“From great powers comes great mental illness”
Ciò che evidente in questi primissimi episodi di Jessica Jones è che la seconda stagione è davvero lontana dagli intenti della prima, immagino sia tutto voluto. Se la prima stagione aveva un’unica vera protagonista ed una trama orientata verso gli standard fumettistici (eroe vs cattivo), in questo avvio di seconda si nota come la scena sia quasi divisa in tre parti uguali. E di un cattivo paragonabile a Kilgrave, per ora neanche, l’ombra. Non è più solo Jessica la protagonista degli eventi ma lo sono anche Trish e Geri che, rispetto alla scorsa stagione in cui ricoprivano il ruolo di personaggi secondari, stavolta sono insistentemente chiamate in causa. Jessica Jones è dunque ora il manifesto dell’ondata femminista di cui Hollywood sta amando così tanto riempirsi la bocca. La mia è senza dubbio una voce fuori dal coro, ma fatto sta che questa Jessica Jones a me non piace, ha il sapore di quella ostentazione che trovo tanto fastidiosa.
Il manifesto femminista (che poi c’è femminismo e femminismo) è tale quando non si autocelebra, altrimenti perde di significato. Buffy era una femminista senza la pretesa di esserlo, idem per Veronica Mars.
Nel caso di Jessica Jones il problema non è di certo il personaggio, a cui non potrebbe fregar di meno del simboleggiare tale lotta, né tantomeno di Krysten Ritter che torna nuovamente a vestire i panni di una supereroina sui generis: oscura, complessa e multiforme. No, il problema, a mio parere, sta nella Serie Tv che ha perso quella energia e quella irruenza, sostanzialmente perché ha perso il conflitto presente nella prima stagione. Ora il conflitto non deve essere necessariamente dato da Kilgrave ma da qualcosa deve esser pure dato. D’altronde una delle grandi pecche di molti film Marvel, per non parlare di quelli DC, è proprio la mancanza di un villain degno di questo nome.
Senza un villain l’eroe non esiste. L’antagonista è il motore principale che spinge l’eroe ad intraprendere il viaggio, a compiere una missione, insomma ad adempiere al proprio destino.
E poi c’è il problema del cromosoma Y. I maschi sono decimati o ridicolizzati in questa seconda stagione di Jessica Jones, l’unico a salvarsi è Malcolm e forse questo è un indizio del fatto che farà una brutta fine prima dell’epilogo. “Le donne sono una forza della natura e non hanno bisogno di nessuno” questo sembra urlare Jessica Jones ma io, in quanto donna, non riesco ad essere trascinata dall’intento militante che questa seconda stagione sta assumendo sempre di più. La trasformazione di Geri da stronza a vittima (dove le malattie terminali sono sempre la carta vincente per trasformare un personaggio in buono) snatura un bel personaggio, un’altra rappresentazione dell’essere donna. Perché le donne si, sono anche stronze.
Ecco è tutto un po’ un manifesto di se stesso. E manca invece quel conflitto vero e sentito, quella lotta contro Kilgrave che diventa anche lotta interiore per Jessica, lotta per la propria libertà. Quella era la lotta femminista.
Il passato è la costante di questa seconda stagione, per tutte e tre le protagoniste. Geri sta rivalutando la propria vita e le scelte fatte fino a questo momento, ma riuscirà a cambiare veramente qualcosa prima della fine? Trish sembra non riuscire a liberarsi della pelle di Patsy e qui si apre una piccola parentesi.
Trish è un personaggio molto bello e soprattutto importante, perché la donna tiene Jessica legata alla realtà, rappresenta un legame con quell’umanità che molto spesso l’eroina rischia di perdere travolta dai propri poteri. Come un aiutante delle fiabe, Trish fa parte del percorso di Jessica e probabilmente in serbo per lei i creatori hanno molto di più ma anche nel caso di Trish a volte si ha l’impressione che si voglia rendere tutto troppo drammatico. In questi episodi scopriamo qualcosa in più riguardo il travagliato passato dell’ex bambina prodigio, ma è davvero necessario aggiungere dramma su dramma?
E poi c’è il passato di Jessica, che pur non ricalcando esattamente la sua storia nei fumetti è un interessante nuovo tassello per capire l’evoluzione del personaggio e soprattutto capire ciò che l’ha resa quello che è oggi. Anche emotivamente parlando. Jessica decide di aprire la porta, di addentrarsi in mezzo alle ombre impreparata a ciò che ne verrà fuori. Il suo comportamento da spaccone riceve una solida bastonata dopo l’incontro con la misteriosa donna del bar nel terzo episodio, dopo l’incontro con gli altri membri dei Defenders Jessica si rende conto di non essere unica ma che qualcun altro (probabilmente) ha passato lo stesso trauma che ha affrontato lei.