Una puntata di In Treatment, una volta ogni tanto, andrebbe guardata.
Così, a caso. Non conta l’episodio, forse neppure la stagione. Ne andrebbe scelto uno alla cieca, in barba a ogni sorta di consequenzialità logica, solo per il gusto di guardarlo. La serie è ancora disponibile su Sky Box Sets, dove potete trovare tutti i centocinque episodi, divisi in tre stagioni. Ed è un gioiellino di cui ormai non si sente più parlare. Sommersi come siamo dall’infinita varietà di offerte che il mondo seriale ci propina, alcuni prodotti tendiamo a metterli da parte, ammassati su cumuli di roba già vista, oggetti lasciati lì e dimenticati.
E, invece, In Treatment è una di quelle serie tv che, un pezzo alla volta, ogni tanto, andrebbero riprese e riguardate come fosse la prima volta. Perché è una di quelle serie che sanno stare ferme mentre tutto intorno si muove.
Il format non è nuovo e non è un’idea italiana, tutt’altro. In Treatment è il remake della versione statunitense, quella interpretata da Gabriel Byrne e andata in onda tra il 2008 e il 2010, per intenderci. Che è poi a sua volta ispirata al format israeliano Be Tipul, trasmesso per la prima volta nel 2005 e composto da due sole stagioni.
In Italia, Wildside l’ha prodotta in collaborazione con Sky Cinema (stavano collaborando anche a un altro progetto) e l’ha rilasciata su Sky Atlantic a partire dal 2013. Diretta da Saverio Costanzo (La solitudine dei numeri primi, L’amica geniale), la versione italiana di In Treatment vanta un cast di primissimo livello: oltre a Sergio Castellitto nei panni del terapeuta Giovanni Mari, troviamo nomi di tutto rispetto come Barbara Bobulova, Adriano Giannini, Kasia Smuntiak, Michele Placido, Guido Caprino, Margherita Buy, Isabella Ferrari, Giovanna Mezzogiorno, Greta Scarano, Giulia Michelini, Domenico Diele. E la lista potrebbe continuare.
La serie conta un totale di centocinque episodi, divisi in tre stagioni. Ogni stagione è incentrata attorno alle storie di quattro pazienti che, una volta alla settimana, si siedono sul divano del dottor Mari e parlano dei propri problemi. Il venerdì, a chiusura del tour de force, è lo stesso Castellitto ad andare in terapia dal proprio supervisore (Licia Maglietta nelle prime due stagioni, Giovanna Mezzogiorno nell’ultima).
Cinque storie, cinque segreti. In Treatment sta tutto lì.
L’intera serie si svolge all’interno dello studio del dottor Mari, uno psicoterapeuta all’apparenza posato ed equilibrato che in realtà è alle prese con un’infinità di problemi personali. Nessuna scena esterna o quasi. È tutto condensato all’interno di un’unica stanza: una tazza di tè, qualche libro sugli scaffali e una barca a vela come soprammobile, che è un po’ la metafora del viaggio che i pazienti intraprendono durante le sedute.
La versione italiana è praticamente la fotocopia di quella statunitense. Cambiano i nomi, cambiano le facce, ma le storie sono le stesse.
E allora perché guardarla?
Sicuramente per la maestria e l’esperienza degli attori coinvolti che si sono ritrovati ad affrontare un’esperienza inedita sotto tanti punti di vista. Un copione sterminato per ciascuno di loro, un’infinità di monologhi da ricordare e pochissima azione. La sensazione è quella di essere su una scena teatrale, dove le parole scandiscono il ritmo e anche il più insignificante dei gesti assume una valenza straordinaria.
In Treatment è così, venti minuti di persone che parlano con la telecamera puntata dritta in faccia. Ma in quei venti minuti, se si presta attenzione, ci sono più detonazioni che in due ore di film d’azione.
Questa non è una serie, è un’esperienza mistica in cui catapultarsi senza riserve. Non fatevi ingannare dal tipo di format, gli episodi scorrono uno dopo l’altro, fluidi e incalzanti. E lasciano sempre il segno. Le parole sanno andare più a fondo di qualsiasi altra cosa, per questo il taglio minimalista non deve spaventarvi: una poltrona, un divano e due persone che parlano senza filtri sono sufficienti a smuovere palazzi.
In Treatment è la chiave di lettura per decifrare le voragini che ci portiamo dentro.
E nessuno meglio del dottor Mari poteva accompagnarci in questa scoperta. Castellitto è un altro di quei motivi, forse il principale, per cui dovreste assolutamente guardare questa serie. Gabriel Byrne, il protagonista della versione americana, è molto bravo, ma non abbastanza. Non così.
Castellitto, più che un attore, è un artigiano. Uno che sa cesellare pazientemente i personaggi e farne una grande opera. Intaglia i gesti, le parole, i tic nervosi. Scolpisce i silenzi e ci si muove dentro con maestria. E lo fa con una naturalezza che è disarmante.
Una volta andati in terapia dal dottor Mari, non riuscirete più a farne a meno. Poco ma sicuro. Finché Sky Box Sets ve lo permette, approfittate dell’occasione (ci sono anche 5 bellissime serie crime da vedere). In Treatment è una serie tv che gratta dentro.