Fin dal primo momento in cui abbiamo saputo che Amazon Prime Video avrebbe osato, restituendo ad alcuni personaggi della saga letteraria di J. R. R. Tolkien un passato che non avevamo avuto modo di vedere nelle saghe cinematografiche, non abbiamo fatto altro che immaginare come sarebbe stata una serie tv su Il Signore degli Anelli. Per fortuna, il 2 settembre 2022, Gli Anelli del Potere ha dato una risposta alle nostre domande, e anche se le polemiche riguardo la scelta di alcuni attori sono state all’ordine del giorno, non sono mancate commozione ed entusiasmo da parte dei fan più affezionati. L’idea di rivedere ancora una volta in televisione Elrond e Galadriel (sebbene in una veste differente) e di scoprire il loro passato e quello della Terra di Mezzo, ha reso l’attesa davvero difficile.
Ora, prima di decidere se considerare il prodotto Amazon come una delle migliori serie tv fantasy di sempre, vediamo cosa si nasconde dietro le quinte di questa enorme produzione. Tra costi, consulenze e aspettative da parte degli spettatori, ciò che ruota intorno a un progetto come questo merita di essere approfondito nel dettaglio.
Viaggiamo insieme oltre i confini della Terra di Mezzo e scopriamo qualche curiosità su Gli Anelli del Potere.
1) I costi da record
Partiamo subito con la prima affascinante curiosità. La serie creata da J. D. Payne e Patrick McKay è nata fin dal principio come un progetto ambizioso e visionario. Quando tutto è cominciato, la Warner Bros (che aveva prodotto la trilogia de Il Signore degli Anelli e quella de Lo Hobbit) e gli eredi di Tolkien, hanno iniziato a proporre i diritti per una serie televisiva a più piattaforme, con un budget iniziale di circa 200 milioni di dollari. Quando Amazon si è aggiudicata la produzione, con Jeff Bezos in prima linea nella gestione delle trattative, il prezzo è salito a 250 milioni, una cifra iniziale ancora scevra di costi di produzione, e che proprio per questo era già stata definita folle dagli esperti del settore.
La Warner Bros è stata poi esclusa dalla produzione, in quanto l’idea di Bezos era quella di continuare da solo e di dare vita a una serie tv fantasy grandiosa e appassionante come Il Trono di Spade, che negli anni ha contribuito all’incredibile successo della HBO. Dunque, il progetto iniziale prevedeva che alla fine l’intera serie arrivasse a costare più di un miliardo di dollari. Una cifra da record perché, con questo budget, la serie di Amazon Prime Video sarebbe stata quella più costosa mai realizzata nella storia della televisione, superando persino The Crown (con i suoi 130 milioni a stagione) e Game of Thrones (con i suoi circa 73 milioni a stagione).
2) Il progetto da più stagioni
I costi di produzione per la serie si sono rivelati così alti non solo per la necessità di darle una veste grafica e una concretezza degne della memoria di J. R. R. Tolkien, ma anche perché il progetto originario di Payne e McKay (e dell’azienda statunitense) era quello di rinnovarla per ben 5 stagioni e di creare anche un’eventuale serie spin-off. In questo modo, utilizzando circa 150 milioni di dollari a stagione, tra una cosa e l’altra il prodotto Amazon avrebbe avuto dei costi strabilianti, e avrebbe dato al pubblico modo di viaggiare nella Terra di Mezzo ancora per molto tempo.
Prima di far partire la produzione, infatti, gli Amazon Studios avevano dovuto garantire un impegno multi-stagionale e i due showrunner sono stati molto diligenti in questo. Quando la prima stagione era ancora in fase di scrittura e creazione, i due sono stati in grado di idearne già gli elementi conclusivi. Hanno sviluppato l’intera trama della serie, stagione per stagione, soffermandosi persino già sulla ripresa finale, sulla scena che avrebbe messo la parola “fine” alla quinta stagione. Il lavoro dietro un progetto grande come questo deve essere stato davvero duro per il team creativo, ma non per questo si è dato per vinto.
3) Il coinvolgimento di Peter Jackson
Nel 2017 sono stati acquistati i diritti televisivi per produrre la serie tv e i primi passi verso un progetto tanto impegnativo sono stati mossi con grande cautela. Nel 2018, Amazon ha cercato di coinvolgere il creatore delle saghe cinematografiche de Il Signore degli Anelli e de Lo Hobbit, data la sua esperienza nel portare sullo schermo il mondo nato dalla mente geniale di J. R. R. Tolkien. Peter Jackson è stato per un po’ di tempo in trattative per partecipare all’ideazione della serie, ma alla fine Amazon ha scelto di puntare sugli sceneggiatori Payne e McKay, fino ad allora conosciuti soltanto per piccoli lavori mai usciti. A garantire per loro è stato J. J. Abrams, con cui i due avevano già lavorato per un film mai prodotto di Star Trek e quindi, poiché la loro idea per la serie era decisamente in linea con i desideri degli Amazon Studios, si è scelto di affidargli questo incarico delicato.
Jackson avrebbe comunque partecipato come consulente e avrebbe dato una mano a correggere e sistemare le sceneggiature. Per quanto avesse amato immergersi nel mondo immaginato da Tolkien, gli sarebbe piaciuto vedere sullo schermo anche il lavoro di qualcun altro. Alla fine, però, Payne e McKay hanno dato il via alla scrittura e dopo alcune prime consulenze con il famoso regista, hanno continuato per la loro strada, sia per mantenere la serie separata dai film di Jackson, sia perché la Tolkien Estate (responsabile dei diritti dell’opera letteraria) aveva imposto di non coinvolgere il regista neozelandese.
4) Le assurde misure di sicurezza in fase di scrittura
Dopo il lungo processo di assestamento del team creativo per la serie, la scrittura vera e propria ha avuto inizio a partire dall’inizio del 2019. Ad affiancare Payne e McKay nell’ideazione della sceneggiatura, ci sono stati Bryan Cogman, Glenise Mullins, Justin Doble, Gennifer Hutchison, Helen Shang, Jason Cahill, e Stephany Folsom. Un gruppo davvero ben assortito di scrittori, più menti pronte a indagare l’universo tolkieniano in tutti i suoi particolari, per dare vita a un prodotto mai visto prima. Sì, un gruppo il cui lavoro di stesura del copione è stato quasi blindato. Alcuni membri della troupe hanno rivelato addirittura che, per garantire la segretezza alla scrittura, erano state chiuse con il nastro adesivo tutte le finestre della sala in cui si riunivano, e per consentire a ogni membro del team di entrare, una guardia doveva chiedere le loro impronte digitali.
Un procedimento quasi surreale, come se si trattasse di un film di spionaggio. Tutti sappiamo quanto serie di questa portata siano soggette alla famelica curiosità dei fan e quanto le persone siano disposte a tutto pur di far trapelare anche solo il minimo dettaglio. Ogni misura di sicurezza adottata è stata necessaria, anche se queste esagerazioni riescono ora a strappare un sorriso.
5) Il ruolo della famiglia Tolkien per Gli Anelli del Potere
Proprio mentre nelle sale cinematografiche usciva Tolkien (2019), film basato sui primi anni della vita di J. R. R. Tolkien e sulla sua immensa storia d’amore con Edith Bratt, la scrittura della serie di Amazon aveva inizio. Se il film con protagonisti Nicholas Hoult e Lily Collins (nei panni dell’autore e di sua moglie) però è stato un flop e si è guadagnato le critiche della stessa famiglia Tolkien, il prodotto seriale ha ricevuto il successo sperato. Quando la pellicola è stata distribuita nei cinema, la famiglia dello scrittore e la sua fondazione si sono dissociate da quanto rappresentato sullo schermo. Hanno smentito qualsiasi loro approvazione, autorizzazione o coinvolgimento nella realizzazione del film, e hanno sicuramente contribuito al suo insuccesso.
Diverso è il caso della produzione seriale distribuita su Amazon Prime Video. Infatti, Simon Tolkien, il nipote del linguista e studioso britannico, che è anche autore di romanzi, ha aiutato Payne, McKay e il resto degli scrittori a sviluppare i personaggi, i loro archi narrativi e anche buona parte della storia. Simon è stato poi riconosciuto come “consulente di serie“, dando in qualche modo il via libera alla produzione e facendo in modo che la serie si distinguesse dagli altri tentativi mal riusciti di dare consistenza alla mente geniale di uno scrittore senza tempo.
6) La Nuova Zelanda vince ancora una volta
La ricerca degli interpreti perfetti per tutti i personaggi della serie, sia quelli nati dalla fantasia di Tolkien, sia quelli ideati appositamente per la serie, ha richiesto parecchio tempo e molta dedizione. E anche questo, come il processo di scrittura, ha avuto numerosi cambiamenti e svolte inaspettate. Alcuni attori erano stati inizialmente scelti per i ruoli principali e sono poi stati sostituiti con altri. Così è successo a Will Poulter, per esempio, che avrebbe dovuto interpretare un personaggio principale e poi è stato invece costretto ad abbandonare il set a causa di conflitti durante le riprese. Il suo ruolo era stato affidato a Robert Aramayo, che è stato poi però scelto per interpretare un giovane Elrond.
Insomma, dopo mille cambi di programma il cast si è formato definitivamente nel 2021, a seguito dell’abbandono di Tom Budge (sostituito da Charles Edwards come Celebrimbor) e solo alla fine è stato possibile fare la conta degli attori. La Nuova Zelanda, non vince solo quando si tratta di paesaggi mozzafiato, ma anche nella prevalenza di attori e attrici neozelandesi all’interno della produzione. Sette degli interpreti principali provengono dallo stato insulare e, nel complesso, un terzo degli attori totali della prima stagione della serie, è neozelandese.
7) La maggiore première di sempre per Amazon
Dopo aver scoperto molte delle curiosità legate alla produzione, vi lasciamo con un’ultima soddisfacente notizia. Il debutto della serie su Amazon Prime Video il 2 settembre 2022, con la distribuzione delle prime due puntate in tutti i paesi in cui il servizio è disponibile, ha permesso alla piattaforma di streaming di aggiudicarsi un altro piccolo primato. Nelle prime 24 ore di disponibilità gli episodi iniziali sono infatti stati visti da 25 milioni di spettatori in tutto il mondo, e Amazon ha dichiarato che questa è, per il suo servizio di streaming on demand, la maggiore première di sempre. Sebbene la serie non sia stata priva di polemiche, legate al discorso di un cast multietnico e allo sviluppo della storyline di Galadriel (che secondo alcuni contrasta con quanto mostrato ne Il Signore degli Anelli e ne Lo Hobbit), il pubblico non vedeva l’ora di scoprire dove questo progetto lo avrebbe portato.
A dispetto di ogni polemica, comunque, gran parte della critica ha apprezzato il lavoro fatto dagli showrunner con il materiale a disposizione, ha espresso giudizi positivi sul mondo magico che la serie è stata in grado di creare, e ha valutato complessivamente molto soddisfacente tutta la produzione. Non ci resta che proseguire con la visione per vedere se le opinioni rimarranno le stesse.