Ogni esistenza racchiude dentro di sé storie grandi e immense, storie di vita e storie uniche: ogni storia vale la pena di essere raccontata, per quanto possa sembrare banale, o scontata. Ma nessuna lo è mai veramente. La storia che oggi vogliamo ricordare è quella di Samwise Gamgee, che inizia come può iniziare una qualsiasi altra storia: in un buco Hobbit. Sam è un personaggio che è stato definito dallo stesso J. R. R. Tolkien il vero eroe della trilogia de Il Signore degli Anelli (approdato anche in televisione nella nuovissima serie Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere). Il fulcro della storia e il perno attorno a cui ruota l’intera vicenda della trilogia è proprio Sam, senza il quale ogni tentativo di portare a compimento la distruzione dell’Anello sarebbe stato vano e inutile.
Il Signore degli Anelli è anche (e soprattutto) una bellissima parabola, la parabola dell’eroe Sam Gamgee.
Un personaggio apparentemente e inizialmente umile, semplice, anche un po’ ingenuo: ma un personaggio talmente puro da riuscire, alla fine de Il Signore degli Anelli, a rimanere tale nonostante tutto il male che ha visto e vissuto. Senza Sam la storia avrebbe avuto tutt’altro epilogo, senza Sam Frodo non sarebbe mai riuscito a portare a termine la missione, senza Sam noi non avremmo mai avuto la dimostrazione di un amore puro e incondizionato che trascende qualsiasi cosa. Sam è uno Hobbit idealista, che sogna di incontrare gli elfi e immagina di vedere i draghi, e proprio come ogni altro Hobbit ha sempre vissuto separato dal resto della Terra di Mezzo, tra gli accoglienti prati e colline della Contea. Per questo la sua vita non è poi tanto diversa dalla nostra: banale, mondana, abitudinaria; nessuna avventura straordinaria né alcun evento insolito. Non è mai uscito al di fuori della sua comfort zone, non sa che cosa ci possa essere al di fuori della Contea se non quello che si racconta nelle favole o nei racconti. Eppure senza esitare decide di seguire Frodo, come un fedele compagno e protettore, trascendendo il suo ruolo di semplice giardiniere. Sam rappresenta una parte primordiale di tutti noi, ed è forse per questo che molte volte la diamo per scontata: tutti si batterebbero per ciò che amano e per ciò che è giusto, in pochi lo farebbero a scapito di sé stessi. Tranne Sam. Ma Sam non è un uomo, è uno Hobbit.
La storia di Sam appare indissolubilmente legata a quella di Frodo, e per un lungo momento è proprio così. Le due esistenze si intrecciano, si mescolano, per un po’ si separano ma poi si uniscono nuovamente. E anche se la strada che intraprendono è la stessa, il percorso che fanno è completamente diverso: è Sam che alla fine torna a casa davvero, perché Frodo non è più in grado di farlo. Sam è il portatore di speranza senza il quale il cammino di Frodo non sarebbe stato possibile, perfino quando sembrava impossibile vedere di nuovo la luce. Se inizialmente parte come umile giardiniere al servizio della famiglia Baggins, con il tempo si rivela essere il vero eroe della saga: audace, coraggioso e leale come solo un amico fedele può essere (anzi, molto di più) Sam compie nel suo viaggio attraverso la Terra di Mezzo una vera e propria trasformazione. Anzi, in verità non si trasforma, si rivela. Dall’istinto semplice e genuino, sa distinguere perfettamente il Bene dal Male, come dimostra in più occasioni non fidandosi mai di Gollum (come Frodo invece è portato a fare) e fidandosi ciecamente quasi subito di Aragorn. Samwise incarna una bontà pura e incontaminata, incomprensibile agli occhi degli Uomini, sorprendente agli occhi degli Elfi e rivelatrice agli occhi di Gandalf. Come tutti gli altri Hobbit presenti nella saga, Sam si rivela cruciale nello svolgimento della storia, più di chiunque altro: il suo coraggio non è da attribuire soltanto alle gesta eroiche che compie, bensì alla sua totale e cieca fiducia che un giorno il mondo possa tornare quello che ha sempre conosciuto, ovvero la pace della Contea. La malvagità che ha visto propagarsi e distruggere tutto ciò che di bello c’è nel mondo è stata sufficiente perché non si sia mai perso d’animo, tanto da infondere coraggio anche al suo amato Frodo. Proprio come gli eroi delle grandi storie che sentiva quando era piccolo, ha avuto moltissime occasioni per tornare indietro, ma non l’ha mai fatto.
E’ come nelle grandi storie, padron Frodo, quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi sapere il finale, perchè come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare com’era dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine è solo una cosa passeggera, quest’ombra, anche l’oscurità deve passare, arriverà un nuovo giorno e quando il sole splenderà sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, anche se eri troppo piccolo per sapere il perché, ma credo, padron Frodo, di capire ora, adesso so: le persone di quelle storie avevano molte occasioni per tornare indietro e non l’hanno fatto.
Coraggioso, leale e altruista, è disarmante la forza di volontà di questo personaggio.
Sul Monte Fato Sam riesce a dare, ancora una volta, il meglio di sé. Consapevole di non poter portare l’Anello, decide di caricarsi Frodo sulle spalle e portarlo lui stesso, ormai troppo consumato dal fardello per avere ancora forza. Il destino di Sam non è mai stato quello di portare l’Anello, ma quello di stare al fianco di Frodo, e se ne renderà veramente conto nel momento in cui è costretto a prendere l’Anello da Frodo, che crede morto a seguito dell’attacco di Shelob, l’enorme ragno nero. Ciò che però distingue veramente Sam, rendendolo uno dei personaggi letterari (e successivamente cinematografici) meglio scritti, non sono le imprese eroiche che compie, bensì l’affetto sincero che prova per Frodo. Un personaggio magistrale e magnificamente scritto e interpretato (Sean Astin è perfetto nel ruolo) che resterà eternamente nell’immaginario di uno dei personaggi più belli mai visti.