Ci sono Serie Tv che cambiano la Storia. Non intendiamo la storia narrata, la sequenza temporale d’eventi che la caratterizzano, ma intendiamo proprio la Storia con la “S” maiuscola. Almeno quella relativa al piccolo schermo. L’esempio più evidente e macroscopicamente rilevante di ciò che vogliamo dire è Twin Peaks. Il capolavoro di Lynch e Frost, nel 1990, ha stravolto completamente il significato stesso di Serie Tv e ancora oggi influenza i prodotti che usualmente fruiamo.
Ovviamente anche altre hanno saputo, più recentemente, portare un contributo enorme nel modificare la qualità della serialità televisiva. Una di queste, ma non è quella di cui parleremo oggi, ci serve però per arrivare al nocciolo di questa recensione. Quando si crea un capolavoro che per anni condiziona e influenza pubblico e critica si corre il rischio, alla sua conclusione, di non riuscire a “staccarsi” dalla formula vincente.
La Serie di cui oggi vi parliamo rientra in quest’ultima categoria. Prodotta da uno dei più importanti e influenti personaggi della televisione e non solo, nacque sull’onda del successo planetario della precedente opera. Le aspettative erano enormi. Sull’abbrivio di quanto concluso solo un anno prima venne proposto un soggetto estremamente accattivante. Gli elementi caratterizzanti la Serie erano sulla carta vincenti:
Ambientazione nota. Le vicende avvengono in una delle più affascinanti città del mondo e, nello specifico, in uno dei luoghi più caratterizzanti la città. Una location ampiamente sfruttata dal mondo della celluloide che ha saputo regalare nel corso dei decenni pellicole notevoli e di indubbio successo.
Mistero. Fin dalla sigla iniziale il mistero che permea l’intera Serie viene dichiarato in modo esplicito. Lo spettatore viene messo di fronte agli antefatti che portano all’oggi e costretto ad interrogarsi fin da principio su come e perché sia successo il tutto.
Cast importante. Ormai sdoganato l’utilizzo di grandi attori nelle Serie Tv, anche nel nostro caso non si lesina su attori di successo. In più i produttori ripescano anche dalla precedente produzione, proprio per sfruttare l’onda lunga del gradimento del pubblico.
Dunque siamo di fronte a tutte le premesse per un prodotto di sicuro successo. Apparentemente è così. A sostegno di ciò ci sono perfino i dati d’ascolto e la critica successiva alla messa in onda dei primi episodi. Oltre dieci milioni di spettatori assistono al pilot e la Serie viene candidata come una delle nuove Serie televisive più promettenti di quell’anno. La formula vincente sta funzionando!
Le puntate si susseguono portandoci come un vortice sempre più nel mistero distopico che la caratterizza. Concetti come spazio e tempo vengono distorti e plasmati in un susseguirsi di personaggi introdotti e svelati incrociando trama e sottotrama in modo intricato ma talvolta confuso. Si evidenza come il concetto di “tempo” sia l’elemento fondante questa produzione che ruota intorno alla distonia tra presente, passato e futuro.
Iniziano i problemi. Il senso di “già visto” si insinua sotto pelle allo spettatore. La commistione di generi fantascienza, poliziesco, giallo, drama si mischiano senza equilibrio portando più confusione che curiosità. La formula magica si trasforma presto in una cattiva ricetta. Il sapore nostalgico di qualcosa di ottimo assaggiato in passato (la precedente produzione) diviene presto “minestra riscaldata”. Non è più sufficiente la bravura degli attori a sorreggere e incalzare lo spettatore.
Ogni cosa ha il gusto dello scimmiottamento. Un tentativo mal riuscito di riproporre gli elementi di un successo senza però avere un’anima propria. Una sorta di Golem seriale che vive unicamente per la parola magica scritta sulla sua fronte: il nome del suo creatore (in questo caso). Non basta.
Dopo una sola stagione e un crollo vertiginoso degli ascolti viene cancellata. Pochi ne sentiranno la mancanza. Ci sentiamo però di dire che l’idea in sé non era malvagia. Una collezione di personaggi a comporre un virtuale album di figurine che sarebbe stato interessante completare. La colpa fu, probabilmente, proprio il tempo. Inteso come il momento di messa in onda. Troppo presto. La fretta di voler cavalcare l’onda lunga ha travolto l’idea di base che era comunque interessante.
Questa Serie Tv ci dimostra come non esistano formule magiche per il successo. Non basta avere una buona idea, dei buoni attori e dei buoni produttori. Serve un’alchimia particolare per non chiudersi in una prigione di stereotipi di successo pensando siano essi stessi il successo. Ci vuole il coraggio di squarciare il velo e di osare. Questo almeno secondo la versione ufficiale, non fu così in realtà.