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15 curiosità sul franchise de Il Signore degli Anelli

Il Signore degli Anelli, un'immagine di una delle migliori saghe cinematografiche di sempre

5. L’infortunio di Viggo Mortensen

Non sono rari, specialmente in produzioni lunghe e complesse dal punto di vista dell’azione, racconti di incidenti e infortuni sul set. E non poteva mancare un episodio simile nella trilogia de Il Signore degli Anelli. L’incidente in questione, però, è particolarmente bizzarro. Durante la riprese de Le due torri, il secondo capitolo dell’opera di Tolkien, l’interprete di Aragorn, Viggo Mortensen, si ruppe un piede calciando un elmo.

Nella scena in questione, il ramingo era sulle tracce di Merry e Pipino insieme ai fidi compagni di viaggio Legolas e Gimli e, per la frustrazione dell’inseguimento, prende a calci l’oggetto appartenente proprio agli orchi. Un gesto all’apparenza innocuo, perché in linea di massima tutti gli oggetti sul set erano realizzati con materiali leggeri e non pericolosi. Per una svista della fortuna, però, l’elmo stavolta era di metallo, e nel calciarlo con forza, convinto di non farsi alcun male, Viggo Mortensen si è fratturato due dita del piede.

Questa storia, sicuramente spiacevole lì per lì, a posteriori ha addirittura finito per giovare allo stesso Mortensen, la cui leggenda si è fregiata anche di questo infortunio. L’attore ha infatti proseguito normalmente col suo impegno nei panni di Aragorn, coi risultati che tutti abbiamo potuto ammirare. Questo infortunio, dunque, è entrato nella mitica del personaggio. Un saggio della tempra del ramingo. D’altronde, Aragorn è decisamente quel tipo di persona che non si ferma davanti ad alcun imprevisto. E questa sovrapposizione con l’incidente occorso a Viggo Mortensen ha sicuramente influito sulla risonanza della performance dell’attore.

Aragorn alla guida dell'esercito

6. Cristopher Tolkien vs Peter Jackson

Nonostante il successo globale, la trilogia cinematografica de Il Signore degli Anelli non è piaciuta proprio a tutti. In particolare, ha sicuramente fatto notizia il netto rifiuto espresso da Cristopher Tolkien, figlio del leggendario scrittore, verso i riadattamenti di Peter Jackson dell’opera del padre. Il parere di Cristopher, d’altronde, era molto importante, considerando quanto impegno abbia profuso nel perpetrare l’eredità del suo illustre genitori. Egli stesso fornì parecchie idee circa la stesura del romanzo, ma il suo più importante apporto fu nell’interpretazione delle complesse, e a volte confuse, mappe della Terra di Mezzo concepite da J.R.R. Tolkien. La mano di Cristopher è stata fondamentale per disegnare l’impressionante mondo che abbiamo ammirato negli scritti e nelle opere derivate dello scrittore britannico.

Non è tutto qui, però. Cristopher Tolkien, come dicevamo, ha svolto un ruolo molto importante anche nel gestire l’eredità del padre. Ha ordinato la grande quantità di appunti e manoscritti lasciati dallo scrittore dopo la sua morte e ha pubblicato varie opere, tra cui Il Silmarillion, che sta facendo da base per Gli Anelli del Potere. Al lavoro di Cristopher, dunque, si deve molto della produzione esistente di J.R.R. Tolkien, il cui mondo fantastico sarebbe rimasto senza dubbio incompleto senza l’apporto del figlio. Proprio per queste ragioni, fece molto clamore il giudizio negativo espresso da Cristopher Tolkien nei confronti dell’opera di Peter Jackson. Un giudizio impopolare, ma estremamente significativo, considerando la sua profondissima conoscenza della materia.

7. Il costo de Il Signore degli Anelli

Finora ci siamo soffermati quasi esclusivamente sulla trilogia de Il Signore degli Anelli. Il franchise audiovisivo relativo all’opera di J.R.R. Tolkien, però, come dicevamo in apertura si è espanso. Prima con una nuova trilogia cinematografica, Lo Hobbit, e di recente con la prima serie tv di questo universo: Gli Anelli del Potere. Nonostante questa copiosa produzione, destinata prossimamente a crescere ulteriormente, l’apice del franchise rimane la prima trilogia, finora irraggiungibile. È sicuramente curioso, ma anche fisiologico, che proprio la trilogia de Il Signore degli Anelli è la produzione che ha avuto i costi minori fra le opere realizzate sinora. Si stima che i primi tre film di Peter Jackson siano costati circa 300 milioni di dollari neozelandesi, mentre le tre pellicole de Lo Hobbit addirittura 600. Il doppio.

Da questi numeri si potrebbe facilmente pensare che Lo Hobbit sia stata una disgrazia finanziaria, la realtà però è ben diversa. Bisogna tenere conto di fattori prettamente economici e puramente contestuali nel confronto. Chiaramente, la moneta aveva un potere diverso a inizio Duemila, quando è stata realizzata la trilogia de Il Signore degli Anelli, e nei pieni anni Dieci, quando è venuta alla luce quella de Lo Hobbit. Questa seconda produzione, inoltre, poteva contare su un franchise già estremamente fortunato, per cui comprensibilmente le spese sono state più alte, considerando che l’azzardo era meno pronunciato. A testimonianza di ciò arrivano i numeri de Gli Anelli del Potere, con la produzione che supererà il miliardo di dollari. Incide il format diverso, ovviamente, ma pesa la sicurezza di avere un grande pubblico fedele e affezionato.

Al di là di tutte queste considerazioni, la trilogia de Il Signore degli Anelli resta il maggiore successo del franchise. Sotto ogni punto di vista. Colpisce chiaramente questo aspetto economico, che a primo impatto sembrerebbe un netto controsenso, ma che in realtà ha delle sue naturali ragioni.

L'iconica immagine di Frodo che afferra l'Anello

8. Saturno e Il Signore degli Anelli

Passiamo a una delle curiosità che trascendono i film e l’opera di Tolkien, dimostrando lo strepitoso impatto avuto dagli scritti dell’autore britannico sulla cultura mondiale. Il tratto di massimo riconoscimento del pianeta di Saturno è rappresentato sicuramente dal suo peculiare sistema di anelli. E quindi, perché non cogliere questo legame? Gli astronomi che hanno studiato il pianeta, infatti, hanno affibbiato ai monti che si trovano si una delle sue maggiori lune, Titano, nomi provenienti proprio dall’opera di Tolkien. Troviamo, dunque, il Monte Erebor, celebre soprattutto per essere divenuta la casa del drago Smaug ne Lo Hobbit, o le Montagne Nebbiose, la più grande catena che domina la Terra di Mezzo. Indovinate invece come si chiama la vetta più alta di Titano? Monte Fato, naturalmente.

Quello con Saturno è probabilmente il più interessante, ma l’opera di Tolkien possiede molti altri legami con la scienza. Nel 1982, ad esempio, furono scoperti due asteroidi, che presero il nome di Bilbo e, per l’appunto, di Tolkien. Dal capolavoro fantasy sono stati tratti nomi anche per altre montagne: in Canada troviamo picchi intitolati a Gandalf, Shadowfax e Aragorn. Insomma, tutti questi esempi ci mostrano che razza di impatto possa aver avuto l’intera mitologia de Il Signore degli Anelli a livello mondiale.

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