Vai al contenuto
Home » Il Signore Degli Anelli

L’accanimento terapeutico ripagherà gli sforzi fatti per Gli Anelli del Potere?

Il Signore degli Anelli - Gli Anelli del Potere
Ma prima di continuare con la lettura abbiamo entusiasmanti novità da condividere con te. A breve sarà disponibile Hall of Series Plus, il nostro servizio in abbonamento che ti permetterà di accedere a moltissimi contenuti esclusivi e in anteprima.

Inserisci il tuo indirizzo email e clicca su ‘Avvisami’ per essere notificato quando Plus sarà disponibile.

* campo obbligatorio

E va bene, la prima stagione de Gli Anelli del Potere non mi ha entusiasmata. Forse essere l’erede spirituale di uno dei più grandi successi cinematografici di tutti i tempi, di una delle saghe più amate della storia, non ha giovato alle aspettative. Di cose, certo, che non hanno funzionato ce ne sono state (a mio parere, parecchie). Ma, dati i non pochi quattrini che Amazon ha sganciato, ci aspettavamo qualcosina di più. Nel momento in cui sto scrivendo stiamo attendendo l’ultima puntata della seconda stagione, mentre la terza è già stata confermata. Anche se non credo che l’ottavo episodio possa ribaltare il mio pensiero, ci sono, ne Gli Anelli del Potere, diverse problematicità all’interno della Serie. Una di queste è l’accanimento terapeutico. Sto parlando di quell’ostinata e, soprattutto, inefficace smania di ripetere la stessa ricetta, nella vana speranza che questa volta funzioni.

Tanta epicità, ma poca sostanza. Così si potrebbe riassumere il mastodontico progetto che aveva promesso di (ri)portare sullo schermo l’epica vastità della Terra di Mezzo. Sin dalle prime puntate, infatti, sono emerse crepe nella narrazione e nello sviluppo dei personaggi, suscitando un dibattito tra critici e spettatori. Siamo stati divisi tra stupore e delusione. Quasi come se un certo Sir Sauron ci avesse messo lo zampino. Ma gli showrunner, J.D. Payne e Patrick McKay, sembrano aver ascoltato le critiche. O meglio, sembrano averlo fatto almeno in parte.
La libera interpretazione de Il Silmarillion tolkieniano che è Gli Anelli del Potere sembra, con questa seconda stagione, aggrapparsi all’idea di poter risanare le sue falle strutturali, rianimare un progetto che (come Númenor dopo la Grande Onda) fa acqua da tutte le parti.
L’ostinazione può essere una brutta bestia e, specialmente in campo televisivo, dove la lungimiranza è tutto, un fallimento creativo di portata epica. Proviamo, però, a vedere se gli sforzi fatti sono sintomo di un accanimento terapeutico, quasi irragionevole, o ci lasciano una qualche speranza per una Serie Tv dal potenziale impatto storico.

Si è spenta anche la luce di Eärendil? Ne Gli Anelli del Potere non si è manco accesa (o così sembra)

Annatar, a.k.a. Sauron, ne Gli Anelli del Potere 2x07

Non c’è dubbio che Amazon abbia riversato una quantità straordinaria di risorse nella serie. Le ambientazioni, i costumi e gli effetti speciali sono, a tratti (si, mi riferisco proprio alle armature dell’esercito di Númenor), magnifici. Siamo stati trascinati in un mondo visivamente spettacolare, dal sapore epico e fantastico. Arricchita da scenografie che omaggiano il lavoro di Peter Jackson, Gli Anelli del Potere tenta (e a mio parere ci riesce) di costruire una propria identità visiva. La cura nei dettagli della produzione è evidente, ed è uno dei punti di forza che, forse maggiormente, salva questa Serie Tv.
A livello registico, la seconda stagione accoglie le critiche. Si risolvono problematiche che hanno impattato la prima stagione anche dal punto di vista narrativo. Un esempio? I ralenti non richiesti (mio personale grande cruccio durante la visione della prima stagione) sono stati, finalmente, limitati e ridotti allo stretto necessario.

Ma ora arriviamo al vero punto dolente: la narrazione. La prima stagione è marchiata a fuoco da un’accanita dilatazione dei tempi, che viaggia a braccetto con una miriade di sottotrame semi-abbandonate a loro stesse e con una complessità psicologica dei personaggi profonda quasi quanto una pozzanghera. Con la seconda stagione, dal punto di vista di certi aspetti, Gli Anelli del Potere è riuscita a compensare alcune mancanze, facendone, ahimè, subentrare altre.
La libera interpretazione dell’opera di Tolkien si sta facendo, per così dire, un po’ troppo libera. Questo continuo allontanamento dalla base letteraria sta implicando modifiche alla trama e ai personaggi, che molti fan stanno percependo come problematiche. A mio parere, non serve recitare a memoria la versione estesa de Il Signore degli Anelli per rendersi conto che, in questa Serie, alcune caratterizzazioni e le loro storie sono discutibili (lo dicono anche le nostre pagelle). A volte, vorremo entrare nello schermo, avvicinarci a certi personaggi e scuoterli in stile Shrek con Fiona.

Signora Galadriel, tutt’apposto? Celebrimbor, ci sei o ci fai? Siamo nervosetti, Signore Oscuro?

Il Signore degli Anelli - Gli Anelli del Potere

Queste sono solo alcune delle domande (dal vago sapore impertinente) che porrei ad alcuni degli esseri più importanti (e, sulla carta, più potenti) della Terra di Mezzo. I capricci di Galadriel proseguono e non tentano neanche di placarsi. Anzi, per mettere ancora più in crisi la sua posizione, è stato deciso di inserirla in una relazione dai toni vagamente romantici con Elrond. Tralasciando quel bacio (sebbene tattico), tutto il rapporto tra il generale e il diplomatico è costellato da una serie di lunghi e intensi sguardi che, mamma mia, mi viene il latte alle ginocchia solo a scriverne. Alla veneranda età di poco più (o poco meno) di 3.000 anni, questi comportamenti adolescenziali possono tranquillamente essere lasciati a Nessuno e Poppy.

Arrivando al nostro fabbro elfico di fiducia (beh, insomma, mica tanta), Celebrimbor sembra avere un talento particolare: fidarsi di perfetti sconosciuti come se fosse un’abitudine consolidata. Halbrand/Annatar/Sauron non si sforza neanche troppo a convincerlo; Celebrimbor si lancia entusiasta nella forgiatura degli Anelli. Il dominio della tecnica è la sua maledizione, ma, perdiana Celly! Le illusioni sono iniziate un bel po’ di tempo dopo. Vero che basta anche un piccolo sasso per scatenare una valanga, ma manipolare uno degli elfi più anziani e saggi dovrebbe richiedere qualche sforzo in più. Secondo me eh, non sono un’esperta… Diciamo che la forgiatura dei Sette e dei Nove (oltre all’Uno), cioè uno dei momenti fondanti de Il Signore degli Anelli, sembra quasi essere inserita per dovere di cronaca.

Il nostro Signore Oscuro preferito ha avuto un inizio acciaccato, per non dire ridicolo. Uno degli esseri più potenti di Arda viene introdotto con una spettacolare… delusione. Viene quasi fatto fuori da Adar, insieme a un gruppetto di orchetti. Niente battaglie epiche o momenti iconici, solo l’imbarazzo di essere ingannato da chiunque passi per strada. Non proprio il modo migliore di far debuttare quello che viene anche chiamato L’Ingannatore… A parte l’introduzione, quando finalmente ha smesso di parlare ed è passato ai fatti, ho apprezzato la sottigliezza con cui L’Oscuro lancia incantesimi e maledizioni. Performance da 10 e lode!

Ma ci sono anche delle note positive!

Durin IV e Disa ne Gli Anelli del Potere

Non è tutto rose e fiore, ma, qua e là, qualche margheritina c’è. Sto parlando di Adar, l’unico personaggio originale delle Serie, e dei coniugi Durin IV e Disa. L’elfo corrotto da Sauron sta portando avanti la sua personale crociata per sconfiggere il Signore Oscuro. E lo fa usando le sue stesse armi: inganni e stratagemmi. Sembra quasi che l’allievo abbia superato il maestro. Galadriel ci casca a piè pari nella proposta di un’alleanza tra elfi e orchi, finendo incatenata a una sedia.

La cieca ambizione, la sua missione sembra alienarlo da ciò che gli succede attorno e ho la netta sensazione che Adar avrà qualche gatta in più da pelare. A parte qualche operazione militare che, se vogliamo guardare il pelo sull’uovo, risulta inattuabile (tipo battagliare sul letto di un fiume drenato di fresco), Adar è il volto che permette di connetterci con gli Uruk. Sembra quasi che in sala sceneggiatura si siano più impegnati a creare lui, che adattare decentemente gli originali.

Infine, la mia coppia di nani preferita: Durin IV e Disa. L’erede al trono di Khazad-dûm e la consorte sembrano gli unici con un po’ di sale in zucca. A parte qualche bisticcio matrimoniale, i due rappresentano, secondo me, i personaggi meglio caratterizzati de Gli Anelli del Potere. La testardaggine nanica, ma anche la sua saggezza, vengono incanalati e irrompono con tutta la loro forza, pronti a tenere testa a qualsiasi cosa (o nano) gli si pari davanti. Ogni volta che la narrazione si sposta in casa Durin, la Serie prende immediatamente un altro ritmo, tenendoci attaccati allo schermo.
Altra nota di merito andrebbe a Tom Bombadil, ma per questa vi invito a leggere la nostra recensione, in cui ne parliamo ampiamente.

L’accanimento terapeutico, quindi, ripagherà gli sforzi fatti per Gli Anelli del Potere?

La risposta breve è: boh. Quella lunga, invece, eccola qua. La serie ha mostrato un potenziale, ma anche un’inclinazione a ripetere errori strutturali che potrebbero comprometterne il successo a lungo termine. Solo una correzione di rotta decisa — e un ritorno alla centralità della narrazione e dello sviluppo dei personaggi — potrà trasformare questi sforzi in una vittoria epica.  Migliorando la scrittura e rimanendo fedele all’anima del mondo di Tolkien, forse, alla fine, l’impegno potrà essere premiato. Ad oggi, la serie resta un’opera ambiziosa ma imperfetta, che dovrà fare i conti con le sue debolezze per evitare di perdersi nella vastità della Terra di Mezzo, cercando di trasformare l’accanimento in un’occasione di riscatto.