ATTENZIONE: L’articolo contiene SPOILER sulla prima stagione de Gli Anelli del Potere
Da qualche settimana ormai ha concluso la propria corsa la prima stagione de Gli Anelli del Potere, attesissima serie tratta dall’universo narrativo de Il Signore degli Anelli, prodotta e distribuita da Prime Video. La serie, sin dal suo debutto, o forse addirittura dal suo annuncio, ha letteralmente spaccato il web, tra chi l’ha approvata e chi l’ha bocciata senza appello, individuando tutta una serie di problematiche di vario tipo. Sicuramente, The Rings of Power è andata sin da subito incontro a diversi ostacoli: dall’eredità della mitica trilogia di Peter Jackson al compito di rendere omaggio all’opera di Tolkien, fino soprattutto al pesante giudizio dell’affezionatissimo fandom de Il Signore degli Anelli.
Il risultato, come detto, è stato abbastanza controverso. Gli Anelli del Potere ci ha regalato una storia a tratti molto avvincente, visivamente spettacolare, ma con evidenti limiti sia narrativi che strutturali. Uno dei punti più delicati è la caratterizzazione dei personaggi, con tutte le difficoltà derivanti dal dover maneggiare un cast collettivo e diverse linee di sviluppo. Tante polemiche hanno circondato protagonisti come Galadriel, Arondir e Sauron, ma se in alcuni casi le proteste sono sembrate pretestuose ed esagerate, in altri si sono basate su fondamenti abbastanza lampanti e condivisibili.
Insomma, Gli Anelli del Potere è stata sicuramente una delle serie più divisive degli ultimi tempi. In attesa del suo ritorno su Prime Video, andiamo a ragionare su cinque personaggi di The Rings of Power che nella prima stagione della serie non sono stati sfruttati con tutto il loro potenziale.
Gli Anelli del Potere: la controversa Galadriel
Non potevamo non partire dalla protagonista più chiacchierata dell’intera serie di Prime Video. Galadriel è un personaggio fondante dell’intera narrazione allestita da Tolkien. L’abbiamo vista interpretata da Cate Blanchett nella trilogia de Il Signore degli Anelli e il suo personaggio ritorna, sotto forma di riferimenti, anche in quella de Lo Hobbit. Ne Gli anelli del potere l’elfa, che ha il volto di Morfydd Clark, è di fatto al centro della narrazione, con la sua inesorabile caccia a Sauron che porta avanti tutto il racconto.
Le polemiche intorno a Galadriel si sono sprecate, ma probabilmente la contestazione più centrata, a cui ci uniamo, è quella di una certa meccanicità nel suo personaggio. Galadriel sembra procedere per inerzia, accecata dal dolore e dall’odio. Se in un primo momento questa sua impulsività trovava giustificazione in ciò che ha vissuto, col tempo è sembrata forzata e la sensazione lasciata è quella che Galadriel si trovasse a seguire un copione preimpostato, senza ragionarci più di tanto.
Il suo comportamento segue un piatto schema causa-effetto: siccome ha perso il fratello, deve vendicarlo e trovare Sauron. Tutto ciò che le accade intorno sembra non toccarla. Invece sul personaggio poteva essere fatto uno scavo psicologico più approfondito, un’analisi del dissidio tra la sua natura elfica, che tende all’eterno, e la sua sete di vendetta e di conflitto che invece ha una dimensione contingente. Galadriel impegna tutta la sua eterna vita a un solo fine e lo fa senza ragionarci più di tanto, almeno a quanto mostrato. Sarebbe stato interessante, invece, conoscere la linea di pensiero di un comportamento così ossessivo. Insomma, a lasciare perplessi non è tanto cosa fa Galadriel, ma come lo fa e soprattutto perché.
Arondir
Possiamo fare una sorta di copia e incolla con Galadriel anche per il personaggio interpretato da Ismael Cruz Cordova. La sua linea narrativa già di per sé è un po’ più debole, anche se con alcuni momenti importanti come la guerra contro Adar. Comunque, anche in questo caso non lascia perplessi tanto il percorso narrativo, comunque abbastanza realizzato e coerente, ma piuttosto le modalità con cui esso si concretizza. Anche in Arondir rintracciamo una certa meccanicità , una mancanza di riflessione che rende tutto ciò che accade un po’ artificioso.
Arondir è una sorta di lastra di ghiaccio e questa difficoltà nel penetrare il suo animo inizialmente è anche stimolante, ma col passare del tempo diventa farraginosa. In particolare, la sua vicenda sarebbe stata un’ottima possibilità di approfondire un altro aspetto della natura elfica, ovvero la sua diversità rispetto alla razza umana. Il suo amore per Bronwyn rappresentava uno spunto di riflessione sul contrasto tra l’eternità della sua condizione e la caducità di quella dell’amata. Un tema, ad esempio, affrontato con Aragorn e Arwen nella trilogia de Il Signore degli Anelli, ma qui lasciato cadere nel vuoto.
Galadriel e Arondir sono due esempi importanti di come Prime Video abbia concentrato i propri sforzi più che altro sulla trama e sull’aspetto estetico, ma importanti snodi concettuali sono stati lasciati in disparte. Peccato, perché uno dei punti di forza del format seriale è proprio la possibilità di approfondimento e sicuramente di spunti The Rings of Power ne ha offerti molti.
Gil-Galad
Chiudiamo questo ragionamento sui personaggi elfici con l’alto re, Gil-Galad, interpretato da Benjamin Walker. Nonostante la sua importanza, il leader degli elfi è stato relegato a un ruolo di secondo piano, apparendo meno di quanto necessario e delegando agli altri i compiti spettanti a lui. Gil-Galad si trova a dover guidare gli elfi in un momento cruciale della loro lunghissima esistenza, quando per la prima volta il rischio di estinzione gli si palesa con cinico realismo e tutto ciò che riesce a fare è eclissarsi dietro a Elrond e sperare nell’arrivo di una soluzione.
Insomma, un po’ poco per l’immortale alto re degli elfi. Al di là di una sua presenza più costante, che avrebbe fatto sicuramente bene alla trama del Mithril e di Elrond, Gil-Galad poteva anche proporre importanti spunti sul cosiddetto “peso della corona”, una tematica sempre molto affascinante. Cosa significa avere sulle proprie spalle il peso di un intero popolo che, apparentemente immortale, rischia di estinguersi? Purtroppo non siamo riusciti a capirlo in questa prima stagione de Gli Anelli del Potere, ed è un peccato perché le possibilità c’erano tutte.
Sadoc
Possiamo fare con Sadoc lo stesso discorso affrontato con Gil-Galad, ma più in piccolo. Il trova sentieri ha, di fatto, sulle spalle la responsabilità del suo intero popolo, dovendo guidarlo nelle sue migrazioni. Sadoc è un personaggio riuscito, che compie il suo percorso e ha anche un epilogo molto intenso, tuttavia il suo potenziale inespresso riguarda proprio la parte analitica. Rispetto a Gil-Galad ha sicuramente una sua realizzazione ben curata, ma si perde, sostanzialmente, nelle stesse opportunità concettuali non sfruttate da tutti i personaggi sopracitati.
Cosa significa essere la guida e la memoria spirituale e pratica della sua gente? Quale grande peso si cela dietro il dover condurre un popolo che basa tutta la sua vita sul nomadismo verso la sua nuova casa? Sono questioni molto profonde, che avrebbero potuto arricchire con uno sguardo più sfaccettato la tribù dei Pelopiedi, comunque tra i punti più riusciti della serie di Prime Video.
Isildur: il rimpianto de Gli Anelli del Potere
Finora ci siamo soffermati su personaggi il cui potenziale inespresso ha riguardato soprattutto la loro caratterizzazione più che il loro percorso narrativo, con la parziale eccezione di Gil-Galad la cui trama è abbastanza deludente. Con Isildur, arriviamo a una particolare, e preoccupante, combinazione dei due elementi. Sappiamo benissimo l’importanza che questo personaggio riveste nella battaglia contro Sauron, il suo destino lo conosciamo dal primo capitolo de Il Signore degli Anelli, ma tutto il suo percorso verso quel momento era ciò che interessava in The Rings of Power.
Insomma, le aspettative intorno a questo personaggio erano altissime, ma Isildur finisce per diventare una macchietta nella vasta narrazione de Gli Anelli del potere. Ci viene mostrato il suo desiderio di solcare il mare verso terre remote, la ricerca del brivido dell’avventura e il richiamo di una sorta di forza mistica che lo attira verso la Terra di Mezzo e verso quello che sarà il suo destino. Ciò che non ci viene mostrato è però l’origine di queste tensioni.
Mancano anche spunti narrativi riguardo Isildur. In lui c’è solo questo vago desiderio di raggiungere la Terra di Mezzo, però, di fatto, tutto ruota intorno a questa sensazione d’indefinito. Sappiamo che Isildur deve andare lì, ci mancano i perché e soprattutto mancano momenti che mettono in risalto il giovane, al di là della sua presunta morte nel finale, che può creare tensione solo a un pubblico non esperto e affezionato. Insomma, la linea di Isildur è forse la più debole di tutta la prima stagione della serie di Prime Video, sicuramente entrerà nel vivo più avanti, ma per ora conserva un potenziale inespresso davvero sostanzioso.