Jessica Jones è proprio come ce la ricordavamo: indisponente, sboccata, attaccata alla bottiglia, impulsiva, oscura. Questo grande ritorno ce la consegna nella sua quotidianità post Kilgrave; la fatica per trovare i clienti, i casi umani che le si attaccano come mosche attirate dal miele, la nuova e scomoda popolarità dovuta alla pubblicità che hanno avuto i suoi poteri. Sapere di non essere l’unica “super”, per una come Jessica, non fa alcuna differenza: lei è comunque sola. Per sua scelta, più che per scelta degli altri, ma resta comunque sola. Cercare di ricominciare, dopo Kilgrave, la punta dell’iceberg di una vita difficile, sembra impossibile. Jessica però è anche tosta, e va avanti per la sua strada; dopotutto, la Alias Investigations ha bisogno di lei per continuare a esistere.
Ed è proprio l’aspetto della quotidianità del supereroe, più che delle imprese, che ci aveva fatto amare Jessica Jones. Chiedersi “come pagherò l’affitto?”, “come farò a mangiare questo mese?”, “basteranno i soldi?”, domande che affliggono le persone normali, sono anche le stesse che affliggono i supereroi, e Jessica ce lo mostra in questa prima puntata.
Kilgrave è ormai lontano, almeno all’apparenza, ma la quotidianità impone di tornare a regime con il lavoro, con la vita di tutti i giorni; Jessica cerca di farlo, ma qualcosa sembra sempre mettersi contro di lei. Un cliente in particolare, che si fa chiamare Whizzer e sostiene di essere superveloce e che qualcuno sta cercando di ucciderlo. Jessica prima lo liquida come un pazzo, uno che ha dimenticato di prendere le medicine, ma quando vede con i suoi occhi che qualcosa non va in questo buffo ragazzo grassottello deve ricredersi.
E qui scopriamo che anche i “diversi” possono avere dei pregiudizi verso chi è uguale a loro. La strada di Jessica si incrocia con quella del superveloce Whizzer giusto il tempo di portarla a riflettere su un punto importante della sua vita: le porte sono fatte per essere aperte, e per guardarci dentro. E se anche quello che ci troverai non ti piacerà, devi comunque guardare in quella stanza. Jessica si trova a dover fare i conti con il suo passato, con quel tragico incidente che le ha tolto la sua famiglia e che le ha consegnato dei poteri di cui ancora non conosce l’origine. Sarà quindi il passato il principale avversario di Jessica Jones in questa seconda stagione. Ma se qualcuno sta davvero eliminando le persone “speciali”, allora la nostra eroina dovrà mettere da parte la bottiglia e prendere a testate questa cosa finché non sviene.
Non diciamo di più per non rovinare la visione di questa prima puntata della seconda stagione di Jessica Jones, che si presenta ricca di soddisfazioni per i fan e che inizia a fertilizzare il terreno per una seconda stagione coi controfiocchi. Poche cose, ma presentate bene: l’iniziativa di Trish, che presentando a Jessica le prove del suo blackout dopo l’incidente e le ceneri della sua famiglia apre un vero e proprio vaso di Pandora di dolore, il ritorno dell’adorabile Malcolm, ora papabile sia come partner sul lavoro che nella vita di Jessica, la scoperta del laboratorio IGH dove è stata “forgiata”, la minaccia paventata da Whizzer e dimostratasi reale. Anche Pryce Cheng, l’insopportabile e saccente investigatore rivale costato a Jessica l’ennesima magagna con la legge, è un potenziale nemico da tenere in considerazione; noi lo troviamo già insopportabile.
Finalmente si comincia a presentare Jessica come un personaggio scorporato da Kilgrave, che deve affrontare ben altri problemi che non il suo fantasma (ma è davvero un fantasma?). Il trauma per la morte della famiglia, ad esempio, torna a galla i questa prima puntata, e la scena della rottura dell’urna con le ceneri del fratello è un pugno nello stomaco, se si pensa all’ironia del grottesco inseguimento di Whizzer per la casa di un attimo prima.
Jessica si trova ora a dover vivere una vita in cui ogni sua azione è studiata, in cui è messa in discussione: sei un’eroina, sei un’assassina, tutte etichette che alla nostra Jessica stanno strette. Questa seconda stagione avrà sicuramente un respiro più ampio: ormai tutti la conoscono, e non le basterà più prendere a calci un arrogante per superare i suoi problemi. La lotta più difficile, si sa, è quella dentro di noi. È lì che si svolge la vera guerra.