Iron Fist era uno degli appuntamenti televisivi più attesi dell’anno. Creata da Scott Buck (lo showrunner di Dexter), con Finn Jones (il Ser Loras di GoT) nei panni del protagonista, la Serie Tv si concentra su Danny Rand, aka l’Iron Fist, tornato a New York dopo essere stato dato per morto per 15 anni, e dotato dell’incredibile potere del Pugno D’Acciaio.
Dato lo spessore dei nomi coinvolti e il fascino di un personaggio e di una storia sui generis, anche se ci atteniamo al solo universo fumettistico, era logico guardare al prodotto con curiosità. Si trattava inoltre dell’ultimo supereroe da introdurre prima di lanciare The Defenders, il megacrossover insieme a Daredevil, Jessica Jones, Luke Cage uscito ad agosto.
È evidente che si sia persa una grande opportunità. La Serie, proprio come il suo personaggio, si è rivelata la più debole dell’universo Marvel-Netflix, Al netto di alcune scene memorabili, infatti, sono diversi i problemi strutturali che ne limitano fortemente il potenziale. Proviamo a riassumere in 5 punti le situazione che, se gestite diversamente, avrebbero offerto tutta un’altra impressione.
1) LA SCENEGGIATURA
Clamorosamente poco credibile. Un erede miliardario, creduto morto insieme alla famiglia, torna e non vi è un minimo di risalto a ciò che ne pensa l’opinione pubblica. Intanto lui, che è stato cresciuto dai bonzi e in clausura dai dieci anni in poi, sa maneggiare cellulari e auto sportive alla perfezione. Ma questi possono essere considerati errori marginali che, al limite, dimostrano scarsa attenzione per i dettagli.
Il peggio è quando la trama principale incappa in approssimazioni. Basti pensare al finale, con la backstory dell’alleanza tra Joy e Davos totalmente campata in aria. Nulla, infatti, nell’evoluzione del personaggio di Joy giustifica una vendetta così crudele nei confronti di Danny. Ed è solo emblematico delle contraddizioni del personaggio, che approfondiremo nel punto successivo.
Allo stesso tempo possiamo citare Gao, la quale l’attimo prima con un tocco scaraventa Danny contro il muro, mostrando una superforza mai più espressa negli altri episodi. Persino nella tanto criticata Luke Cage, il cui vero problema è una storia di base non è particolarmente avvincente, non si riscontrato così tanti buchi di sceneggiatura (semmai, in quel caso, ce n’è soltanto uno, GROSSO, nel penultimo episodio).