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Inside Job è un (altro) cartone per adulti

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Inside Job parte da un presupposto tanto semplice quanto efficace.
I cospirazionisti. Quei pazzi ubriachi che gridano per strada che il governo ci controlla. I fissati che creano siti sui rettiliani. Loro, tutti loro, hanno ragione.
Persino quelli convinti che Michael Jackson e Steve Jobs siano ancora vivi e vegeti.
Praticamente tutto quello che ci raccontava Enrico Ruggeri su Mistero, qui, è vero.

Inside Job, infatti, racconta il lavoro dall’interno dietro alla copertura delle cospirazioni del deep state. Il governo ombra – una sorta di parodia in toga e maschera degli illuminati – affida questo compito alla Cognito Inc., un’organizzazione segreta statunitense parzialmente finanziata dai Reptoidi. Questa società fa per loro cose come sostituire il presidente con un robot e photoshoppare via Atlantide dalle foto dei satelliti della Terra.
La Terra che, comunque, non è piatta, certo che no. È concava. Lo sanno tutti.
Al suo interno? Uomini talpa e il buon vecchio Kraken.

Insomma, Inside Job prende per i fondelli i complottisti per ridicolizzare la paranoia di non essere liberi

Ma chi sono questa sorta di Man di Black della Cognito Inc., che effettivamente contribuiscono a controllare e soggiogare l’intera popolazione mondiale?

Reagan Ridley, una Beth che ce l’ha (quasi) fatta

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Reagan Ridley di Inside Job e Beth Smith di Rick and Morty (1024×576)

Un paragone che potrebbe far torcere il naso a qualcuno visto che Inside Job è una di quelle belle serie che risentono dell’ombra di Rick and Morty, eppure vedo espresso in Reagan il potenziale non sfruttato da Beth.
Come sarebbe diventata la mamma di Morty e Summer se Rick non l’avesse abbandonata quando era solo una bambina?
Innanzitutto dubito che sarebbe stata una mamma tanto presto.
Senza la ferita dell’abbandono e senza il bisogno di un porto sicuro, Beth uno come Gerry non lo avrebbe neanche visto. Il costante confronto con un Rick presente avrebbe invece scatenato tutto il suo senso di competizione. Sarebbe di certo diventata una scienziata altrettanto temibile.
È così che il su profilo e quello di Reagan Ridley si legano nella mia mente.

Reagan, come Beth, si trova a fare i conti con un padre intelligente quasi quanto narcisista, Rand Ridley, ex CEO della Cognito Inc. Alcolista, anafettivo e, ovviamente, genio.
E anche in questo caso la mela non è caduta lontana dall’albero.
Reagan è una scienziata brillante, un’esperta di robotica e una stacanovista nevrotica.
Il suo obiettivo è salire sulla piramide massonica uno scalino alla volta, fino in cima, fino all’occhio. Dove suo padre è stato e più in là, dove non è nemmeno arrivato. Tuttavia è totalmente inetta nella sfera sociale e non riesce a farsi rispettare dai suoi collaboratori. Per questo quando finalmente raggiunge la promozione che sognava, le viene affiancato un co-leader:

Brett Hand, uno yesman che assomiglia troppo a Fry

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Philip J. Fry di Futurama e Brett Hand di Inside Job (1024×576)

Un ragazzo alla sua prima esperienza di lavoro con alle spalle unicamente un curriculum fatto di confraternite e voglia di piacere a chiunque si trovi di fronte. In sintesi un tipo tanto incapace quanto simpatico. E come non trovarlo piacevole a pelle con i suoi capelli rossi e l’aria un po’ immatura alla Philip J. Fry, ma in giacca e cravatta?!
Inizialmente Reagan si sente minacciata da lui che ne mette in ombra i risultati semplicemente attirando l’attenzione con la sua compiacenza. Poi realizza che la collaborazione tra i due è possibile e, con fare risolutivo, gli dice:

Tu sei il fascino, ora l’ho capito. In realtà ho bisogno di un uomo bianco mediocre che funga da scudo umano e lubrificante sociale mentre raggiungo i miei veri obiettivi

E il resto de la gang : un mezzo-delfino, un dottore dalla ricetta facile, un fungo psico-attivo e l’influencer che ha creato i selfie per far sì che le persone si autosorveglino

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Inside Job (1024×576)

A proposito di Futurama, nel cast originale troviamo voci importanti tra cui quella di John DiMaggio.
A quelli che “il doppiaggio originale è religione” questo nome dovrebbe suonare famigliare, perché DiMaggio ha prestato la voce a personaggi storici nel panorama delle serie animate come Bender, Jake in Adventure Time e Marcus Fenix ​​nel franchise di Gears of War.
In Inside Job doppia Glenn Dolphman, un eroe di guerra diventato un ibrido-delfino per il suo Paese, responsabile degli armamenti.
Poi c’è Andre Lee, più chimico che dottore e più tossicodipendente che tutto il resto. Nessuno sospetta della sua tresca con Gigi, la collega delle pubbliche relazioni che lancia mode sui social per distrarre la massa. Per la verità Magic Myc lo sa, essendo un fungo dotato di poteri psichici, oltre che di cinismo e sarcasmo da vendere.

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Inside Job, (1024×576)

I personaggi principali sono macchie, in parte stereotipi già visti, cloni di archetipi largamente usati nella narrativa contemporanea. Non per questo, però, mancano di personalità e nel corso delle puntate, perlopiù autoconclusive, sono le loro storie a creare un filo conduttore.
Non manca la combo tipica delle Serie Tv animate che stanno avendo successo negli ultimi anni, un’ironia veloce e sprezzante condita da chili di citazionismo sulla storia e la cultura americana.
Il punto di forza di Inside Job è proprio la sua composizione di tanti elementi ben poco originali – dalla cornice fantascientifica alla caratterizzazione più superficiale dei suoi personaggi- incastrati in modo da raccontare una storia nuova.

Peccato che Inside Job sia anche un altro cartone per adulti che non ce l’ha fatta, prendendo posto tra le 5 cancellazioni più dolorose dell’ultimo anno.

Sebbene sembrassero presenti tutti i presupposti per una terza parte, l’8 Gennaio 2023 Netflix ha annunciato l’interruzione dello serie di Shion Takeuchi.
Una delusione gigantesca dopo il cliffhanger di chiusura della seconda stagione che prometteva rivelazioni intriganti ed evoluzioni verso direzioni prevedibili ma comunque accattivanti.

Nonostante la sua fine prematura, comunque, Inside Job merita di essere vista, anche solo come digestivo dopo una Serie Tv più impegnativa. Parola mia.