la quiete della montagna scavando in profondità per procurarsi il mithril da vendere agli Elfi. Nella settima puntata, il re dei Nani si confronta con suo figlio Durin IV, amico di vecchia data di Elrond e desideroso di sfruttare tutto il potenziale delle rocce nelle quali vive il suo popolo. In uno scambio di battute molto emozionante tra padre e figlio, si scontrano vecchia e nuova generazione, viene fuori tutta la testardaggine di questo popolo abituato a vivere in rocche di pietra illuminate solo dalla luce delle torce. E subito dopo, quando Durin III ha espresso la propria delusione nei confronti di un figlio che riteneva più saggio e lo ha costretto a rinunciare ai simboli del suo potere, assistiamo a un colpo di scena ci ha dato una carica senza pari.
La foglia che era stata guarita con il mithril e che rappresenta l’unica possibilità degli Elfi di salvare il proprio popolo, viene gettata da Durin III nell’abisso, con l’ordine di sigillare le cave di mithril il prima possibile. Ma quando la camera continua a seguire la discesa della foglia nel buio più cupo della montagna, sappiamo che qualcosa di malvagio si sta risvegliando. Dall’oscurità più totale emerge infatti solo una sagoma infuocata, e siamo consapevoli del suo ruolo all’interno della storia. È il Balrog, la creatura con cui Gandalf combatte nelle miniere di Moria (niente meno che Khazad-dûm), quella che dopo anni dal momento in cui la serie è ambientata, verrà conosciuta come il Flagello di Durin. Il suo sonno è finito, e la nostra attesa per le stagioni successive è più lunga che mai.