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Inverso non è, per fortuna, la nuova Westworld

riverdale
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“L’infinito nel palmo della tua mano, l’eternità in un’ora” (William Blake). Inverso si potrebbe spiegare così, con una citazione, come di fatto lo fa Aelita (Charlotte Riley), personaggio chiave e misterioso, in risposta alla domanda “Che posto è?” dell’Avatar della protagonista Flynne Fisher (Chloë Grace Moretz). Ciò accade nel primo test di simulazione del nuovo sofisticato sistema che è il sasso nello stagno, che invece dei cerchi genererà uno tsunami.

The Peripheral (1024×700)

Inverso ha una trama complicata, non più difficile da capire dell’intreccio temporale di Dark comunque, che se avesse mantenuto il suo titolo originale The Peripheral avrebbe avuto almeno uno spiraglio di comprensione in più. The Peripheral si può tradurre in “l’unità periferica”, o semplicemente “periferica”, un corpo cyborg che può essere animato da un ospite umano tramite il cervello, grazie alla versione Beta di quello che inizialmente sembra uno dei tanti giochi di simulazione virtuale. Il progetto di questa serie nasce durante la produzione di Westworld quando Vincenzo Natali, il regista canadese di alcuni episodi, propone a Jonathan Nolan e Lisa Joy di adattare il libro di William Gibson e farne una serie (in Italia il libro di Gibson è stato stampato con il titolo Inverso, che ha evidentemente inciso sulla scelta di lasciare il titolo letterario).

Inverso si dichiara subito come una creazione a sé e non un figliastro, una costola di Westworld.

Le due serie condividono una base letteraria ma di genesi differenti. L’autore William Gibson ha rappresentato al meglio il genere cyberpunk per poi allontanarsene. I suoi libri sono legati strettamente alla fantascienza pura, mentre Michael Crichton ha usato il genere come spunto narrativo. Gibson costruisce i mondi possibili nei quali le generazioni future si potranno trovare a vivere. In The Peripheral, il mondo che Flynne crede inizialmente virtuale è il futuro dal suo presente 2032 a 70 anni a venire. Un futuro con trasferimenti di dati da cervelli umani, tramite un tunnel quantistico, che andranno ad abitare in un avatar, un’ispirazione che ricorda quella di una serie della fine anni 80 Quantum Leap (Viaggio nel tempo) con la differenza che le cellule quantistiche trasportate nel tempo andavano ad abitare il corpo di un altro essere umano.

Gibson va oltre e crea un neologismo, lo stub, che rappresenta il frammento, la matrice di questi viaggi nel tempo che resta incastrato nel futuro e diventa la chiave di accesso per passare dal nostro oggi all’inimmaginabile domani. Nolan e Joy hanno dimostrato ancora una volta la loro intelligenza creativa sposando questa trasposizione che si distanzia dalla loro creatura più famosa e non cadere così nell’autoreferenzialità. Avranno senza meno valutato l’ambientazione di un 2032 prossimo venturo, immaginato dall’autore nel 2014 come un presente conosciuto di una città di provincia nell’America rurale con innesti, per restare in tema cyborg, di tecniche future ma che non hanno stravolto la vita quotidiana, con la polizia rigorosamente in divisa cachi e cappello a larghe tese. Il 2032 è un mondo reale, più conosciuto che inesplorato.

Wilf (Gary Carr) e Flynne (Chloë Grace Moretz) (824×494)

Lo stub con il mondo a venire nel 2099 è in una Londra deserta con statue, strutture ciclopiche inserite nell’architettura della città. Wilf Netherton (Gary Carr) è l’anfitrione di questo universo futuro partorito da sciagurate azioni umane e conseguenze naturali tra le quali anche una pandemia. Non sono quindi parchi giochi dove tutto è concesso. Si tratta bensì del nostro mondo vissuto in diretta e differita. Nel mondo della provincia americana, da birra al posto dell’acqua, non mancano i veterani che sono un tema molto sentito oltreoceano. Il fratello di Flynne, Burton (Jack Reynor) vive il suo stress post traumatico e i dolori fisici di un impianto cyber mal innestato in una fatiscente roulotte, come siamo stati abituati a conoscere tra letteratura e film. Non manca neanche il reduce mutilato che ha eletto l’onnipresente birra a sua compagna costante. I veterani formeranno un piccolo esercito privato a difesa della famiglia dalle minacce che vengono dal futuro. Fino al quinto episodio trasmesso su un totale di 8, i due universi si studiano e si contrappongono, Flynne ne entra ed esce non con poche difficoltà. In Inverso non è presente l’argomentazione filosofica e morale che permea Westworld, la storia segue i suoi binari, i protagonisti si evolvono al ritmo della narrazione.

Jonathan Nolan e Lisa Joy sono presenti dietro le quinte, hanno lasciato il palcoscenico alla storia e anche alla scrittura di Scott B. Smith (Soldi Sporchi di Sam Raimi). Si sono creati uno stub per entrare nel racconto senza alterare lo spazio-tempo della nostra visione. Arriveremo dove avranno deciso di portarci, convinti di esserci arrivati per conto nostro. E il futuro è già iniziato.